Il Venezuela si prepara a nuove elezioni presidenziali?

Il presidente del Venezuela Hugo Chavez (Fonte: Associated Press)

Caracas –  Sebbene Chávez sia rientrato in Venezuela, e assicuri al suo popolo sempre fedele che la salute diventa via via più forte col passare dei giorni, è chiaro che il tutto rientra in uno scenario propagandistico che ha pochi eguali nel mondo. Un leader, rieletto nel pieno di una malattia difficilissima quale il cancro al cervello, sottoposto a numerose operazioni e cicli di chemioterapia a migliaia di chilometri dal paese governato, è virtualmente e fisicamente inabilitato a reggere le sorti di una nazione chiave nei già difficili equilibri dell’America meridionale.

Per questo, il vicepresidente venezuelano Nicolás Maduro starebbe preparandosi a sostenere una campagna elettorale come candidato presidente e successore dell’ormai malato predecessore che, oltre a non aver ancora giurato per il suo quarto mandato consecutivo, potrebbe essere deposto dalla Costituzione che egli stesso ha contributo a riformare, e che prevede nuove elezioni nel caso in cui si produca l’assenza assoluta del presidente.

Sia Maduro che Diosdado Cabello, presidente dell’Assemblea Nazionale e uomo fedelissimo a Chávez, sono consapevoli che l’intera impalcatura della rivoluzione bolivariana potrebbe crollare da un momento all’altro, nel caso in cui venisse a mancare colui che, a partire dalle elezioni del 1999, la mise in atto, e per questo accetteranno di sottoporsi alle elezioni solo se queste costituiranno una extrema ratio, ovvero per impedimento assoluto o morte dell’attuale capo di Stato.

Il percorso di nazionalizzazione delle imprese e creazione di un’utopistica autarchia economica – salvo le alleanze “strategiche” con paesi come Cina e Libia – ha prodotto negli anni risultati contrastanti, sui quali gli esperti si battono da tempo: la presidenza Chávez ha arricchito o impoverito il Venezuela? Ciò che preoccupa Maduro, infatti, è il dover affrontare il giudizio degli elettori a ridosso di una scadenza cruciale: la modifica del prezzo della benzina.

A partire dal 2000, infatti, il prezzo di una tanica di benzina da 40 litri è rimasto fissato a 1 dollaro. Questa decisione, in favore del popolo, ha però prodotto uno squilibrio rispetto al valore reale del petrolio, del quale il Venezuela è l’undicesimo produttore al mondo (993 milioni di barili/anno nel 2011), e ha contribuito, insieme a numerose altre iniziative “socialiste”, a portare il livello dell’inflazione ben sopra il 50%, e costringendo così Chávez, nel 2008, al cambio di valuta, con 100 bolivar che divennero 1 bolivar fuerte.

Questa ricchezza virtuale, della quale hanno beneficiato prevalentemente le élite del paese, è comunque destinata a scomparire, e pertanto l’accoppiata Cabello-Maduro potrebbe decidere, prima di indire le elezioni, di approvare misure impopolari a nome di Chávez, certi che il popolo comprenderebbe il sacrificio fatto, poiché proveniente dal suo condottiero.

Ciò che non possono prevedere, dunque, è il risultato delle elezioni. Già lo scorso 7 ottobre, in occasione delle presidenziali, Chávez vinse con uno scarto sostanzialmente ridotto sullo sfidante Capriles, quantificato in meno di dieci punti percentuali (7,4 milioni di voti contro 6,2 circa), e segno evidente di una certa stanchezza del popolo venezuelano, che potrebbe riversarsi in una vittoria a sorpresa di Capriles, candidato più adatto, per appoggio trasversale e fama, ad affrontare un pur debole Maduro.

Stefano Maria Meconi

@_iStef91

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