
Siria: ipotesi su dimissioni Assad. “Armi chimiche pretesto per invasione”
La Siria evoca l’Iraq. Dopo le parole di ieri di Barack Obama sulla “linea rossa” rappresentata dalla minaccia delle armi chimiche del regime di Assad, il vice premier siriano Qadri Jamil ha definito il discorso del presidente americano un «pretesto per invadere il Paese». «L’Occidente cerca una scusa per un intervento armato in Siria. Se questa scusa non funziona, ne troveranno altre», ha aggiunto Jamil da Mosca, dove è stato inviato al posto del vice presidente Faruq al Sharaa, la cui scomparsa rimane ancora un giallo dopo le voci sulla sua fallita fuga in Giordania, e del ministro degli esteri Walid al Muallim, anch’egli probabilmente sulla scia della diserzione.
Che Damasco possedesse armi non convenzionali era cosa nota, per stessa ammissione del regime siriano che però ha ribadito l’assoluta messa in sicurezza degli arsenali, protetti dall’esercito governativo.
Il messaggio di Obama sembra, dunque, più indirizzato a rassicurare Israele, preoccupato che la Siria diventi una polveriera senza controllo con la caduta di Assad, che un vero monito a Damasco. Jamil avrebbe discusso a Mosca anche la possibilità di organizzare delle elezioni presidenziali anticipate, che la Russia presenterebbe alla comunità internazionale, alle quali potrebbe candidarsi lo stesso Assad. Ipotesi che però richiederebbe un negoziato con l’opposizione che considera l’abbandono del potere da parte del presidente una condizione preliminare per qualunque trattativa.
Se dal punto di vista diplomatico sembra dunque esserci uno stallo, con il ministro russo degli Esteri Sergei Lavrov che ha avvertito i Paesi occidentali di non procedere contro la Siria ma semplicemente di creare le condizioni per un dialogo fra le parti senza nessun tipo di intervento diretto, continuano invece i massacri di ribelli e civili.
Nei sotterranei di una moschea di Maadamiyat al-Sham, nei pressi di Damasco, secondo l’opposizione sarebbero 42 i cadaveri non identificati. Attivisti siriani hanno poi divulgato, sulla piattaforma Sham.org, i bilanci e i dettagli dei massacri avvenuti in varie località del Paese e riferiscono di scontri nei quartieri periferici di Kfar Suse e Qadam a Damasco e del sobborgo di Daraya. A Daraa, capoluogo meridionale, si contano 4 morti; a Idlib, nel nord-ovest, un mortaio ha centrato un’abitazione civile uccidendo una donna suo figlio; ad Homs è stato ritrovato sul ciglio di una strada il corpo senza vita di un giovane con segni di tortura. Altre due vittime si registrano rispettivamente a Dayr az Zor e a Hasake.
Redazione