
Tares. La nuova patrimoniale sui rifiuti tra imposta e tassa
Roma – Se lo Stato italiano usasse altrettanta fantasia per abbattere se stesso come la usa per abbattere il patrimonio familiare a suon di gabelle, avremmo già le istituzioni e la burocrazia più snelle d’Europa. Invece così non è. Quindi ad annichilire rimangono solo i provvedimenti fiscali – di Monti in particolare – sempre nuovi, sorprendenti e al limite della realtà tributaria. Tra essi anche la Tares.
Una semplice ricerca è sufficiente per afferrare quale sia la natura contorta della nuova tassa sui rifiuti che dal dicembre prossimo dovrebbe sostituire la Tarsu o Tia, e consente anche di tuffarsi nuovamente nel mondo orrorifico del Fisco nostrano.
Dice il presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani: la Tares ‹‹è una nuova patrimoniale che si aggiunge all’Imu, calcolata com’è sui metri quadrati›› della casa. E questa già è argomentazione da brivido quando il Paese è vessato dal 52% di tassazione. Da solo il nuovo dazio provocherà un incremento per i contribuenti del 140%, per un esborso medio di oltre 500 euro. Però c’è di più.
Spiega ancora Fogliani: il balzello demolisce la differenza tributaria tra tassa e imposta, ovvero tra un servizio di cui si beneficia (gestione e smaltimento rifiuti) e il contributo previsto per il bilancio statale (servizi indivisibili dei Comuni). Roba che fa della gabella – dice ancora Fogliani – ‹‹un mostro giuridico oltre che fiscale››. Così, una volta definita l’identità della creatura deforme, è la volta dei suoi segni particolari.
Secondo Unioncamere, l’aggravio maggiore sarà sofferto dai nuclei familiari più numerosi, ovvero coloro che consumando di più, producono più rifiuti. Per esempio, nei Comuni dove esiste la Tarsu, la cui media di esborso si aggira intorno ai 91 euro, il rincaro per una famiglia di 5 persone sarà del 30%, laddove per nuclei più piccoli ci si ferma al 3%.
Però, essendo la tassa anche tale al metro quadro, capita pure che qualora uno dei membri venga a mancare, i sopravvissuti siano tenuti a sborsare un quota più alta per la parte ereditata. Roba dell’altro mondo, tanto che Guido Beltrame sul sito Affaritaliani.it, già parla di ‹‹tassa sui morti››. Senza contare che qualora vi fossero vicini di casa o di residenza non in regola con i pagamenti, la redistribuzione degli ammanchi spetterebbe a chi paga già la propria parte. Insomma, allo Stato non interessa inseguire gli evasori, con buona pace delle tante chiacchiere sull’argomento, basta che qualcuno paghi.
Ancora, la Tares si propone di inglobare i servizi dei Comuni e qui Unioncamere si rimette a fare un po’ di conti: ammettendo si calcoli il balzello su una famiglia di 3 componenti, il rincaro si aggirerebbe tra il 14% in caso di aliquota minima di 0,30 euro /mq e 19% con la massima allo 0,40/mq. Aliquota quest’ultima che pare sia stata scongiurata, al momento, solo da 500 Comuni. Per gli altri in difficoltà con il ripianamento del deficit, la scelta è obbligata: battere cassa a tutto spiano.
Non va meglio alle imprese, soprattutto a quelle che per tipologia rappresentano il cuore delle attività economiche e sociali di un Comune: bar, ortofrutticoli, mense, ristoranti, scuole e case di cura dovranno scontare un aumento del 50% sulle tariffe non domestiche rispetto alle vecchie imposte. Riceveranno invece agevolazioni: cinema, autorimesse, banche, negozi, attività industriali ed artigianali.
La ragione della batosta fiscale la spiega ancora Unioncamere: ‹‹La logica europea alla base della nuova tariffa, secondo la quale paga di più chi produce più rifiuti, deve servire per passare da una mera gestione delle tariffe locali a una che vede nelle tariffe una leva per politiche attive, capaci di incentivare i comportamenti più virtuosi di cittadini e imprese e penalizzare, invece, quelli più nocivi e meno sostenibili». Ottima cosa nelle intenzioni ma pessima nei fatti in tempi di salassi che portano quegli stessi cittadini al suicidio per insolvenza.
La discussione sulla Tares dovrebbe impegnare il Parlamento domani al Senato e il presidente di Confedilizia se ne augura la rimozione al più presto. Difficile che accada ma su una cosa ha ragione: la discussione intorno all’imposta-tassa ‹‹sarà da cartina di tornasole per tutto il nuovo Parlamento». E anche il nuovo Governo semmai ve ne sarà uno.
Chantal Cresta
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