
VIDEO – Guantanamo: rapper si sottopone all’alimentazione forzata
Il rapper e attore americano Yasiin Bey, più noto come Mos Def, si è schierato dalla parte dei detenuti del supercarcere militare Usa di Guantanamo, da mesi in sciopero della fame e sottoposti a una brutale alimentazione forzata. L’attore (conosciuto in Italia per The italian Job, Solo 2 ore insieme a Bruce Willis) si è sottoposto a quella che sembrerebbe essere la procedura standard per alimentare qualcuno contro la sua volontà. Il video, della durata di quasi quattro minuti e mezzo, ha fatto rapidamente il giro del web.
Nel filmato, realizzato assieme all’organizzazione per la difesa dei diritti umani Bafta, Mos Def, che da tempo si è convertito all’Islam, ha accettato di farsi immobilizzare gambe, braccia e testa su una poltrona e di farsi inserire una cannula lunga oltre metro nello stomaco attraverso il naso. Nonostante venga trattenuto da due e anche tre infermieri, Mos Def si divincola con forza, sembra soffrire notevolmente, e arriva a piangere e a chiedere a viva voce di interrompere l’esperimento.
Una scritta in sovrimpressione ricorda che ai prigionieri di Guantanamo questo trattamento è riservato due volte al giorno. Attualmente ci sono a Guantanamo 166 detenuti, la maggior parte dei quali è incarcerata senza incriminazioni da oltre un decennio. Tra questi vi sono 106 detenuti in sciopero della fame, molti sin dal febbraio scorso. Lo scopo era inizialmente una protesta contro gli agenti di custodia, che secondo loro avrebbero oltraggiato alcune copie del Corano. Successivamente la protesta si è allargata, con lo scopo di denunciare le durissime condizioni di detenzione nel carcere.
Negli ultimi giorni, alcuni detenuti hanno presentato una petizione a un tribunale federale di Washington per chiedere che con il Ramadan, iniziato ieri, cessi la loro alimentazione forzata. La richiesta è stata però respinta dalle autorità americane, con la precisazione che la procedura sarà però adeguata e non verrà applicata dopo l’alba o prima del tramonto.
Alberto Staiz
Foto homepage: agenziaradicale.com