
Venezuela sull’orlo del default. Lo Stato raziona i regali di Natale
La crisi petrolifera sta distruggendo l'economica del Venezuela, mercato nero e limitazioni aggravano la difficile situazione
Il Venezuela ha visto giorni migliori. L’ombra del default finanziario – in pratica l’impossibilità di pagare i propri debiti – si allunga sul paese sudamericano. Indici economici inclementi si sommano a sanzioni internazionali e a lunghe file per i beni di prima necessità.
ANNO CRITICO – I primi sei mesi del 2014 sono stati caratterizzati dalle dure proteste dei cittadini e dagli sforzi repressivi del governo chavista guidato da Maduro che hanno provocato più di 40 morti e centinaia di feriti. Alcuni giorni fa il Congresso degli Stati Uniti si è detto favorevole a sanzionare i funzionari venezuelani per aver violato i diritti dei manifestanti politici; un provvedimento che il Venezuela e l’Alba (Alleanza bolivariana per le Americhe) hanno inteso come tentativo di destabilizzare il governo legittimo per favorire un cambio di regime.
La seconda metà del 2014 ha visto – per forza di cose – diminuire i disordini in piazza ma crescere in maniera smisurata l’inflazione e la relativa speculazione. I venezuelani convivono con l’assenza di generi di prima necessità, importati nell’80% dei casi, ma anche con l’inflazione che se da un lato svaluta il potere d’acquisto dei lavoratori dall’altra ha dato vita a un mercato nero del cambio dollaro-bolivares (moneta venezuelana) e al prosperare dell’economia sommersa. Tale fase critica è principalmente dovuta alla mancanza di riserve in valuta estera del Paese che è dunque costretto a chiedere ingenti prestiti ai suoi alleati (il Venezuela conta già 25 miliardi di debiti) e ad accrescere la spesa pubblica per tenere a bada i focolai di proteste.
IMPORTAZIONI DI PETROLIO – Tuttavia un dato sovrasta qualsiasi altro. Il Venezuela per la prima volta nella storia sta importando petrolio; un evento che ha dell’incredibile visto che il Paese latinoamericano ha le riserve petrolifere più ricche del globo. In realtà importa una qualità scadente di greggio per diluire il proprio, una modalità per sopperire all’incapacità di sfruttare le riserve presenti.
Il 96% delle esportazioni di Caracas riguardano proprio l’oro nero che però per intricate congiunture economiche rende pochissimo dato che la metà è praticamente regalato a Cuba e altri paesi amici (il termine dell’embargo Usa smuoverà qualcosa in tal senso) e ceduto alla Cina per ripagarla di investimenti miliardari. Mentre i prezzi dei barili di petrolio crollano sotto i 60 dollari crescono vertiginosamente i prezzi di qualsiasi articolo dai 5 dollari per una lattina di coca-cola a i 132 per un asciugamano. Il presidente Maduro, erede del “Redentor” Hugo Chavez, prova a rallentare il declino della terra del socialismo bolivariano con alcune limitazioni come chiudere gli aeroporti per scongiurare la fuga di capitali all’estero.
LIMITAZIONI NATALIZIE – Nonostante l’avvicinarsi del Natale continua l’applicazione della “legge dei prezzi giusti”, ovvero l’impossibilità dei cittadini di acquistare più di 5 oggetti – nell’accezione più ampia possibile del termine – al mese. Ogni venezuelano è tracciabile tramite le proprie impronte digitali e sforare può costare sino a 12 anni di reclusione. Il governo del presidente Nicolás Maduro ha ordinato che non si venda più di una bicicletta per persona al fine di evitare speculazioni illegali su questo prodotto – regalo tradizionale per i bambini a Natale – che è importato con costi fissati sulla quotazione ufficiale del dollaro ma rivenduto sul valore del dollaro “parallelo”; per ottenere più di una bicicletta da regalare ai propri figli sarà necessario presentarsi con i loro certificati di nascita.
Francesco Malfetano