Trent’anni dopo la strage di Ustica

Il 27 giugno 1980 il DC9 partito da Bologna esplode al largo di Ustica. 81 persone perdono la vita. La domanda è sempre la stessa: “Chi lo ha abbattuto?”

di Francesca Penza

I resti del DC9

Dalla sentenza-ordinanza del Giudice Istruttore Rosario Priore: “Ad ore 18.58 riferiva – è l’ultima delle comunicazioni da bordo – alla torre di Palermo, che comunica le condizioni del vento, la pista, il Cavok e la temperatura. Ad ore 18.59’45”, secondo le registrazioni di Roma Ciampino, l’ultimo segnale secondario del transponder, corrispondente alle coordinate 39°43’ Nord e 12°55’ Est, mentre l’aeromobile era livellato a quota FL250 e stabilizzato sulla rotta assegnata.”

Sono gli ultimi secondi e le ultime certezze del DC9 Itavia decollato da Bologna alla volta di Palermo e ingoiato dagli eventi tra Ponza e Ustica.

Ieri giornali e telegiornali hanno dedicato intere pagine alla vicenda, riproponendo il crogiuolo di insinuazioni, processi, sentenze, tracciati radar e domande. Trent’anni di domande ancora senza risposta.

La cosa certa è che questa è una storia piena di ambiguità che iniziano con il ritardo nelle operazioni di recupero la mattina del 28 giugno e proseguono nei giorni, nei mesi e negli anni successivi, alimentando perplessità e confusione ogni qual volta le conclusioni dei collegi peritali sono giunte ad escludere una possibile causa dell’incidente.

La notizia ripresa dalla stampaLe ipotesi che via via sono state prese in esame sono quattro:

-          cedimento strutturale. Ufficialmente esclusa il 16 marzo 1982 dalla perizia di una Commissione d’Inchiesta Ministeriale. La compagnia Itavia è stata per lungo tempo accusata di mantenere in operatività aeromobili definiti “carrette dell’aria”, accusa che si rivelò, in seguito, del tutto infondata: nel 1981 il ministro dei Trasporti Rino Formica revocò all’Itavia la Concessione dei servizi di linea, la compagnia divenne insolvente e nel luglio dello stesso anno passò in Amministrazione Straordinaria e venne liquidata. Gran parte dei vettori impiegati dall’Itavia furono acquistati da altre compagnie, revisionati e  rimessi in servizio;

-          abbattimento per quasi collisione con un altro velivolo. Esclusa dalla stessa perizia che dissolse i dubbi relativi ad un cedimento strutturale;

-          esplosione interna. Ipotesi sostenuta da Giovanni Spadolini, ministro della Difesa, sulla base di una perizia di un esperto esplosivista dell’Aeronautica Militare del gennaio 1989: il perito sostenne di aver rinvenuto tracce di esplosivo T4 su alcuni reperti rinvenuti in mare. La Commissione istituita da De Mita nello stesso anno avvalorò la tesi del missile, ma non escluse completamente la bomba a bordo. Nel 1990 i cinque periti della Commissione si dividono: due sostengono l’ipotesi dell’esplosione e tre l’ipotesi missile. Quattro anni dopo anche i periti di parte degli Ufficiali dell’Aeronautica incriminati sostennero la deflagrazione di un ordigno a bordo dell’aereo;

-          abbattimento per missile. Rimane l’ipotesi più probabile. Fu considerata già nel 1980 all’apertura dell’inchiesta di Roma da parte del Pm Giorgio  Santacroce: il 25 novembre 1980 John Macidull, esperto del National Transportation Safety Board, riconobbe un altro aereo, un caccia, sul tracciato radar. Nel 1982, durante un servizio della BBC “Murder in the sky”, Macidull ripropose le sue conclusioni appoggiato da un esperto del Pentagono, John Transue che suppose potesse trattarsi di un MiG 23 o di un MiG 25 libico.

Le rivelazioni di Cossiga del 2007 e del 2008 sembrano aver definitivamente confermato l’ipotesi dell’abbattimento, certo accidentale, a causa dell’impatto con un missile. Già le note conclusive dei periti radaristici lette da Priore nel 1999 presentano una situazione del tutto compatibile con l’ipotesi missile:

“L’incidente al DC9 è occorso a seguito di azione militare di intercettamento, il DC9 è stato abbattuto”.

Difficile non cedere alla tentazione di definire la vicenda “intrigo internazionale”: dietro la scaramuccia aerea causa dell’incidente ci sarebbe il tentativo di eliminare Gheddafi. Francia, Stati Uniti e persino l’ex Unione Sovietica sembrano coinvolti a vario titolo.

Suicidi e morti inspiegabili, tra cui l’incidente delle Frecce Tricolore presso la base Nato di Ramstein, silenzi intimati, tracciati radar scomparsi, rapporti personali tesi tra due personaggi di rilievo della Compagnia e dello Stato, dichiarazioni ambigue di leader politici, un MiG schiantato sulla Sila, queste sono alcune tessere del mosaico della tragedia di Ustica.

Per ricostruire tutta la storia e gli eventi collaterali servirebbe uno studio meticoloso della Sentenza-ordinanza, delle requisitorie dei Pm, delle perizie, delle sentenze di vario grado e anche in questo modo il risultato sarebbe una frustrante confusione.

È questa la sola verità incontestabile: la frustrazione di trent’anni di ricerche e di speranze e di delusione negli sguardi dei parenti e degli amici, ma anche di chi vuole solo delle risposte.

Parenti delle vittime

Ieri tutti hanno ricordato quello che è successo, hanno sollevato domande e obiezioni guardando il telegiornale, si sono lanciati in speculazioni su quanto sia realmente successo. Ma è già ieri e oggi quelli che si fanno ancora domande sono pochi, sono i parenti delle 81 vittime che cercano di non far cadere nel dimenticatoio non solo la morte dei loro cari, ma anche una fetta di storia, che si impegnano anche perché la bellezza e l’arte servano a portare avanti la lotta.

“Riteniamo che l’intera verità sia dovuta non soltanto ai parenti delle vittime, cittadini italiani innocenti, ma alla dignità stessa della Nazione. Chiediamo con forza che ogni sostegno sia dato alle indagini che la Magistratura sta conducendo; in particolare vogliamo che Stati amici e alleati sentano quanto sia forte l’impegno per la verità di tutto il Paese”.

Sono le parole di presentazione della rassegna “Arte. Fiore della Memoria” e “Il Giardino della Memoria” (il programma è consultabile sul sito http://www.ilgiardinodellamemoria.it/), scritte da Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica. Parole che, con risolutezza, chiedono impegno, non solo ieri, ma oggi e domani fino a che non saranno sciolti gli ultimi nodi.

Ora non resta che aspettare la rogatoria internazionale che porterebbe la Francia a collaborare apertamente con il Governo italiano, come fatto presente dal portavoce del Ministero degli Esteri francese Bernard Valero, in seguito alle dichiarazioni che ricondurrebbero ad un aereo francese la responsabilità dell’incidente del DC9 Itavia.

Foto | via http://tifeoweb.it, http://www.corriere.it

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