San Marino, addio al paradiso fiscale?

Anno nerissimo per la Repubblica del Titano. 2,2 miliardi di euro lasceranno il paese grazie allo scudo fiscale, ma ci sarà un adeguamento con le norme UE

di Nicola Gilardi


Nella black list dei paradisi fiscali non c’è più San Marino. Questo grazie ai provvedimenti riguardanti i capitali nelle banche. In molti erano attratti dall’affidare il proprio denaro alle banche del Titano per almeno due motivi: il segreto bancario, che permetteva di creare conti intestati a società di dubbia provenienza e, in secondo luogo, pagare meno tasse.

Quest’anno però sarà l’anno horribilis della repubblica sanmarinese. Si prevede, grazie allo scudo fiscale, il rientro in Italia di 2,2 miliardi di euro, un’emorragia imponente che potrebbe portare non pochi problemi all’economia del paese. Attraverso il cambiamento di rotta che lo ha portato ad uscire dalla lista nera, San Marino si candida ad entrare a pieno titolo nell’Unione Europea, che potrà così contare su 30mila abitanti in più.

Le conseguenze di questo adeguamento sono importanti: il segreto bancario verrà fortemente depotenziato, sarà più difficile riuscire ad evadere le tasse e verrà fortemente contrastato il riciclaggio di denaro proveniente da attività criminali. Questo perché la polizia, in situazioni di necessità, avrà accesso a tutte le informazioni dei conti.

Importante è inoltre la tassazione degli utili per le imprese nate nella piccola Repubblica, ma operanti prevalentemente in Italia, che in sostanza non potranno pagare le tasse a San Marino, che sono molto inferiori a quelle italiane, ma dovranno darle proprio alle casse dello Stato italiano.

La posizione della Repubblica del Titano era diventata molto pesante, l’iscrizione nella lista nera e le pressioni dell’Ocse hanno fatto propendere la Banca Centrale di San Marino verso un’armonizzazione delle normative con quelle europee. Sostanzialmente le leggi c’erano già da quattro anni, ma aveva prevalso una interpretazione piuttosto blanda che ha certamente favorito tutti coloro che avevano interessi nel non dichiarare il proprio denaro in Italia.

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