
Show di Roberto Benigni al Quirinale
ROMA - «Che bello il Quirinale, sarei venuto anche a cavallo ma non me l’hanno permesso, non c’era nemmeno lo spazio. Ma sarei venuto comunque. Presidente, sono a disposizione. Se ha bisogno di me anche per un settennato tecnico”.
Così Roberto Benigni apre così il suo intervento al Quirinale subito prima di leggere alcuni testi dal giuramento della Giovine Italia. «Domani finisce il 150 e si ricomincia tutto come prima, granducato di Mantova eccetera».
Il famoso comico toscano ha, però, anche ripercorso il cammino dell’Italia unita attraverso altre ed importanti letture, partendo dalle pagine risorgimentali per arrivare poi alla costituzione italiana.
Forte del suo solito e travolgente entusiasmo, insomma, Benigni trasforma in uno show a tratti commovente il suo intervento al Quirinale per la cerimonia conclusiva dei 150 anni dell’Unità d’Italia, non rinunciando a ricordare, però, che Garibaldi ha anticipato anche l’idea di Europa. Sono seguite letture di brani tremendi dal fronte della prima guerra mondiale e il passaggio in rassegna dell’elenco dei nomi dei professori che nell’Italia di Mussolini rifiutarono di aderire al fascismo.
In tema di seconda guerra mondiale, ha commosso la lettura alcune lettere di condannati a morte della resistenza. L’ultima riguarda un ragazzo di 29 anni che scrive alla mamma «il tuo bambino muore senza paura».
«Ci sono bambini che hanno donato la vita per noi – conclude Benigni – C’é voluta tutta questa morte e questo orrore perché si potesse arrivare a scrivere queste parole», vale a dire la Costituzione italiana.
(Foto: ansa.it)
Stefano Gallone