Vigilanza irremovibile, Rai ancora senza talk show

Sempre più lontano il ritorno dei talk show in Rai. Prosegue il tam-tam fra Garimberti e Zavoli. Intanto Altroconsumo pensa ad una class action contro la Rai. Già 5mila le adesioni

di Nicola Gilardi

Paolo Garimberti

Paolo Garimberti, presidente Rai

Il ritorno dei programmi di approfondimento politico sulla televisione pubblica è sempre più lontano. La nuova riunione della commissione di Vigilanza Rai, infatti, non ha cambiato idea, confermando lo stop. I tempi stringono e un cambio di rotta pare molto difficile.

A nulla sono valsi gli appelli degli uomini ai vertici dell’azienda pubblica. Il presidente della Rai, Paolo Garimberti, nella seduta del Cda Rai del 15 marzo, ha proposto la ripresa dei talk show sull’onda della decisione del Tar. La sentenza, infatti, avrebbe intaccato la validità del regolamento sulla par condicio autorizzando le emittenti private a riprendere le trasmissioni. Il no, però, è stato definitivo.

Sergio Zavoli, presidente della commissione di Vigilanza, è stato molto polemico con Garimberti: «Tocca al Cda della Rai che ha il prestigio, il senno e il dovere di fare con i suoi margini d’ autonomia, la prima mossa ripristinando i programmi di approfondimento» ha dichiarato Zavoli «tra errori veri e finti, diritti calpestati e declamati, si è perduta gran parte del tempo che spettava al Paese per misurarsi con le proprie idee sulle prossime elezioni. Questa situazione va sfebbrata. Il rischio è che all’ appuntamento arrivino prima i comunicati sulle dispute e poi le idee su come votare».

Sergio Zavoli, presidente Vigilanza Rai

Da qui è cominciato lo scaricabarile. Garimberti, infatto, ha replicato: «Quanto alle esortazioni del presidente Zavoli, credo che, alla luce della sentenza del Tar, delle decisioni dell’ Agcom, delle dichiarazioni del presidente Calabrò e della disparità di condizioni tra Rai e emittenti private, la Vigilanza avrebbe dovuto e potuto fare la sua parte: convocarsi urgentemente, come ha fatto il Cda Rai, per modificare il regolamento applicativo della par condicio».

Sullo sfondo, invece, c’è il commento “morbido” di Mauro Masi. Secondo il direttore generale: «la Rai non perde un euro, perché gli inserzionisti recupereranno con gli spazi pubblicitari in altri orari e in ogni caso l’azienda nel suo complesso stravince negli ascolti».

Di parere opposto è Altroconsumo. L’organizzazione che tutela i consumatori, infatti, ha deciso di portare avanti una class action contro la Rai. La richiesta avanzata è quella che vengano risarciti i contribuenti che, pur pagando il canone, non hanno potuto usufruire dei programmi d’informazione. Fino ad ora sono state 5mila le adesioni alla petizione lanciata proprio da Altroconsumo sul blocco del canone se i programmi non saranno ripristinati. Adesso l’azione legale sembra vicinissima.

Questa situazione, paradossale, rischia di penalizzare pesantemente i cittadini. L’informazione è un diritto importantissimo, soprattutto in campagna elettorale. In Italia sono moltissime le persone che si informano soltanto attraverso la tv ed un provvedimento sospensivo di questo tipo non può che portare comportare dei danni. Difficile concordare con Mauro Masi. Se, infatti, a livello economico la Rai «non perde un euro», ne risente, e molto, di credibilità.

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