
Sherlock Holmes, di elementare c’è solo il successo
Un’inedita avventura dell’investigatore privato più famoso della storia è il più grande successo cinematografico di queste festività natalizie
di Adriano Ferrarato
Londra, fine del 1800. L’investigatore privato Sherlock Holmes (Robert Downey Junior) e il suo fido collaboratore, il Dottor Watson (Jude Law) riescono a fermare e ad arrestare il pluriomicida Lord Blackwood (Mark Strong), colpevole di aver ucciso alcune donne a scopo rituale. L’assassino però riesce a sopravvivere alla condanna dell’impiccagione e risorge inspiegabilmente dalla sua tomba. Spetta al formidabile detective far luce su un mistero in cui la magia sembra prendere il sopravvento sulla realtà.
Fenomeno al botteghino di queste festività natalizie, “Sherlock Holmes”, film diretto da Guy Ritchie porta in sala una storia inedita del personaggio creato dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle, in una rappresentazione però, che si discosta ampiamente da quella più conosciuta attraverso la letteratura.
Chi infatti si aspettava un investigatore più equilibrato e meno dinamico resterà indubbiamente sorpreso nel dover apprezzare un protagonista alquanto bizzarro, disordinato e pieno di vizi. Un ubriaco indagatore che sperpera il suo tempo libero in compagnia di qualunque cosa si trovi dentro una bottiglia e spesso dedito alle scommesse e ai combattimenti clandestini. Incapace talvolta di compiere azioni comuni ma da una mente pulsante incredibile, dotato, secondo quanto viene trasmesso allo spettatore, di una velocità di analisi deduttiva incredibile. Nella pellicola questo contrasto tra un Holmes eccellente e razionale e l’uomo dall’ego viziato e dissoluto è perfettamente reso e soprattutto è assai credibile e ben interpretato.
Ottimamente raffigurato è anche il rapporto di amicizia tra il detective e il suo assistente Watson, il cui ruolo nel film non è assolutamente marginale e che riveste ampia importanza anche nell’evoluzione della storia della pellicola. Elegante, posato, formale e apparentemente tutto d’un pezzo, il dottore non esita a usare le mani quando necessario pur di aiutare il suo compagno, dal quale suo malgrado è carismaticamente attratto nonostante l’amore per la bella Mary (interpretata da Kelly Reilly).
Una sorta di “amicizia omosessuale” in cui i due, in un continuo dialogo fatto di divertenti incomprensioni e battute non scontate e sagaci, rendono l’atmosfera della pellicola meno cupa ma nello stesso tempo non vengono ad ogni modo meno alla serietà qualitativa di un dualismo storico che le loro avventure raccontate nei libri hanno portato a conoscenza. Non a caso anche Irene Adler (Rachel Mc Adams) la donna di cui Holmes è innamorato nonostante la sua bellezza, inadatta al suo personaggio di ladra, ha comunque un ruolo di secondo piano.
La trama è vivace, accattivante. Attuale nei contenuti nonostante l’ambientazione classica. Porta lo spettatore a chiedersi come il cattivo interpretato da Mark Strong compia alcune azioni inverosimili e alterna momenti di dinamismo incredibile (scazzottate, inseguimenti, esplosioni) a situazioni di calma apparente in cui gli stessi personaggi aiutano il pubblico in sala ad una riflessione attiva sull’indagine: una sorta di CSI dove ogni elemento non è assolutamente disposto a caso e che alla fine avrà la sua fondamentale funzione nella soluzione di tutti gli enigmi. Unica nota stonata è il doppiaggio, che non rende alcuna giustizia agli attori.
Interessante poi è la visione di altri due personaggi del film: l’ispettore Lestrade (Eddie Marsan), che si avvale dell’aiuto di Holmes pur tradendo comunque una certa invidia nei suoi confronti per il formidabile intuito e Lord Blackwood, un cattivo il cui spessore però non riesce ad eguagliare minimamente quello caratterizzato dalla recitazione di Robert e Jude.
La società raccontata in questo spettacolo è quella di una Londra che si avvicina al Novecento, presentando però le caratteristiche tipiche della modernità: massificazione, industria, depravazione e l’esistenza di una classe politica dalla facile corruzione e dove basta veramente poco per gettare tutto e tutti alle ortiche e nel panico. La Londra di “Sherlock Holmes” è la vita di oggi, dove i vizi superano la virtù e solo chi ha la capacità di vedere attraverso la realtà dei fatti riesce a dare un senso a quello che in apparenza è inspiegabile. E per questo che dovete andare assolutamente a vedere questo film. Perchè è elementare che vi piacerà.
Bhe io sono abituata al vecchio Sherlock, quello dei libri, e nel mio immaginario infantile è molto meno muscoloso di Robert Downey Jr..più british insomma. Non so se lo voglio cambiare a favore di una versione più moderna, mi piace tanto così com’è.