Riforme: ok della Camera, ma è caos in Forza Italia

Passano le riforme di Renzi in seconda lettura: si supera il Senato e si riorganizzano le regioni, mentre FI è lacerata al suo interno. Come finirà?

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Matteo Renzi (economiasicilia.com)

Passa a Montecitorio la seconda lettura della Riforma costituzionale in una giornata politica ad alta tensione. La Camera dei Deputati ha dato il suo ok al Ddl Boschi che prevede il “superamento del Senato”, non più eletto dai cittadini, nonché la riorganizzazione del Titolo V sui rapporti fra stato centrale e regioni. Su 489 presenti, i voti favorevoli sono stati 357, i contrari 125 e sette gli astenuti. Il Movimento 5 stelle non ha partecipato al voto e Forza Italia ha votato contro, dopo la rottura del Patto del Nazareno a seguito dell’elezione del Presidente Sergio Mattarella.

GIRO DI BOA - Quella del partito di Berlusconi è una giornata lacerante sopratutto per il nervosismo che anticipa l’imminente sentenza della Cassazione sul processo Ruby; e fra poche ore si saprà se all’ex cavaliere verrà inflitta un’ulteriore sentenza definitiva oppure verrà confermata l’assoluzione in appello. Con questo voto, le riforme fanno il loro giro di boa e il tutto passa al Senato per il terzo round: la stessa costituzione chiede una doppia lettura nei due rami del Parlamento a maggioranza qualificata per riformarsi; in questo caso il governo ha sempre annunciato che l’intero provvedimento verrà sottoposto a referendum popolare confermativo una volta emendato dal parlamento. Ad ogni modo il Ddl Boschi prevede una sola camera eleggibile dai cittadini, mentre il Senato avrà molti meno poteri e verrà superato il bicameralismo: innanzitutto non potrà più votare la fiducia ai governi in carica, mentre la sua funzione principale sarà quella di “funzione di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica”, che poi sarebbero regioni e comuni.

Potere di voto vero e proprio invece il Senato lo conserverà solo riforme costituzionali, leggi costituzionali, leggi sui referendum popolari, leggi elettorali degli enti locali, diritto di famiglia, matrimonio e salute e ratifiche dei trattati internazionali. Con la modifica del Titolo V – invece –  viene rovesciato il sistema per distinguere le competenze dello Stato da quelle delle Regioni. Sarà lo Stato a delimitare la sua competenza esclusiva (politica estera, immigrazione, rapporti con la chiesa, difesa, moneta, burocrazia, ordine pubblico, ecc.). Su questi capisaldi, il governo porta a casa un risultato positivo e Renzi esulta su twitter anche se la minoranza del Pd minaccia una rottura quando arriverà l’approvazione dell’italicum.

 

DRAMMA FORZA ITALIA – Ma è Forza Italia il partito in difficoltà, soprattutto in questa fase di retromarcia rispetto alle istanze riformiste dei mesi scorsi. Certo, in prima linea per il no, c’era il capogruppo Renato Brunetta: «Lei, signor presidente del Consiglio che non c’è» –  ha tuonato –  «ha tradito la nostra fiducia, per il potere. Questa riforma si è trasformata in un fantasma che si aggira nella nostra democrazia, una democrazia trasformata in una democratura». La novità di queste ore però è costituito dal documento di “distinguo” da parte di un gruppo di parlamentari capeggiati da Verdini e firmato – fra gli altri – dalla Santanché. I riformisti all’interno di Forza italia  si rivolgono direttamente a Berlusconi affermando:

Il gruppo non è né unito né persuaso dalla linea che è stata scelta. Desideriamo rappresentarti il nostro profondo disagio e dissenso rispetto alla decisione di votare contro le riforme istituzionali all’esame della Camera. Siamo infatti convinti della bontà del percorso che era stato avviato con il cosiddetto ‘patto del Nazareno‘, un percorso che ci aveva rimesso al centro della vita politica del Paese e che ci aveva consentito di partecipare ad un processo di riscrittura della Costituzione che per la logica fisiologia della politica non poteva che avere natura ‘compromissoria’.

Siamo altresì persuasi che la conduzione del nostro gruppo parlamentare mostri quotidianamente un deficit di democrazia, partecipazione ed organizzazione: non è pensabile, per rispetto dell’intelligenza di tutti, che si continui a riunirsi per ratificare decisioni già prese altrove e che magari Ti vengono rappresentate come decisioni unitarie del gruppo. Con altrettanta lealtà ti diciamo che non comprendiamo come in questi ultimi mesi si sia persa la cognizione di quali siano i luoghi decisionali all’interno del Partito, e crediamo di doverTi rappresentare la necessità che ad ogni livello sia recuperata una piena democrazia degli organismi, partendo dalla centralità dei gruppi parlamentari e dal loro diritto di autodeterminare i propri organismi.

E adesso – si chiedono in molti – come finirà la lacerazione dentro il centrodestra, in discesa nei sondaggi e disorientato dalla rottura con Renzi? Troverà una quadra intorno al suo leader storico?

Giuseppe Trapani

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