
Stadio Friuli, tutto pronto o quasi

Il contrasto tra la vecchia tribuna e i nuovi spalti dello stadio Friuli (messaggeroveneto.gelocal.it/)
Udine – I bisogni della società sono in costante mutamento. Le necessità cambiano anche nel calcio, uno dei più importanti oppi per le società occidentali. In Italia però il cambiamento arriva lentamente. Ecco quindi che si appresta a divenire realtà il secondo stadio di ultima generazione presente nel Belpaese. Dopo Torino, il nuovo concetto di stadio è approdato ad Udine ed è pronto a partire, burocrazia permettendo.
TUTTO PRONTO - Il settore ospiti dello Stadio Friuli era l’ultima parte esterna non definita ed è pronta. Il via potrebbe arrivare a giorni, più precisamente il 4 gennaio, quando è prevista una riunione della Commissione pubblico spettacolo. Nel caso arrivasse l’atteso parere positivo, il settore ospiti verrà aperto per il match del 6 gennaio con l’Atalanta. Successivamente ci sarà una seconda riunione per decretare l’effettiva apertura di tutta la struttura per la partita contro la Juventus del 17 gennaio.
TEMPI RISPETTATI - L’Udinese spera di avere al più presto il permesso per giocare in uno stadio completamente rinnovato. Due anni e mezzo di lavori e un crono programma rispettato, come quasi mai accade in Italia, con costi che stranamente non sono lievitati di molto in corso d’opera. I lavori sono iniziati nell’estate 2013, con un budget previsto di 25 milioni, di cui 20 sono stati trovati attraverso un mutuo stipulato con l’Istituto per il Credito sportivo, una delle ultime banche pubbliche controllate all’80% dal Ministero dell’Economia. Fin’ora sono stati spesi quasi 24 milioni per le tribune, avvicinate di 11 metri verso il campo, spogliatoi e zona wellness.
NUOVI INTERNI E NOME MANTENUTO – La struttura è pronta, mancano solo gli spalti interni, dopo di che lo stadio Friuli sarà fruibile 7 giorni su 7. Serviranno altri 25 milioni di cui fino ad ora solo 5 sono stati trovati con un nuovo mutuo concesso da Mediobanca. Sarà uno stadio con meno posti a sedere rispetto al vecchio Friuli, ma più accogliente. Inoltre il nome è stato mantenuto. Nonostante la pressione di Dacia, che voleva una Dacia Arena stile americano, la famiglia Pozzo ha resistito alla tentazioni grazie alle pressioni dei tifosi e della società civile. Inoltre si è avuto il coraggio di non speculare creando una nuova struttura; un po’ di sofferenza, ma è uscito un gioiellino che è stato inserito nella lista per le olimpiadi romane. Niente è perfetto comunque. I sedili colorati e un’illuminazione efficiente, non bastano a rendere la struttura autonoma ed eco-sostenibile dal punto di vista energetico. Poteva essere fatto di più ma nonostante tutto si tratta di un bel progetto.
Domenico Pellitteri