
Teotihuacan, il fascino del mistero
Roma – Chi erano e che lingue parlavano gli abitanti di Teotiuhacan? Quali erano le loro usanze? Come scrivevano? Chi erano i loro governanti e dove risiedevano? Una mostra sulla civiltà precolombiana a Roma, presso il Palazzo delle Esposizioni fino al 27 febbraio 2011, potrà rispondere a parte di queste domande. Infatti, un velo di mistero avvolge ancora le antiche rovine di Teotiuhacan, la “Città degli Dei” e forse, proprio questo, la rende ancora più affascinante. Ad esempio non si è ancora riusciti a identificare e a decifrare il sistema di scrittura usato nell’antica città ma, nelle pitture murali e nelle decorazioni vascolari presenti nell’esposizione, è possibile riconoscere glifi toponimici e segni dal valore ancora oscuro.
“Teotihuacan. La Città degli Dei” intende presentare al grande pubblico, e per la prima volta, la storia, l’arte e la cultura di uno degli imperi più prestigiosi del centro‐America che, mille anni prima degli Aztechi, dominò l’intera area mesoamericana. Grazie agli oltre 300 capolavori fra straordinari reperti di scultura monumentale, rilievi in onice e pitture murali, statuette in ossidiana e pietra verde, vasi in terracotta dipinta o intarsiata, bracieri in terracotta con richiami antropomorfi, il progetto espositivo è in grado di attrarre e stimolare i visitatori. La mostra è allestita in sette gallerie, ognuna delle quali affronta un tema diverso con l’esposizione dei relativi reperti: l’architettura e l’urbanistica, la politica l’economia e la guerra, il sacrificio, la religione, la vita nei palazzi e nei complessi residenziali e l’artigianato. Effetti scenici, come l’immagine della fiamma del fuoco proiettata sulla parete o il rumore dell’acqua che scorre, rendono ancora più gradevole l’esposizione, immergendo il visitatore un’atmosfera magica e quasi surreale, e mettendolo in contatto diretto con la società precolombiana.
Teotiuhacan nacque nel I secolo a.C. dall’unione di alcuni villaggi agricoli fino a trasformarsi, tra il III e il IV secolo d.C., in una delle più grandi città mai costruite nell’America precolombiana. Dopo oltre mezzo millennio di splendore, nel corso del VI secolo, la città fu colpita da un disastroso incendio che ne segnò il declino. Molto più tardi, tra il XIV e XVI secolo, quando la città giaceva in rovina, da molte centinaia di anni, gli aztechi la chiamarono Teotiuhacan. Molto prima dell’arrivo della civiltà europea sul suolo americano Teotiuhacan era conosciuta da tutti i popoli che abitavano nello stesso territorio e il rispetto per il suo nome si profuse in tutte le culture che occupavano quello che oggi è il Messico e parte dell’America centrale. La sua pianta a scacchiera testimonia l’esistenza di un piano urbanistico coerente il cui asse è costituito dalla grande strada processionale nota come Viale dei Morti, che unisce due dei più imponenti edifici della Mesoamerica: la Piramide del Sole e la Piramide della Luna.
Alcune testimonianze di archeologi ed esperti aiuteranno il pubblico ad avere una visione completa non solo sull’arte e la cultura, ma anche su tutti gli aspetti più rilevanti di questa grande civiltà precolombiana, come la religione e i sacrifici, le usanze e la vita quotidiana, ecc. Il prossimo incontro sarà giovedì 18 novembre alle ore 18.30 con Saburo Sugiyama, direttore delle campagne di scavo a Teotiuhacan che hanno portato a scoperte sensazionali e rivelato i legami con la cosmologia e la vita rituale, che comprendeva cruenti sacrifici umani. Sarà poi la volta, il 25 novembre, di Davide Domenici, che approfondirà la questione della scrittura, ancora enigmatica, di questa civiltà. I successivi incontri riguarderanno il governo, la vita domestica, il cibo ecc.
Gli archeologi riusciranno a sciogliere gli ultimi enigmi di questa civiltà e a ricostruire esattamente la storia? Può darsi. Intanto andiamo a visitare la mostra e godiamoci il suo misterioso fascino.
FOTO via http://grandhoteldelaminerve.it; http://www.trekearth.com/gallery