
Riforma del Senato: guida alle bugie di politici e giornali
Oggi, se i tempi verranno rispettati, il Senato sarà chiamato al voto finale sulla riforma costituzionale che prevede il superamento del bicameralismo perfetto. Sia in aula che sui giornali se ne sono dette di tutti i colori, comprese alcune bugie a cui è bene non credere. Ecco una piccola guida per non essere ingannati.
“Abolizione del Senato“. Chi lo dice, mente sapendo di mentire. Il Senato continueranno ad esistere, ma i senatori verranno (non) eletti in maniera diversa e le competenze non saranno più le stesse di prima. Si consiglia di andare a leggere sul dizionario il vero significato del termine abolizione. Qualcuno potrebbe rimanere sorpreso.
“Con la nuova legge elettorale la più grande delle minoranze diventerà maggioranza“. Questo meccanismo c’è già e, a meno di una clamorosa inversione di tendenza degli elettori, continuerò a essere così indipendentemente dalle riforme. La vera maggioranza, infatti, è quella composta dagli italiani che il giorno delle elezioni restano a casa. Due esempi. Alle politiche del 2013, gli astenuti furono più di 11 milioni e mezzo. Il primo partito, il Pd, prese meno di 9 milioni di voti. Alle europee di fine maggio, Renzi ha trionfato conquistando 11.203.231 italiani. Ma quelli che non andarono al seggio furono più di 21 milioni. Tutti i partiti, anche i più grandi, sono minoranze. Fatevene una ragione.
“Basta con governi non eletti da cittadini“. Dal dopoguerra ad oggi, nessun Governo è mai stato eletto dai cittadini. Gli elettori votano per rinnovare il Parlamento, che non è un sinonimo di Governo ma un’istituzione a sé stante. Se non si è convinti, si legga il secondo comma dell’articolo 92 della Costituzione: «Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri». Magari prima di parlare della Costituzione e delle sue eventuali riforme, bisognerebbe almeno leggerla.
“La riforma costituzionale farà risparmiare soldi allo Stato“. Seguendo questa logica, allora bisognerebbe chiudere Senato e Camera, abolire le elezioni – visto che comportano una spesa di denaro pubblico – ed instaurare un regime autoritario. Insomma, demagogia al 100%.
“Il patto del Nazareno è pubblico“. Per quello che ne sanno i comuni cittadini, tale accordo fra Renzi e Berlusconi potrebbe anche consistere nel votare le riforme a patto che il Milan venda Balotelli alla Fiorentina. E non è vero che riguarda esclusivamente la riforma costituzionale e la legge elettorale. Lo sanno tutti che a Berlusconi del Senato e dell’Italicum non gliene può fregare di meno. Da quando scese in campo vent’anni fa, il leader di Forza Italia ha un solo pallino: la giustizia. Ma non quella del paese, la sua. E, guarda caso, non si parla più di legge sul conflitto d’interessi, di legge antitrust sulle televisioni. Che coincidenza.
“Bisogna fare le riforme ma non utilizzarle subito“. Dal momento in cui si approva una nuova legge elettorale – e a maggior ragione in questo caso in cui vengono cambiati gli equilibri costituzionali – il Parlamento precedente viene di fatto delegittimato. E considerando che c’è pure una sentenza della Corte Costituzionale la quale ha stabilito che la legge elettorale con cui l’attuale Parlamento – che sta per cambiare la Costituzione – è incostituzionale, la delegittimazione si spreca. Non è un caso che le leggi elettorale vengono cambiate alla fine della legislatura. Non si dicano bugie e la si dica tutta: si devono fare subito la riforma costituzionale perché lo ha chiesto Napolitano che vuole andare a godersi la pensione.
“Non bisogna sprecare tempo“. Vero, ma non tutti quelli che si oppongono non alle riforme ma a QUESTA riforma costituzionale vogliono sprecare tempo. Un conto è presentare emendamenti per cambiare il nome della Camera dei Deputati in Gilda dei Deputati e cose del genere. Altro discorso, invece, è chiedere che si discuta senza posizioni prese in partenza sulle competenze del futuro Senato. Perché se di fatto non potrà fare nulla di rilevante, allora tanto vale chiuderlo per sempre. Questa si che sarebbe una vera semplificazione.
“O liste bloccate o preferenze“. Stupidaggine enorme. Esistono soluzioni alternative alle liste bloccate che tolgono il diritto ai cittadini di scegliersi i suoi rappresentanti e alle preferenze che sfociano spesso nel voto di scambio. Un esempio: i collegi uninominali. Se i partiti devono per forza scegliere un solo candidato, sono naturalmente portati a scegliere il migliore. Inoltre, questo sistema, che altro non è se non quello usato per scegliere i sindaci, ha dimostrato che fa superare i pregiudizi ideologici. A Perugia, Livorno, Parma e Bologna hanno vinto dei candidati che alla vigilia non avevano mezza chance. Poi però sono stati eletti perché loro – e non il partito di appartenenza – erano migliori degli avversari. Queste cose i politici le sanno, ma fanno finta di niente.
Giacomo Cangi
foto: telegraph.co.uk