
Riaprono le scuole, tornano i pidocchi
Pensando al mese di settembre viene spesso in mente la fine delle vacanze, il ritorno al lavoro o all’università e per i giovanissimi il suono – tanto odiato – della campanella a scuola. Ma per la Società Italiana di Infettivologia Pediatrica (SITIP) settembre coincide soprattutto con il riemergere della pediculosi, una parassitosi molto frequente causata dai pidocchi, che colpiscono ogni anno nel mondo dai 6 ai 12 milioni di bambini tra i 3 e gli 11 anni.
Come sottolinea Susanna Esposito – direttore della UOC Pediatria 1 Clinica della Fondazione Policlinico di Milano e Presidente della Società Italiana di Infettivologia Pediatrica (SITIP) – la diffusione della pediculosi, ogni anno nello stesso momento, è dovuta al maggior contatto dei bambini con diversi parassiti durante l’estate e le vacanze, nonostante i bagni frequenti e il tempo trascorso all’aria aperta. Una volta tornati a scuola, è facile capire come la trasmissione tra compagni sia semplice e veloce.
Ma cosa sono esattamente i pidocchi? Si tratta di minuscoli insetti che vivono sul cuoio capelluto e solo occasionalmente su ciglia e sopracciglia nutrendosi del sangue. Si riproducono attraverso uova – chiamate lendini – allungate, traslucide, poco più piccole di una capocchia di spillo, di colore bianco o marrone chiaro, che si attaccano tenacemente al capello, in genere dietro le orecchie e sulla nuca. Le cause di una rapida diffusione tra individui sono da ricercarsi nel contatto diretto o indiretto, come con lo scambio di pettini, accessori per capelli, cuscini o sciarpe. E’ per questo che avere i pidocchi non è sinonimo di una scarsa igiene, anzi – scrive la Sitip in una nota – di solito, è vero il contrario. Il prurito che essi provocano è causato invece dal liquido che depositano sul cuoio capelluto mentre pungono.
Il vostro bambino è vittima dei pidocchi? Niente paura, non allarmatevi. È bene sapere che non esistono prodotti preventivi della parassitosi, ma una volta contratta è utile l’applicazione di prodotti a base di piretrina in mousse o permetrina in gel o creme da lasciar agire per almeno 10 minuti. Spiega Susanna Esposito: «Cercate di sfilare manualmente tutte le uova rimaste oppure utilizzate un pettine a denti molto fitti, pettinando accuratamente ciocca per ciocca partendo dalla radice. Ripetete il trattamento completo dopo 7 giorni». Diversi sono gli accorgimenti da adottare in casa: «Disinfettate le lenzuola, i cuscini, pupazzi di pezza e gli abiti (soprattutto i cappelli e i caschi delle moto). Lavateli in acqua calda o a secco, oppure lasciateli all’aria aperta per 48 ore. Pulite accuratamente pettini e spazzole, immergendoli in acqua calda per 10 minuti e/o lavandoli con shampoo. Evitate di prestare e scambiare oggetti personali, come pettini, sciarpe, cappelli, caschi, spazzole, salviette». E, ancora, aggiunge la specialista: «Evitate di ammucchiare capi di vestiario, chiedendo che a scuola, in piscina e in palestra siano assegnati, se possibile, armadietti (e lettini e cuscini alla scuola materna) personali». Senza dimenticare, infine, di controllare periodicamente e accuratamente i capelli del bambino, soprattutto a livello della nuca e dietro le orecchie.
L’unica forma di prevenzione che si può adottare è di tipo “sociale”, ovvero nei confronti delle persone che ci circondano. Se il nostro bambino è stato contagiato, è bene informare la scuola o gli ambienti frequentati, senza imbarazzo o vergogna: sarà utile per permettere agli altri di comportarsi adeguatamente, interrompendo così la catena di trasmissione.
Per l’effettiva guarigione sono sufficienti due o tre trattamenti ben fatti. Inoltre, se risultano utili le disinfestazioni dei vestiti e oggetti personali per eliminare le uova – capaci di rimanere vitali per più di dieci giorni – a nulla servono le disinfestazioni degli ambienti: i pidocchi lontani dalla cute umana non sopravvivono per più di 24 ore.
Giulia Dell’Uomo
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