
#RIVOLUZIONECREATIVA, la mobilitazione dei professionisti della mente
Cosa succede quando si unisce un termine a cui la letteratura sulla pubblicità ha dedicato volumi su volumi, la “rivoluzione creativa” di William Bernbach, con il colore che, nell’antica Grecia, veniva fatto indossare ai pazzi per distinguerli dai sani di mente (il giallo)? Succede che nasce #RIVOLUZIONECREATIVA, un movimento che, come un fiume in piena, ha inondato in pochi giorni i profili Facebook e Twitter di vari professionisti (e non solo) col suo brillante colore giallo, diffondendo un’importante petizione pubblicata sul sito change.org, che solo nei primi 5 giorni dalla sua creazione ha raccolto ben 4700 firme, tra le quali quelle di alcuni grandi nomi dell’informazione, dell’editoria, del mondo pubblicitario e dello spettacolo italiano.
IL VALORE DELLA CREATIVITÀ – La “rivoluzione creativa” di cui parliamo, però, non è quella di Bernbach, il famoso pubblicitario attivo negli anni ’60 e autore, tra le tante, della celebre campagna Think small del maggiolino Wolksvagen, è un vero e proprio cambiamento sociale, mentale, culturale. È La rivoluzione della creatività, per la creatività e con la creatività voluta da Alfredo Accatino, direttore creativo dell’agenzia Filmmaster Events e realizzatore di eventi come le Cerimonie delle Olimpiadi Invernali di Torino nel 2006 o del più recente Calzedonia Summer Show di Rimini. La #RIVOLUZIONECREATIVA è nata nel mese di ottobre 2011 grazie ad una “Lettera aperta ai creativi e ai lavoratori della mente”, nella quale Accatino ipotizzava di tutelare e difendere i diritti di una categoria trasversale di professionisti operativi in tutti gli ambiti delle espressioni creative e di operare un cambiamento per la riforma del diritto d’autore, con l’obiettivo, attento anche alle necessità della società e dell’economia italiana, di rilanciare in maniera radicale il ruolo della creatività, della ricerca, delle culture giovanili e della tutela delle professioni creative. Il grande successo riscosso da questa semplice proposta è stato talmente vasto da aver permesso la costruzione di un vero e proprio progetto programmatico: è nato così il sito creativi.eu, con una chiara rivendicazione: «chiediamo il riconoscimento della valenza strategica di creatività e ricerca tecnologica per il rilancio del Paese. Con l’impegno di Governo e forze politiche a individuare iniziative a sostegno, riformulando diritto d’autore e tutela delle idee. Con l’impegno dei creativi a aumentare la partecipazione alla vita sociale e politica».
CIFRE CHE PARLANO CHIARO – La richiesta di Accatino si basa su un dato di fatto: come emerge, infatti, dal rapporto 2013 di Unioncamere e Fondazione Symbola, sono ben due milioni, infatti, i professionisti del settore che operano nel nostro Paese, i quali contribuiscono a formare il 5,8% del Pil nazionale (pari a 80.8 miliardi di euro), con elevatissimi livelli di crescita nell’area del web e della produzione di contenuti. Copywriter, art directors, grafici, designers, giornalisti, bloggers, professionisti della moda, dello spettacolo, dell’industria culturale, dell’editoria e dei media: spesso questi “artigiani della creatività” operano come professionisti autonomi (spesso prigionieri della gestione separata INPS), ma rappresentano anche il cuore produttivo di 350.000 aziende italiane. Non hanno un nome definito, possiedono un alto livello di formazione, conoscono altre lingue e hanno frequenti interscambi con l’estero, hanno quasi sempre meno di 35 anni, sono attivi in tutto il territorio nazionale e sono, per giunta, ignorati da governo e istituzioni.
IL PROGRAMMA – Sul sito creativi.eu è possibile visionare i venti punti programmatici di questa ambiziosa ma estremamente necessaria petizione, che intende riformulare e proporre le leggi per la tutela del diritto d’autore, adattando le disposizioni in materia alle esigenze dei tempi. Si chiede, ad esempio, l’istituzione di un fondo di solidarietà (inserito nel contratto o contestuale alla prestazione d’opera, per aiutare professionisti in difficoltà) e la creazione di forme contrattuali innovative che tengano conto della specificità delle professioni creative, della loro valenza strategica e della loro fragilità. Il valore dei giovani, tanto decantato della politica ma in fondo poco considerato, viene abbracciato dalla petizione attraverso la riformulazione dell’apprendistato e la regolazione del sistema stage e, soprattutto, attraverso la richiesta di reali e adatti incentivi per le assunzioni e per le imprese che operano nel settore della creatività. Si auspicano, inoltre, agevolazioni fiscali per la “cessione del diritto d’autore” per chi svolge attività creativa e, ancor più necessaria, si richiede l’espansione applicativa del concetto di “diritto d’autore” a nuove categorie, forme espressive e tecnologie, al fine di ridurre quelle disparità di trattamento che non tengono conto dei continui cambiamenti tecnologici e sociali che avvengono, seppur lentamente, nel nostro Paese. E ancora, si chiede l’adeguamento legislativo e d’indirizzo del concetto di “idea software” e “brevetto astratto”: concetti che, ancora oggi, appaiono privi di rilevanza e tutela giuridica.
Il nostro Paese ha davvero bisogno di una rivoluzione, ma di una rivoluzione che sia prima di tutto culturale in grado di attuare un immediato cambiamento di rotta che abbia la forza necessaria ad allontanarci da quel terribile buco nero, economico e intellettuale, che sembra essere prossimo a inghiottirci. Affinché la petizione possa ritenersi valida, servono soltanto 600 firme. Qui trovate il link per apporre la vostra.
David Di Benedetti
@davidibenedetti