
Veronesi, Zichichi e quel Dio oltre il cancro
Veronesi shock sul tema cancro che esclude la fede. Gli risponde Zichichi e il dibattito si riaccende sulle domande di senso
Nel maggio del 2008, il papa tedesco Joseph Ratzinger pronunciò parole inequivocabili sul cortile di Auschwitz, che si incisero come epigrafe inequivocabile nella memoria collettiva dei cristiani. Egli disse: «Perché Dio ha taciuto? E come poté tollerare questo eccesso di distruzione, questo trionfo del male?». Il lager nazista come il luogo di un dio assente, nascosto e forse sopraffatto dal male e dallo sterminio dei fratelli ebrei.
VERONESI VS ZICHICHI - Ma – provocazione di questi giorni – è il nostro stesso corpo a portare, nei casi di coloro che si ammalano di cancro, i segni di questa non esistenza, la prova empirica di un dio non pervenuto, inesistente. Sarebbe questa una delle conclusioni del nuovo saggio di Umberto Veronesi, nel suo Il mestiere di uomo (edito da Einaudi), le cui anticipazioni fanno molto discutere. «Ho pensato spesso che il chirurgo, e soprattutto il chirurgo oncologo, abbia in effetti un rapporto speciale con il male. Il bisturi che affonda nel corpo di un uomo o di una donna lo ritiene lontano dalla metafisica del dolore.»
«In sala operatoria, quando il paziente si addormenta – prosegue Veronesi – è a te che affida la sua vita… e tu, chirurgo, non puoi pensare che un angelo custode guidi la tua mano, quando incidi e inizi l’operazione, quando in pochi istanti devo decidere cosa fare, quando asportare, come fermare un’emorragia». In queste ore un altro scienziato, il fisico Antonino Zichichi, gli risponde con risolutezza ma su un versante opposto, affermando sostanzialmente che scienza e fede non si escludono ma viaggiano per assi diversi, per scopi altrettanto diversi e non contrastanti.
LA DOMANDA DI SENSO – Frasi forti, che rinfrancano un dibattito sulle domande di senso. Un dibattito che ri-orienta il pensiero e stimola la dialettica, dopo mesi di caduta qualitativa del confronto culturale, causa l’eccesso di mainstream informativo il quale ha abbassato l’asticella della discussione sui temi della trascendenza. Credo anche che, per certi versi, si è persino equivocato intorno a papa Bergoglio e una narrazione disinvolta da parte dei media, come a volerlo trascinare dentro i cliches della socialità e della filantropia, che fa tanto Ogm ma poco comunità di credenti, la quale – si ricordi – è tale perché è unita da un piano trascendente chiamato fede, e non dalla sommatoria di benemerite istanze socio-culturali.
Proprio giorni fa Bergoglio è stato molto chiaro ricevendo i medici cattolici, ed ha ribadito le sempre attuali istanze dell’ethos cristiano sulla vita, la quale non si «produce», ma è un dono e pertanto essa va amata, curata e rispettata, nei tempi del suo nascere e del suo morire. Tutto questo per dire a molti raffinati neo-vaticanisti del momento che – pur in stile Bergoglio – la bioetica cristiana rimane lo stesso non negoziabile, inalterata nei suoi principi al variare dei papi.
OLTRE IL DOLORE – Quella di Veronesi è un’ardita teologia senza il theos, tutta laica e legittima, ma discutibile per il suo essere tutta rannicchiata, annichilita e prostrata al dolore, deificato – forse a sua insaputa – come il vincitore sul corpo del paziente. Un male che, secondo Veronesi, non solo vince sulla carne dell’ammalato, ma anche sul suo spirito. Ora, si fa una grande fatica ad accettare questa determinazione a-teologica del pur bravo oncologo, senza tenere conto delle storie dei pazienti, molti dei quali transitati nei suoi ospedali, nei quali si possono rintracciare registri contrastanti e conflittuali, come lo sconforto e la consolazione, l’imprecazione e la serenità, la resa ma anche la resistenza alla situazione avversa.
Non sarà in questi casi proprio una chiave di lettura di una fede ritrovata? Non sarà proprio in quel caso il ritrovamento di quello che la sapienza biblica chiama dynamis, cioè energia vitale, potenza di una presenza interiore che molti (tanti) pazienti chiamano fede? In questo il cristianesimo è un unicum nella storia delle religioni, nel suo rapporto drammatico con il dolore, anche il più devastante. Piaccia o no a Veronesi, certi orizzonti spirituali non hanno copyright e – per dirla in modo tutto umano e parziale – mi riesce difficile dare al cancro anche questo alloro di vittoria. Non ci penso proprio, che sia credente o no.
foto: promozioneumana.it psicodialogando.it