
Tunisi: contro l’Isis non basta solo il ‘Je Suis’. Serve l’Europa
Questo è il tempo del “Je Suis”, dell’io sono. E ogni volta che l’orrore terrorista disintegra vite umane innocenti – come poche ore fa a Tunisi – e frantuma a colpi di piccone le opere artistiche e il patrimonio millenario mediterraneo, il mondo intero assume l’identità delle vittime. Stamattina proprio il primo ministro francese Manuel Valls ha twittato je suis tunisien e con lui, in modo repentino e virale, milioni di followers.
JE SUIS MA POI? – È il travaso delle identità, possibile solo con la forza dell’empatia 2.0 e la forza comunicativa dei social networks. Il mondo è globale e noi siamo in qualche modo vittime, pagando con la vita e mettendoci sempre dalla parte degli innocenti, siano essi francesi, olandesi, americani, israeliani e oggi tunisini. Considerare la Tunisia come l’isola felice delle primavere arabe è stata pura illusione, una vulgata errata, avevamo sbagliato i calcoli: se analizziamo meglio le cose sono mesi che i servizi di intelligence segnalavano come fossero migliaia i Foreign Fighters tunisini arruolati e addestrati al califfato jihadista. E il commando terrorista che ha cercato il massacro al Parlamento e poi ha ripiegato al museo Bardo rivela magistralmente lo schema d’ingaggio dell’Isis secondo il quale il terrore proviene ad intra di ogni Paese, gettando nello sconforto le certezze di ogni democrazia, generando la peggiore delle paure per cui – in altre parole – si può essere sempre attaccati dai propri connazionali.
Nous sommes tous Tunisiens #JeSuisTunisien pic.twitter.com/nNmYX9I1Xs
— Manuel Valls (@manuelvalls) 19 Marzo 2015
Se volessimo tracciare un report abbiamo sempre la stessa dinamica tumorale: il califfato modifica e converte a sè uomini e donne dei vari paesi e li rimanda all’azione jihadista contro i nemici. Capire questo algoritmo del terrore è il vero e proprio dovere (non più procrastinabile) per una reazione efficace dell’Occidente; viceversa ogni tentativo di grande guerra imponente farebbe solo il gioco delle milizie del califfato. Urgente tuttavia è un piano che unisce lavoro di diplomazia e azione militare di contrasto proprio per andare oltre il pregevole “je suis” poiché ci sono cose che noi – occidentali europei – non siamo.
ESERCITO EUROPEO URGENTE – Anzitutto noi non siamo terroristi il che stabilisce una demarcazione assoluta fra opposti, un muro netto fra libertà e terrorismo partendo dal diritto inalienabile alla vita, ad esistere. In questo senso la politica si assuma la responsabilità affinché questo diritto sia inviolabile per la sicurezza di tutti i cittadini. Questo vale in questo momento per l’Ue e la sua sicurezza, anche pensando alla creazione di un esercito europeo, idea richiamata in queste ultime ore dal presidente Juncker. Certo non sono arrivati molti feedback, eppure questo progetto – se ci fosse volontà politica dei singoli stati – rafforzerebbe l’Europa in termini costituzionali e la rilancerebbe nello scenario mondiale. Non è più accettabile che si è europei solo per le questioni economiche e monetarie mentre lo si è anche e soprattutto per assicurare la sicurezza e la pace nel pianeta. Vero è che sovra-nazionalizzare la politica estera e di difesa dell’Ue dovrà risolvere molti nodi – la neutralità di alcuni stati membri ad esempio – ma la questione è tutt’altro che chiusa sopratutto oggi con la minaccia Isis nel Mediterraneo e le prove muscolari in Ucraina fra Russia e Nato.
Sarebbe quindi la rottura di un tabù con buona pace di Gran Bretagna e Francia da sempre contrarie: si potrebbero altresì ottimizzare le spese militare dei singoli stati e mettere in sinergia le straordinarie risorse di intelligence nei vari teatri di crisi. Se per combattere il terrore jihadista bisogna cedere sovranità militare a favore di una forza europea allora è una sfida possibile; del resto l’Isis – lo dicono tutti gli analisti – si nutre dell’indecisionismo altrui, dell’instabilità democratica (come in Iraq, Siria o in Libia). Adesso in Tunisia serve l’appoggio di un europa forte che metta nello stesso tavolo Obama e Putin a favore della democrazia. Se questo avverrà, l’Isis avrebbe i giorni contati.