Stop agli sprechi alimentari. Basta al cibo che finisce nella spazzatura

spreco alimentareIl tema degli sprechi alimentari mette in luce un grandissimo paradosso della nostra società di fronte al quale è impossibile restare indifferenti. La mobilitazione internazionale a riguardo fa capire quanto questo tema sia sentito a livello mondiale sia perché nel nostro piccolo e con semplicissime azioni quotidiane contribuiamo tutti attivamente alla creazione di questa gigantesca perdita di cibo, sia perché le conseguenze del suddetto spreco in breve tempo sono diventate gravi. Di fatto, il cibo che facciamo finire nella spazzatura è solo la manifestazione più evidente dello spreco alimentare che ha ripercussioni importanti a livello economico ma soprattutto a livello ambientale, per non parlare delle gravose implicazioni etiche.

I NUMERI DELLO SPRECO ALIMENTARE – Sebbene la terra sia popolata da 7 miliardi di persone viene prodotta una quantità di cibo sufficiente a sfamarne 12 miliardi, eppure i dati riportati dalla FAO denunciano una situazione raccapricciante: nel 2013, 842 milioni di persone nel mondo hanno sofferto la fame. Ogni anno circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, un terzo di quello prodotto, finiscono nella spazzatura. Le conseguenze economiche di questa ingente perdita ammontano a 550 miliardi di euro e soprattutto il loro impatto ambientale è impressionante: per coltivare il cibo che poi va perso viene utilizzata inutilmente il 30% della superficie agricola mondiale e vengono emessi 3,3 miliardi di tonnellate di gas serra. Si tratta sempre di cifre da capogiro. Circoscrivendo la riflessione al nostro Paese, risulta che annualmente ogni famiglia butta 49 chili di cibo nonostante la crisi, ciò significa che nel periodo in cui molte famiglie non riescono a fare la spesa, molte altre la fanno in maniera distratta, correndo dietro all’offerta del momento e fondamentalmente acquistando più di quello che serve.

Ma com’è possibile? Essendo la quantità di cibo disponibile superiore a quella necessaria, sicuramente non può esserci un problema di produzione e quindi l’attenzione si concentra tanto sull’urgenza di ridurre gli sprechi alimentari quanto sulla facilitazione dell’accesso al cibo, poiché tutt’oggi nel mondo c’è chi non riesce ad avere il cibo ed acqua sufficienti a soddisfare i propri bisogni primari.

La catena alimentare e gli sprechi di cibo (inchieste.repubblica.it)

La catena alimentare e gli sprechi di cibo (inchieste.repubblica.it)

COS’È LO SPRECO ALIMENTARE? - Erroneamente capita di pensare allo spreco alimentare come all’avanzo di cibo che finisce nella spazzatura, e di fatto lo è, ma è anche solo la punta di un gigantesco iceberg. La questione è parecchio articolata e coinvolge interamente tutta la catena alimentare, lo spreco inizia molto più a monte. I dati raccolti dalla FAO relativi al 2013 dicono che il 32% di cibo viene perso in fase di produzione, sia perché questo può essere superiore alla necessità e quindi rimane nei campi, sia perché può essere danneggiata da eventi atmosferici; il 22% si perde in fase di raccolta e conservazione sia perché può non corrispondere alle caratteristiche che invece ci si aspettava dal prodotto sia per problemi di trasporto e stoccaggio; ancora il 12% durante la trasformazione, il 13% con la distribuzione e infine ‘solo’ il 21% con il consumo.

LA LOTTA ITALIANA AGLI SPRECHI ALIMENTARI – Il 5 febbraio 2014 si celebra la prima giornata nazionale contro gli sprechi alimentari, voluta dal ministro per l’Ambiente Andrea Orlando. In questa data si riuniranno a Roma la consulta degli addetti della filiera alimentare insieme agli enti pubblici e i consumatori tra cui privati e ristoratori per istituire un piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare facendo proprie le indicazioni della commissione europea.

Antonella Nalli

@a_enne_ti

Foto: inchieste.repubblica.it

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