
Un anno di musica, dieci meraviglie. Gioca con noi
Alla ricerca mnemonica dei dieci migliori dischi del 2009. Un buon passatempo per appassionati e degustatori uditivi
di Stefano Gallone
Siamo dunque giunti al termine anche di questo anno e, tra panettoni, pandori e svariate altre leccornie popolari, per gli appassionati che, più che di dolciumi, si cibano di vinile e dei suoi derivati si tratta del periodo dei resoconti finali riguardo le nuove uscite degli ultimi dodici mesi.
Un passatempo che, oltre ad essere un gran bel gioco per cultori, utile a rispolverare ascolti quotidianamente distratti anche se recenti, costituisce, in linea ben più interessante, un simpaticissimo pretesto per quei pochi veri negozi di dischi reduci dal dominio assoluto del “Dio megastore”, fosse anche al solo ed unico scopo di riunire gli amici e i clienti più stretti attorno ad un buon bicchiere di spumante, per augurarsi che la vita non smetta mai di riservare alternative e possibilità ulteriori a ciò che concorre a costruire le fondamenta delle più semplici ma necessarie e vitali passioni. Stiamo parlando nient’altro che di una semplice ma divertente classifica che in molti si dilettano a compilare anche solo per tenere allenate le papille uditive. Unica regola del gioco: scegliere dieci titoli usciti fra il dicembre 2008 e il dicembre 2009, da riordinare accuratamente in ordine di gradimento, dal meno provocante al più irresistibile, ovviamente a seconda dei gusti personali. Di seguito, una delle probabili selezioni, una serie ovviamente motivata titolo dopo titolo. Certo, può capitare, a volte, di avere ben più di dieci alternative, ma è proprio questo il bello della selezione che costringe a spremere le meningi. Giocate con noi. Dite la vostra.
10. DEPECHE MODE: “Sounds of the Universe” – Il trio di Basildon non smette mai di stupire, anche quando sembra regredire a scelte stilistiche appartenenti al passato (sintetizzatori Moog comprati da Martin Gore su Ebay, ad esempio). Ma è proprio questo il punto di forza: portare avanti un concetto senza ripetersi mai.
9. MUSE: “The resistance” – Se si parla del non ripetersi mai, allora è anche il caso di Matthew Bellamy e soci, autori di un disco difficile al primo ascolto ma denso di inventive degne del loro talento compositivo. La suite orchestrale in tre movimenti, “Exogenesis”, la dice lunga da questo punto di vista.
8. DAN AUERBACH: “Keep it hid” – Pur non riuscendo a capire i motivi che abbiano spinto la mente e la nevrotica chitarra dei Black Keys (già duo) a pubblicare un disco solista, non si può non restare affascinati dalla lisergica concezione moderna del rock-blues. Volume ma anche tanto cuore.
7. SONIC YOUTH: “The eternal” – Dopo anni di dischi sperimentali al limite dell’improvvisazione (in particolare quelli della serie SYR), i paladini dell’underground newyorkese sfornano una sorta di opera omnia della loro storia. Gli inni di “Daydream nation” si fondono con i ruggiti filo-grunge di “Dirty” per un frastuono sonico più unico che raro.
6. FU MANCHU: “Signs of infinite power” – Inosservati per anni ma senza mai aver mollato un solo centimetro di corda, i capostipiti dello Stoner rock, a pari merito con i Kyuss, devastano il senso dell’udito con un lavoro granitico e corposo, fedelmente aderente alle dinamiche soniche del genere.
5. MOTORPSYCHO: “Child of the future” – Festeggiare i vent’anni di carriera con un’uscita esclusiva in vinile è pienamente nelle corde di chi il vinile lo ha divorato per una vita. Disco compatto e tecnicamente degno delle doti tecniche del trio norvegese, ormai tornato alla ribalta del rock duro dopo le meraviglie della trilogia psichedelica “seventies”.
4. THE VON BONDIES: “Love, hate and then there’s you” – Sinonimo uditivo del termine “energia”, il nuovo lavoro della alternative rock band statunitense sprigiona elettricità da tutti i pori: dodici tracce che equivalgono ad un conto alla rovescia al napalm.
3. INTERNATIONAL NOISE CONSPIRACY: “The cross of my calling” – Stesso e identico disccorso di cui sopra e medaglia di bronzo ad una delle band più valide del panorama alternativo discografico. Scoperta e produzione dal marchio Rick Rubin. Una garanzia.
2. PORCUPINE TREE: “The incident” – Quando un disco esprime una vita intera, resta solo da alzare le mani di fronte al capolavoro. Avvolgente, gradevole, sincero, etereo, duro quanto basta, il doppio concept di Steven Wilson e soci sfiora la perfezione. Obbligatorio.
1. PEARL JAM: “Backspacer” – Disco dell’anno. Motivo: la necessità, il bisogno urgente di farsi sentire, di dire la propria a seconda delle proprie convinzioni miste ad incertezze. 36 minuti di rock puro, ballate da lacrime e accenni di punk-rock degni delle proprie origini. Un “must”, il migliore in assoluto dopo “Binaural”.
Buone feste a voi tutti.
Non saprei fare la mia classifica dei migliori dischi 2009…e ad essere sincera non conosco tutti i gruppi citati sopra…però posso dire con assoluta certezza che tra i primi tre avrei messo i MUSE e i DEPECHE MODE…peccato vederli solo al decimo e al nono posto…
X Robbie: è soltanto una classifica personale! L’invito è quello di farne una vostra.
Saluti
Stefano Gallone