Un giorno devi andare: la grandezza della natura – Recensione

Un giorno devi andare (antoniogenna.com)

Locandina del film "Un giorno devi andare" (antoniogenna.com)

Un giorno devi andare è un film di Giorgio Diritti in uscita nella sale cinematografiche il 28 marzo. Augusta (Jasmine Trinca) ha dentro di sé un dolore che non sa mettere a tacere; per trovare conforto e riappacificarsi con il mondo decide di andare a trovare una vecchia amica della madre, suor Franca (Pia Engleberth), che fa la volontaria nei villaggi indios dell’Amazzonia. Augusta procederà nel suo viaggio da sola, verso le favelas di Manaus, per poi ritirarsi su un’isola deserta sulla quale riacquisterà la sua dimensione umana.

Per la protagonista il viaggio è l’occasione di ristabilire le priorità, trovare nuovi valori ed interrogarsi. Un film profondo, a tratti sconvolgente, Un giorno devi andare è la storia di tutti: ingabbiati nei meccanismi della vita, creati dal consumismo esasperato, si finisce per perdere il senso profondo di essa e a sfuggirla tra i rintocchi di un orologio tenuto sempre sotto controllo, per far si che ogni minuto non sia perduto. L’occidente ha sviluppato uno stile di vita in cui l’uomo non ha possibilità di avere un contatto con la natura, perde le sue origini e non si interroga più sulle grandi domande dell’esistenza. In Amazzonia la vita è diversa: l’uomo vive in simbiosi con la Madre Terra, il tempo è dilatato e ciò che fa paura all’umanità moderna lì diventa parte del quotidiano. Una terra vergine che sa essere fertile e distruttiva in cui i suoi abitanti sanno accettare la loro precarietà, dove il trascendentale diventa palpabile, le domande si acquietano e la mente scorre libera come i fiumi che bagnano lo stesso territorio.

Un giorno devi andare (sky.it)

Un fotogramma dal film "Un giorno devi andare" (sky.it)

Augusta impara a capire cos’è la vera felicità che non è data dall’appagamento momentaneo, dovuto al possedimento di oggetti, ma è la condivisione, il senso di comunità, i bambini che giocano liberi sotto le palafitte delle favelas, le credenze che accomunano una collettività e l’occidente è un’ombra su questo microsistema: i giovani vogliono lavorare per abbandonare le latrine dove vivono per trasferirsi in città, i volontari sono complici del disboscamento della foresta per far costruire hotel di lusso, con la scusa di impiegare nei vari progetti le comunità autoctone, e l’evangelizzazione è imposta.

Il progresso è una minaccia che porta il paese ad una forte contraddizione interna che dilania le famiglie e le aggregazioni. Questo lungometraggio, documentaristico oltre che narrativo, va alla ricerca di Dio attraverso gli occhi delle persone, la semplicità, il gioco che si sovrappone al verbo, il creato che assume un carattere panteistico e profetico. Un giorno devi andare dimostra come nella ricerca di sé stessi si può trovare una nuova possibilità di vita, la svolta da tutti tanto agognata. Il film è stato affidato alle donne perché, secondo il regista, le donne sono il tempio della vita, coloro che sanno reagire al dolore e hanno innumerevoli risorse e soprattutto perché nella donna c’è una continua scoperta e condivisone dei legami affittivi.

(Foto: sky.it / antoniogenna.com / marieclaire.it)

Giulia Orsi

[youtube]http://youtu.be/CS538-o7yRA[/youtube]

 

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