
Terra Madre Salone del Gusto si è rifatto il look: Torino promuove la XX edizione, ma c’è da lavorare
Boom di presenze per la XX edizione del Salone del Gusto. Ma la location en plein air ha bisogno di qualche correttivo per non snaturare del tutto l'evento

(Alessandro Vargiu/Archivio Slowfood)
Dagli addetti ai lavori alla gente comune: per la ventesima edizione, Terra Madre Salone del Gusto si è rifatto il look, lasciando l’austera e professionale ubicazione al Lingotto per abbracciare il cuore della città di Torino. E, complici le condizioni meteo quanto mai benevole e le ubicazioni strategiche dei diversi appuntamenti, si può ben dire che l’edizione 2016 del Salone del gusto – il cui tema è stato quest’anno Voler bene alla terra – più che la numero 20 è stata una versione 2.0.
Terra Madre Salone del Gusto 2016 si è confermata una delle principali occasioni di riferimento della nostra penisola per sperimentare le nuove tendenze del food, sia per i fornitori che per i consumatori. Un contesto unico per aprire menti e palati, e magari per interfacciarsi alla clientela con un approccio rinnovato. Sono infatti numerose le possibili strade da percorrere, tra l’altro perfettamente pertinenti al tema dell’edizione 2016, per provare a rilanciare la propria attività di ristorazione magari puntando sui prodotti locali. Gusto a chilometri zero e attrattiva rinnovata per piatti tradizionali a cui è tutt’altro che impossibile dare una marcia in più.
Nell’edizione appena terminata, il fondatore di Slow Food Carlo Petrini, padre spirituale del Salone, ha scelto di tuffarsi nel capoluogo piemontese con location di grandissimo impatto visivo. Cuore dell’evento è stato il suggestivo Parco del Valentino, che ha accolto complessivamente 800 espositori. A margine il Castello del Valentino e Torino Esposizioni hanno ospitato i Forum di Terra Madre sull’economia del cibo, mentre nel Borgo Medievale si sono tenute le attività per famiglie.

(Alessandro Vargiu/Archivio Slowfood)
Il bilancio numerico è stato inevitabilmente positivo: azzerato il costo del biglietto di ingresso – che al Lingotto fungeva da sorta di scrematura di base, indirizzando al Salone prettamente gli addetti ai lavori – si sono verosimilmente raddoppiati i numeri delle scorse edizioni, passando dai circa 250 mila (ufficiali) degli ultimi anni alle 400/500 mila presenze stimate per l’edizione en plein air. Una iniziativa che ha riscosso un successo quasi al di fuori delle più rosee aspettative e che probabilmente avrà necessità di qualche piccolo correttivo nelle prossime edizioni.
Il boom di presenze ha infatti incrementato esponenzialmente la vendita in loco, una prospettiva per la quale non tutti gli espositori erano preparati in quantità sufficienti. Molti tra i visitatori hanno lamentato la chiusura degli stand slow food alle ore 19, mentre street food ed enoteca hanno tenuto vivo l’evento fino alle 24. Data la vastità dell’area coperta dagli stand – oltre 12 mila metri quadri all’interno del Parco del Valentino – si è creato un effetto dispersione che ha causato un po’ di smarrimento tra i neo-visitatori. D’altra parte, invece, stando alle prime voci degli addetti ai lavori sembra che il caos e la necessità di doversi relazionare con più persone abbiano ridotto i rapporti b2b, che in passato sono stati l’essenza del Salone: creare rete commerciale a medio o lungo termine tra venditori, per la circolazione e la diffusione del prodotto su scala nazionale.
Servirà probabilmente qualche ritocco per venire incontro alle necessità di tutti gli espositori e far convivere al meglio sia i rapporti b2b che quelli b2c. Ma l’esperimento di portare Terra Madre Salone del Gusto sulla madre terra del Parco del Valentino può dirsi entusiasticamente riuscito.
Antonietta Mente