
Riaperta l’inchiesta sul caso Bergamini: fu evirato
ROMA – È stata riportata alla luce la perizia del dottor Francesco Maria Avato risalente al 1990, secondo la quale Donato Bergamini, calciatore del Cosenza ed ex Roma e Milan, fu percosso e colpito ai genitali, quindi evirato e morto dissanguato.
L’esperto Roberto Testi, nominato dalla Procura competente di Castrovillari, ha confermato che il corpo di Bergamini era già adagiato, senza vita, sull’asfalto della statale 106 prima di essere investito dal camion.
Lo stesso Testi, nei giorni scorsi, ha dichiarato che «era già tutto scritto nella perizia di Avato. Se nelle nostre, quindi, ci sono novità interessanti, è solo perché all’epoca nessuno ha letto bene quella perizia». Testi, direttore di medicina legale dell’Asl di Torino, nonché docente di Criminalistica all’università del capoluogo piemontese, si sta occupando del caso in coppia con Giorgio Bolino, medico legale dell’Università La Sapienza di Roma.
A questo punto, dunque, cambia radicalmente la posizione di Isabella Internò, l’ex fidanzata del calciatore che, proprio la sera della sua morte (il 18 novembre del 1989), dichiarò di aver assistito al suicidio del suo compagno.
I Ris di Messina, inoltre, escludono l’ipotesi che vedrebbe Bergamini nelle vesti di corriere della droga: è stato, quindi, accertato che la Maserati del calciatore non disponeva di doppi fondi o vani occulti.
L’attenzione viene, così, completamente direzionata, ad oltre vent’anni di distanza, sulla vita privata del calciatore. Chi avrebbe mai potuto avere, infatti, interesse ad ucciderlo? E, di conseguenza, perché la perizia del dottor Avato non fu presa in considerazione?
(Foto: tgcom24.mediaset.it / leggo.it)
Stefano Gallone