
Siria, non basta la risoluzione Onu a fermare la carneficina. È “emergenza umanitaria”
Damasco - I due lati della medaglia della guerra civile che sta infiammando la Siria: mentre Asma Assad, la firs lady di Damasco dovrà dire addio ai suoi viaggi di shopping in giro per l’Europa, viste le sanzioni Ue che ne hanno congelato i beni e proibito i viaggi nei Paesi dell’Unione, le Nazioni Unite annunciano per la Siria la richiesta di 84 milioni di euro per il piano di assistenza per circa 100mila persone, tra rifugiati siriani e cittadini di paesi terzi.
All’appello dell’Onu si unisce quello della Fides Libano che parla di “emergenza umanitaria” con circa 20mila rifugiati siriani nel Paese di Damasco. Le cifre ufficiali dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati parlano di 9mila sfollati siriani, registrati ufficialmente, a cui si aggiungono quelli che non si registrano. Questi sarebbero già oltre 20mila.
La situazione è esplosa a febbraio 2011, quando all’interno della “primavera araba” si è acceso un violento moto di protesta che ha come obiettivo la svolta democratica, anche attraverso la destituzione del Presidente siriano, Bashar al-Asad. Qui le manifestazioni di piazza sono vietate dal 1963, per questo la risposta governativa a queste sommosse è stata repressiva, scatenando una cruenta guerra civile.
Martedì scorso, dopo un’iniziale fase di stallo per il veto di Russia e Siria, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato il piano di pace, proposto dal mediatore dell’Onu e della Lega Araba, Kofi Annan. Nonostante ciò, le forze fedeli ad Assad hanno lanciato una nuova offensiva contro i ribelli che avrebbe coinvolto anche la popolazione civile. Il centro degli scontri è Homs, roccaforte dei ribelli anti-Assad, qui il 21 marzo in un solo giorno sono morte 68 persone.
La situazione è di interesse internazionale: a preoccupare e a risultare importanti da un punto di vista strategico è il rapporto con il confinante stato della Turchia. Il ministro degli esteri turco, Ahmet Davutoglu, ha confidato ai giornalisti che “una zona cuscinetto per far accedere gli aiuti umanitari in Siria non sarebbe sufficiente per proteggere tutti i siriani”. Inoltre, pur esprimendo il suo sostegno alla missione di Kofi Annan, il ministro ha detto che “quello di cui abbiamo bisogno è avere un’unica voce nel Consiglio di sicurezza dell’Onu, sul fatto che il massacro deve finire e che l’accesso umanitario deve poter arrivare non in una sola area ma in tutto il paese”. La Turchia si è fatta carico di tutto il peso dei rifugiati, ma “ci aspettiamo che la comunità internazionale sostenga i nostri sforzi”.
Nel frattempo a complicare la situazione ci pensa un rapporto dell’Intelligence posto all’attenzione del governo di Isambul che confermerebbe che proprio la Siria di Assad in passato ha sostenuto il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), la formazione terroristica che vuole l’indipendenza del sud-est della Turchia a maggioranza curda.
Dominga D’Alano
FOTO / http://www.liberoquotidiano.it, http://www.esserecomunisti.it