Ryanair e il problema sicurezza: nuova denuncia da parte dei piloti. È scontro

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Un aereo Ryanair in volo

Roma – Ancora una volta si torna a parlare del problema sicurezza per la compagnia irlandese Ryanair. L’ultima denuncia in merito è arrivata dai piloti del Ryanair Pilot Group, un sindacato non riconosciuto però dal vettore irlandese. I piloti lamentano le scarse qualità assicurate ai passeggeri, e affidano le proprie impressioni a un documento ufficiale.

Nonostante l’avversione da parte della compagnia, il Ryanair Pilot Group sta cercando di organizzarsi al meglio e garantire tutela adeguata ai propri iscritti. Di recente ha condotto anche un sondaggio, con cui ha chiesto proprio ai piloti quale fosse il loro parere in tema di sicurezza. Il risultato del test non è stato proprio edificante per Ryanair. Addirittura l’89% dei piloti ritiene infatti che sulla tematica, la compagnia low cost non sia affatto trasparente. Tuttavia dalle interviste condotte tra mille piloti, emergerebbero anche ulteriori problematiche da non sottovalutare.

Per esempio i due terzi degli intervistati hanno confessato di evitare di chiedere informazioni per paura di possibili ripercussioni, primo fra tutti il licenziamento. Altro dato negativo, il fatto di doversi recare sul posto di lavoro anche quando si è malati, sempre per paura di eventuali ritorsioni. Tra gli altri fattori che scontentando i piloti anche i contratti di lavoro non soddisfacenti, e le troppe spese cui son costretti loro malgrado, dalle divise alle spese per l’alloggio.

Da parte sua Ryanair si è affrettata a smentire le accuse, e ha anzi criticato la controparte accusandola di non essere un sindacato indipendente, e inoltre privo di autorevolezza. Da tempo però la società si oppone al fondamentale ruolo dei sindacati, con i quali sembra non voler aver alcun tipo di rapporto. La polemica avrà senza dubbio ulteriori strascichi anche nelle prossime settimane.

Nei giorni scorsi era stato lo stesso Ryanair Pilot Group a denunciare la chiusura del proprio account su Twitter e Facebook. In questo caso l’azienda si è giustificata sostenendo che la presenza sui social network potesse cagionare dei danni all’azienda.

Angela Piras

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