Senato: il falso problema dell’elettività

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Questa discussione sulle riforme costituzionali sta diventando sempre più assurda. E non è una questione di quale parte si è deciso di sostenere. Sia le forze di maggioranza che quelle d’opposizione, infatti, non stanno portando argomenti validi.

IL VERO PROBLEMA - Da una parte ci sono Renzi e la Boschi i quali sostengono che la non elettività del Senato è sacra. Dall’altra, il Movimento 5 Stelle che lancia l’hashtag #SenatoElettivo e i parlamentari di Sel che presentano una vagonata di emendamenti. Peccato che se la riforma sia buona o meno, non dipenda dall’elettività della cosiddetta Camera alta. Il cuore della questione è un’altra, e cioè cosa dovrà fare il Senato, quali saranno le sue competenze. Come ha scritto anche Stefano Rodotà, tutti sono d’accordo nel dire che il Senato non dovrà più votare la fiducia al Governo. Ma per il resto? Già sulla legge di bilancio, i pareri sono divergenti. E poi, il Senato avrà potere d’inchiesta? Sarà vincolante il suo parere in materia di nomine governative? I senatori potranno esprimersi sulle autorizzazioni a procedere, sull’eleggibilità dei parlamentari e sui diritti fondamentali? Se il Senato non conterà niente e su queste tematiche non sarà chiamato a dire la sua, allora tanto vale chiuderlo.

Senato

OGNI COSA A SUO TEMPO - Il problema dell’elettività esiste se si prende in considerazione il combinato disposto di riforma costituzionale e legge elettorale. Con l’Italicum, infatti, i deputati verrebbero scelti dalle segreterie di partito tramite le liste bloccate e per il Senato ci sarebbe un’elezione di secondo grado. I cittadini, di fatto, non conterebbero nulla. Ma la discussione andrà fatta in Senato quando si dovrà approvare la legge elettorale, e non adesso che al centro dell’attenzione c’è una riforma che ha tanti difetti (non ci sono i referendum propositivi, c’è ancora l’immunità per i senatori) ma non quello della non elettività.

COME FANNO GLI ALTRI - Quali competenze ha il Senato in altri paesi europei? In Inghilterra la House of Lords non può sfiduciare l’esecutivo e il suo consenso non è necessario per i cosiddetti Money Bills, cioè le leggi in materia finanziaria. Per tutte le altre leggi, però, il voto della Camera alta è necessario. La House of Commons, però, se la House of Lords non approva una legge, può superare questa sorte di potere di veto approvando il progetto in due sessioni diverse a distanza di un anno. Negli Stati Uniti d’America, il Senato deve dare il suo consenso alle nomine presidenziali dei funzionari federali come i Segretari e i giudici della Corte Suprema. In Francia il Senato non vota la fiducia al Governo, entrambe le Camere però sono titolari della funzione legislativa e di quella di revisione costituzionale. Il Parlamento francese, però, è particolarmente debole in quanto se le due Camere sono in disaccordo su un disegno di legge, il Primo ministro può convocare una Commissione bicamerale paritetica di conciliazione e successivamente l’esecutivo può far votare solo l’Assemblea Nazionale. In Germania, il Bundesrat è alla pari del Bindestag solo in materia di revisione costituzionale e di leggi di interesse dei Laender.

Giacomo Cangi

@GiacomoCangi

foto: lasinistraquotidiana.it; unionesarda.it

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