Vivisezione, un business difficile da battere

Roma – Il 21 marzo,  inizio ufficiale della primavera, è stata una data importante per gli amanti degli animali, poiché si è discussa in Senato la legge sulla sperimentazione animale.  In molti hanno presidiato il Senato insieme alla Lav, la Lega Anti Vivisezione, che da sempre conduce la sua storica battaglia contro la crudeltà della sperimentazione animale e non solo.

Noi di WakeUpNews abbiamo intervistato la biologa Michela Kuan, responsabile Lav, settore vivisezione, per cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema spinoso e controverso come appunto quello della vivisezione e per capire più da vicino cosa questi animali da laboratorio sono costretti a subire per fini di vario genere.

La legislazione internazionale, in materia di vivisezione attualmente ha fatto progressi? Ci sono delle nuovi leggi all’orizzonte in Italia?

A livello europeo è attualmente in vigore Direttiva 2010/63UE,  più garantista per la tutela degli animali da laboratorio. In Italia invece è in vigore la vecchia legge 116 del 92, una legge, che non è pessima sulla carta, rispetto a molti altri Paesi, ma di fatto viene aggirata con delle scappatoie giuridiche e vi è una situazione ibrida nel nostro Paese dal punto di vista legislativo per quel che concerne la vivisezione. Il reale problema, non solo italiano, è che sulla vivisezione non ci sono vincoli né limiti. Al Senato si voterà per recepire i principi del nuovo decreto comunitario.

Entro il 10 novembre, Governo e Parlamento nazionali sono chiamati ad apportare modifiche sostanziali e rigorose alla normativa che consente la sperimentazione in vivo, oggi regolata dal dettato comunitario: se gli emendamenti proposti dalla Lav in fase di recepimento, con particolare riferimento agli esperimenti in deroga (test su cani, gatti, primati, senza anestesia), al divieto d’allevamento di animali “da laboratorio” e  all’implementazione dei metodi alternativi, fossero accettati, le maglie della vivisezione nel nostro Paese sarebbero senz’altro molto, molto più strette.

Al Senato sarà votato il fondamentale articolo 14 della Legge comunitaria – sostenuto da tempo da più realtà del mondo animalista  e osteggiato da chi vuole una ricerca poco trasparente e obsoleta, basata su principi come gli interessi economici, di carriera e il totale libero arbitrio nella manipolazione degli animali.

Si possono testare dei farmaci o dei prodotti chimici senza per forza ricorrere alla sperimentazione animale?

Dipende, per quel che riguarda la sperimentazione animale il 50 percento del fenomeno è coinvolto ed il mondo farmaceutico,  il cui passaggio della vivisezione è obbligatorio per legge. Anche altre branche, magari meno note, sono interessate alla vivisezione, per esempio: lo sviluppo su prodotti e apparecchiature, protesi dentarie sui cani e poi ancora protesi di anche ed altre parti del corpo, test chimici al 10%, diagnosi di malattie come cancro e AIDS, la ricerca di base al 30%, un tipo di ricerca che non è applicativa ma indaga c

ome funziona e reagisce il cervello, la legge per esempio questo punto non lo contempla, ma continua ad essere una prassi diffusa e praticata.


Ci sono – e quali sono – i Paesi più cruenti  e meno rispettosi delle altre forme di vita che effettuano queste pratiche?

Guardi anche in Italia effettuano sperimentazioni dolorosissime, maiali senza anestesia, e a molte creature vengono indotte artificialmente malattie come cancri terminali o AIDS,  e muoiono dopo atroci sofferenze.

Che genere di dispendio ha l’utilizzo della vivisezione, oltre quello a noi noto in termini di crudeltà?

Un dispendio economico senz’altro. 900 mila di animali in Italia, 12 milioni all’anno in tutta Europa. Oltre naturalmente all’aspetto più umano ed  etico, di sofferenza, di questi esseri senzienti che provano dolore a cui vengono somministrate delle pratiche invasive dalla nascita fino alla morte. Nati per quello scopo, vivono in gabbia, hanno lesioni in tutto il corpo, a molti manca il pelo, hanno occhi sofferenti e terrorizzati, non vedono la luce, molti animali soffrono di rachitismo e in più vengono somministrati loro dolori di ogni sorta.

Inoltre un altro aspetto importante è quello scientifico, perché e non lo sostengono solo le associazioni animaliste, ma branche di ricercatori,  che la vivisezione non ha valore medico. Il dato sull’animale, sul ratto nella fattispecie non è applicabile all’uomo. I test sugli animali non sono sufficientemente predittivi, non ci sono garanzie. Molti giustificano questo fenomeno come un male necessario. Ma non serve a nulla, ritarda la scienza. Questa è la posizione di molti ricercatori che vogliono una ricerca priva di dolore, che non coinvolga animali, predittiva e all’avanguardia

C’è un modo per sensibilizzare e dare maggiori informazioni all’opinione pubblica, che molto spesso “ignora” il problema?

È difficile diffondere questa problematica, perché la vivisezione è considerato un argomento tabù, i contenuti sono molto forti. I laboratori sono sotto terra, le telecamere non hanno accesso in questi luoghi, l’opinione pubblica è volutamente tagliata fuori. I nemici delle associazioni animaliste che combattono per debellare la vivisezione, sono numerosi e  potenti, e non solo la lobby farmaceutica, ma tutti coloro i quali hanno l’interesse che il business della vivisezione rimanga in piedi, chi vende gli animali da laboratorio,  le gabbie, il mangime etc.

Può spiegare alle future generazioni il perchè bisogna dire no alla vivisezione?

No per una motivazione scientifica che non serve a nulla,  ed etica. Basta con la violenza sugli animali

Ora una provocazione, a chi dice è meglio un topo morto che un bimbo morto, cosa può rispondere?

È un appunto che mi fanno in molti, è uno stereotipo infondato, noi non siamo dei topi giganti, siamo due specie diverse, per cui questo non fa bene a nessuno. L’essere umano è unico, quindi queste pratiche non lo salvano.

Per avere maggiori informazioni sulle campagne e attività dell’associazione animalista  potete andare sul sito della Lav www.lav.it A breve ritorneremo sull’argomento. Poiché il dovere delle future generazioni è quello di lottare per avere un futuro migliore per noi e anche per i nostri amici animali, informiamoci, interessiamoci, lottiamo contro le pratiche creduli e soprattutto inutili.

Pamela Cocco

Foto / http://lapoesiaelospirito.wordpress.com,

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Una risposta a Vivisezione, un business difficile da battere

  1. avatar
    patty menta 24/03/2012 a 22:53

    Money, money e ancora money: e tutto sulla pelle degli animali! Nel 2012 tutto questo non ha senso! Speriamo che le associazioni animaliste riescano a fare qualcosa contro questi assassini!

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