
Roma: sabotate obliteratrici per protesta contro l’Atac
ROMA – «Atac, non ti pago». È questo lo slogan con il quale un folto movimento di protesta si porta avanti nella sua manifestazione di dissenso nei confronti della nota azienda di trasporti della capitale italiana. Questa mattina, alla fermata metro della linea A Subaugusta, dunque, una trentina di attivisti hanno letteralmente siliconato le obliteratrici che consentono l’ingresso in banchina previo utilizzo del regolare biglietto il quale, esattamente da oggi, ha visto aumentare il suo prezzo addirittura del 50%, passando, così, dal costo di 1 euro a quello di 1,50.
La rabbia di gran parte dei cittadini era già stata manifestata diverso tempo prima della messa in atto della drastica decisione comunale, dissenso incentivato, inoltre, dal mancato aumento proporzionale sia della qualità che della quantità degli stessi trasporti.
In piena crisi nazionale, dunque, anche da questo lato gli italiani, in particolare i cittadini romani ma non solo, vedono incrementarsi le difficoltà quotidiane anche da un punto di vista prettamente logistico: studenti, lavoratori già con netti tagli ai salari sulle spalle e, il più delle volte, precari dovranno, dunque, far fronte all’aumento anche dei prezzi degli abbonamenti mensili nonché all’eliminazione totale delle riduzioni, pratica che costringerà (a quanto pare) all’acquisto di abbonamenti annuali con il rischio di non usufruirne a pieno regime (uno studente fuori sede, ad esempio, difficilmente resterà in città esattamente 365 giorni all’anno).
Ad ogni modo, la protesta di questa mattina ha letteralmente visto sabotare, dunque, le obliteratrici della fermata metro di Subaugusta tra il fervore generale degli affluenti e il continuo distribuire volantini adibiti a spiegare dettagliatamente i motivi della protesta. Onde evitare il potenziale disservizio per gli utenti, poi, sono state aperte le uscite di emergenza in modo da cercare di non destare pericoli sulle banchine.
Sul volantino distribuito si specifica l’indisponibilità dei protestanti a di contribuire al ripianamento dei bilanci in rosso provocati dalla giunta Alemanno con relativo aumento del costo dei servizi e tagli al personale a ciò che, per contro, dovrebbe essere inteso, invece, come un bene comune e appartenente alla collettività.
(Foto: roma.corriere.it / contropiano.org)
Stefano Gallone