Usa, disoccupazione ed elezioni

Disoccupazione Americana settembre 2011 - settembre 2012

Negli Stati Uniti sempre più infiammati dalla corsa alle presidenziali, ad un mese dal voto, non mancano polemiche e attacchi tra i due partiti concorrenti. L’ultimo episodio scaturisce da un twit. Jack Welch, ex amministratore delegato della General Electric Co. ha twittato il suo commento alla notizia che la disoccupazione in US (secondo l’ultima stima) sia scesa al 7,8%, definendolo un dato manipolato ai fini politici dall’amministrazione Obama per spingere sulle imminenti elezioni. Il commento dell’ex AD è stato retwittato per ben 3,832 volte in sole 10 ore. Non sono tardati commenti da entrambi gli schieramenti politici.

Larry Kudlow, economista e editorialista repubblicano, ha stemperato subito i toni riguardo la notizia dichiarando che queste elezioni sono molto più importanti di una dato previsionale, ma che sarebbe interessante vedere discusso il tema in un dibattito tra i due candidati. Altri economisti hanno rinforzato l’idea che l’ufficio statistico statunitense non potrebbe in alcun modo modificare i dati sulla disoccupazione americana. Welch, 76enne, in una intervista ha dichiarato che non intendeva criticare il lavoro dei preposti uffici amministrativi che analizzano e calcolano gli indici di disoccupazione del Paese, ma da uomo d’affari ha commentato i dati sulle ultime proiezione della disoccupazione americana trovandoli senza senso e non descrittivi della realtà economica degli Stati Uniti. Dopo 5 minuti dalla pubblicazione dei dati da parte del dipartimento del Lavoro americano, Welch ha pubblicato il twit incriminato.

L’amministrazione di Obama ha definito le accuse infondate e ha difeso il dipartimento del Lavoro e i dati rilasciati. Alan Krueger, capo del Consiglio Economico della Casa bianca (CEA), ha osservato che le dichiarazioni di Welch sono state irresponsabili e che nessuna persona seria avrebbe messo in discussione l’integrità del BLS (dipartimento del Lavoro). Fonti del partito repubblicano hanno dichiarato di non voler mettere in dubbio i dati emersi dal BLS riguardo la disoccupazione, ma di volersi focalizzare sui dati dell’amministrazione Obama e battagliare per le elezioni offrendo soluzioni migliori al Paese. I dati economici attuali non indicano nessuna vera ripresa, ma un trend piuttosto anemico dell’economia.

Newyorkese che cerca lavoro

La modalità di raccolta, elaborazione e pubblicazione dei dati statistici governativi americani è uno dei migliori sistemi al mondo. Ogni mese le agenzie federali, analizzano i dati da cui estrapolano due indici fondamentali riguardo il lavoro in US: il tasso di disoccupazione e il numero totale di posti di lavoro creati dall’economia. Il processo di raccolta dati consta in 2000 lavoratori addetti al censimento che raccolgono dati campionati presso 60.000 famiglie, chiedendo se hanno un lavoro o se lo stanno cercando. Gli uffici addetti hanno 20 giorni per completare la raccolta dei dati e mandarli al BLS che ha il compito di analizzarli e in fine inviarli al Consiglio Economico. Abbinato alla raccolta dati porta a porta, si aggiunge un secondo metodo eseguito direttamente dalla BLS che manda questionari a 486.000 aziende. La domanda principale concerne nel chiedere quanti lavoratori ci sono a libro paga il 12° del mese. Prima che il dipartimento del Lavoro rilasci i dati, il BLS trasmette entrambi gli indici ottenuti dalle elaborazioni al CEA, attraverso un sistema criptato di comunicazione telematica. Dopo ciò diventa responsabilità del CEA riportare i dati al presidente degli Stati Uniti. Gli organi dell’amministrazione presidenziale non possono in alcun modo accedere ai dati prima della pubblicazione.

Trenta anni fa il sistema era molto meno stringente. Nel 1972, durante la presidenza Nixon, il senatore William Proxmire, un democratico del Wisconsin, dichiarò irreali i dati pubblicati dagli appositi uffici, definendo gli indici economici non descrittivi della vera realtà del Paese. L’osservazione del senatore repubblicano portò ad investigare sulle metodologie di raccolta dati e sui canali di distribuzione tra i diversi organi governativi prima della pubblicazione. L’investigazione concluse che l’amministrazione Nixon manipolò i dati per asservirli alla causa del suo governo. Da quello scandalo le regole di trasmissione dati e la riservatezza degli organi preposti alla raccolta ed elaborazione dati divenne molto più stringente. Nessuno all’infuori delle persone preposte agli uffici statistici, nemmeno i politici, possono oggi interferire con i dati raccolti ed elaborati. Il sistema statistico nazionale americano è visto oggi come standard dal resto dal mondo.

elezioni usa

Ha dichiarato infine Keith Hennessey, direttore del Consiglio Economico nazionale americano sotto l’amministrazione Bush, che per quanto i dati riportati sulla disoccupazione americana abbiano sorpreso un po’ tutti, non c’è dubio che siano dati veritieri. La possibilità che l’amministrazione Obama abbia intaccato i dati sono assolutamente irreali. E le elezioni presidenziali non sono un motivo per muovere critiche ai sistemi governativi.

Questo è quello che accade in una gara elettorale in un Paese democratico. Nelle presidenziali americane non sono mai mancati colpi bassi, e dichiarazioni forti da parte dei due partiti, tanto meno tra i due contendenti alla presidenza. Ma non per questo ci si perde in disfattismi inutili che diventano deleteri per il Paese. Le dichiarazioni di Welch sono un ottimo esempio di come la voce fuori dal coro venga ascoltata ma poi immediatamente redarguita, sia da una parte politica che dall’altra, onorando le regole del rispetto delle parti durante una competizione così importante. In un momento così delicato in cui gli Stati Uniti stentano ancora a muovere passi decisivi per uscire fuori dalla stagnazione economica è rimarchevole che le parti politiche non si perdono in critiche facili, bensì lottino unite per il bene del paese anche durante una gara elettorale per difendere gli organi preposti al buon funzionamento delle istituzioni e per ribadire l’eccellenza del sistema.

Un esempio non da poco per un Paese come l’Italia che, ancora prima di iniziare la corsa elettorale, ha iniziato a perdersi nel classico disfattismo nostrano, dove tutti sembrano remare contro tutti e dove la gare elettorale si riduce ad un incolparsi vicendevole senza alcuna vera proposta per uscire dalla crisi che sta sfiancando il Belpaese.

Antonio Tiritiello

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