
Trattativa Stato-mafia. Per il momento il Governo non si costituirà parte civile
Roma – Per il momento il Governo non si costituirà parte civile nel processo che partirà il 29 ottobre a Palermo sulla presunta trattativa Stato-mafia. O meglio, la decisione se costituirsi parte civile o meno, non è stata al momento ancora presa. Lo ha annunciato il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento Antonio Malaschini alla Camera: «Allo Stato il Governo non può assumere l’impegno in esame nei termini in cui esso è stato articolato, perché esso involge aspetti e scelti di natura prettamente tecnica che attengono ai presupposti sostanziali per la costituzione in giudizio, rispetto ai quali è preliminare la conoscenza piena degli atti, e da valutazioni strettamente processuali circa la decisione di attendere o meno l’esito dell’udienza preliminare». È questa la motivazione principale della risposta che il governo ha dato alla mozione presentata dall’Idv il 5 settembre scorso che impegna, appunto, il Governo a costituirsi parte civile in questo processo.
Ha sottolineato inoltre il sottosegretario che «premessa la straordinaria rilevanza dei fatti contestati e del processo in questione, e che riguarda accadimenti tragici che hanno segnato la più recente storia repubblicana, occorre precisare che la scelta se autorizzare o meno la costituzione di parte civile dello Stato passa necessariamente attraverso l’attenta verifica della sussistenza della legittimazione ad agire e richiede ancora prima la piena conoscenza degli atti. Tra i requisiti della legge vi è non solo l’indicazione di dati che possono trarsi esclusivamente dagli atti processuali, ma anche l’esposizione delle ragioni che giustificano la domanda».
Ed è proprio questo il punto che rende al momento impossibile per il Governo rendersi parte civile. Tutt’altro. Inoltre, tiene a specificare Malaschini, «la costituzione di parte civile può senz’altro avvenire per l’udienza preliminare, ma può essere formalizzata anche successivamente, sino alla fase introduttiva del dibattito di primo grado».
Dura la reazione di Antonio di Pietro, leader dell’Idv, che senza mezze misure afferma:«Se il governo non si costituirà parte civile nel processo sulla trattativa Stato-mafia, questo potrebbe chiamarsi reato di favoreggiamento personale. Oggi il governo ha mostrato reticenza e ignoranza tecnica, nonchè di volersi lavare pilatescamente le mani. Il Governo dice di non conoscere le carte – ha sottolineato l’ex pm- eppure c’è un processo in corso, ci sarà un’udienza preliminare: perché non è andato a prendersi le carte? Fai un click su internet!», dice il leader dell’Italia dei Valori.
Non sono dello stesso parere i magistrati palermitani titolari dell’inchiesta. Il procuratore Francesco Messineo dice: «E’ un fatto oggettivo, se non conoscono gli atti non possono procedere. Non abbiamo nulla da replicare al governo che ha il diritto di conoscere le carte».
Il 24 luglio scorso la procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio per dodici indagati: i mafiosi Salvatore Riina, Nino Cinà, Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca, gli alti ufficiali del Ros Mario Mori, Giuseppe De Donno e Antonio Subranni e gli esponenti politici Calogero Mannino, Marcello Dell’Utri e Nicola Mancino. Per tutti l’accusa è di attentato a corpo politico dello Stato. Fulcro del processo, la presunta trattativa innescata tra rappresentanti istituzionali e Cosa nostra, che voleva la revoca del 41 bis (il carcere duro) per i detenuti e che ha scatenato tutta quella serie di attentati nel 1992 in cui rimasero uccisi, tra gli altri, i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Stragi che, secondo la Procura di Palermo, lo Stato voleva fermare scendendo a patti con i boss. Ed è per questo che l’Idv chiede a gran voce al Governo di farsi parte civile, per far luce, una volta per tutte, su particolari di questi anni bui, i più bui della storia repubblicana, che ancora non sono stati chiariti. Per dare finalmente giustizia dopo venti anni a tutte quelle vittime e per dimostrare una volta per tutte alle loro famiglie che il Governo è dalla loro parte. Dalla parte della giustizia e della verità.
Stefania Galli
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