
Universitari, il nuovo film di Federico Moccia – Recensione
Per vederlo bisognerà aspettare questo giovedì, quando farà il suo ingresso nelle sale cinematografiche italiane: stiamo parlando di Universitari – Molto più che amici, il nuovo film di Federico Moccia, che vede protagonisti sei giovanissimi studenti alle prese con la vita fuori sede. Per intuirne trama e messaggio, basterà ricordare i temi cari alla direzione creativa di Moccia, che negli anni hanno saputo cristallizzarsi, facendo della sua regia e di tutti i suoi lavori un vero e proprio marchio di fabbrica, che si conferma anche stavolta perfettamente fedele ai canoni.
Sono passati più di dieci anni dal suo esordio come scrittore con Tre metri sopra il cielo, un caso letterario giunto ben oltre i confini nazionali, e ne sono passati poco più di sei da Ho voglia di te, film record sia in termini di incassi che di gradimento pubblico. Da allora, i lavori di Moccia non hanno fatto che seguire una linea semantica molto ben definita che, neanche a dirlo, ha saputo catturare il pubblico dei giovanissimi, ormai suoi affezionati fruitori. E a loro Moccia torna a rivolgersi ancora una volta, proponendo una storia che, seppur passata dal contesto scolastico a quello universitario, poco o nulla ci dice di nuovo, restando una costruzione discreta e troppo spesso smielata della realtà dei giovani che, a dirla tutta, in questo momento avrebbero avuto potenzialmente molto di più da raccontare.
Siamo quindi di nuovo alle prese con un ritratto scontato, superficiale e scolorito, perso in una miriade di luoghi comuni, che fanno di Universitari un film che scivola liscio come l’olio, al punto da poter tranquillamente essere ignorato. La storia è quella di tre studenti universitari, Carlo (Simone Riccioni), Faraz (Brice Martinet) e Alessandro (Primo Reggiani), che si trovano come tutti gli studenti fuori sede a dividere una vecchia casa in affitto. L’aumento delle spese lamentate dall’ambigua proprietaria, di cui si intravede un’oscura e passata vicenda, anch’essa prevedibile, li costringe a digerire l’arrivo di tre nuove coinquiline donne: Emma (Maria Chiara Centorami), Giorgia (Nadir Caselli) e Francesca (Sara Cardinaletti), le quali, inizialmente snobbate, diventeranno l’anima di questa grande e imprevedibile famiglia acquisita.
È proprio sulla famiglia che lo stesso Moccia ha puntato il dito anche in sede di conferenza stampa, lamentando la sua spesso inconsistente funzione, dato che spesso gli universitari si ritrovano con la necessità di costruirsene una daccapo. Se è assolutamente certo che le famiglie perfette non esistano e che un genitore che non commette errori non faccia parte di questo pianeta, è altrettanto vero che la famiglia acquisita è spesso un modo per esorcizzare un obbligo di convivenza che deriva dalla necessità. Tante, troppe, sono le esagerazioni che si vedono sullo schermo e altrettanto banali le soluzioni degli intrecci narrativi: gli abbracci che prefigurano un’immediata risoluzione dei rapporti genitoriali e le corse romantiche in aeroporto che, sullo schermo, sono divenute ormai uno stancante cliché. Il pensiero va immediatamente a tutti quegli universitari che si vedranno dipinti in una tale maniera, dato che, forse, solo i momenti ludici e di gioco scanzonato restano paragonabili alla reale vita studentesca. Altrettanto insignificante è poi la scelta di inserire un coinquilino iraniano, che Moccia ha scelto come finestra di mesto internazionalismo e che, invece, si regge in piedi per un altrettanto esasperante insieme di luoghi comuni. Sommariamente caratterizzati i personaggi, sebbene non compiano alcuna maturazione o sviluppo, mentre è apprezzabile la tecnica dei reparti creativi (scenografia, trucco e costumi) ma, come da caratteristica tipica del cinema italiano, a tratti è del tutto assente la sceneggiatura, già imperniata su una storia della quale si intravede fin dall’inizio uno scontatissimo epilogo.
In sintesi, Universitari è un film che tutto sommato non delude, perché non va assolutamente oltre le premesse da cui parte e le aspettative con le quali il pubblico andrà a vederlo. Quello che rimane, però, è solo la sostanza di un cinema narrativamente piccolo piccolo.
(Foto: cinemamente.it; rbcasting.com; comingsoon.it)
Valentina Malgieri
@V_Malgieri