
Respiro corto. Massimo Carlotto torna a tenerci con il fiato sospeso
Dal Nord Est italiano alla Francia del sud, dall’investigatore che l’ha reso famoso – Marco Buratti alias l’Alligatore – ad una donna sbirro «brutta, ribelle, cattiva e lesbica» come Bernadette Bourdet, da una criminalità nostrana e a tratti ‘casereccia’ ad un intrigo internazionale, dove entrano grandi colossi della finanza, giovani manager laureati senza scrupoli e provenienti da buone famiglie, uomini politici e agenti dei servizi segreti.
Questo il ‘salto’ di Massimo Carlotto, maestro italiano del noir, da meno di due settimane in libreria con un nuovo romanzo, Respiro corto. E in effetti è davvero corto e mozzato il fiato del lettore che si lanci nell’avventuroso intreccio costruito dallo scrittore nella sua ultima prova letteraria, già dalla critica definita come ‘romanzo corale’ per l’elevato numero di personaggi – almeno sei quelli principali – e per la vastità delle tematiche affrontate, tutte afferenti a quella che può dirsi non a torto una ‘criminalità globalizzata’ che lo stesso autore in qualche intervista ha chiamato «la Mafia del terzo Millennio». Una malavita del XXI secolo dove il traffico non è più quello di droga, ma piuttosto di organi umani e il commercio privilegiato quello di materiali radioattivi.
Lo scrittore usa il genere romanzo e la fiction per offrire un’analisi della realtà criminale come è andata modificandosi nell’ultimo decennio, quando ai boss tradizionali che imbracciavano le armi da fuoco si è andata sempre più sostituendo una nuova generazione di capi che sfrutta la tecnologia informatica come i primi mitra e kalashnikov. Questi sono Zosim, Sunil, Giuseppe e Inez – la Dromos Gang – rampolli di famiglie alto borghesi che incrociano i loro destini a Leeds, alla facoltà di Economia, e decidono di mettere il loro talento intellettuale al servizio del ‘male’. Sulla loro strada criminale, in una folle corsa verso la conquista di Marsiglia, si imbatteranno nella squadra guidata dalla poliziotta francese Bernadette Boudet (BB anche se nulla ha a che spartire con il mito sexy d’oltralpe, Brigitte Bardot), team dai metodi discutibili e di cui fa parte persino Esteban Garrincha, gangster in fuga dal Paraguay e inseguito dai narcotrafficanti: un fronte al servizio del bene e della giustizia che quasi sempre ha modi rudi e ai limiti dell’illegalità quanto le bande che va a combattere.
Molti i modelli e gli ispiratori riconosciuti per Respiro corto, a partire dal giallista francese che meglio ha raccontato la vita nei bassifondi marsigliesi, Jean-Claude Izzo, fino a maestri del noir americano come Don Wislow o Elmore Leonard, ma resta inconfondibile l’impronta e lo stile tipico di Carlotto, una scrittura veloce e ‘cinematografica’ che non contempla alcun tipo di ‘orpello’ o surplus narrativo con fini riempitivi e decorativi, ma va diritto al cuore delle vicende, al ventre molle di una società sempre più corrotta dove l’imperativo unico è quello del denaro e del profitto, dove non si guarda in faccia nulla e nessuno, dove vince chi arriva primo perché ha saputo essere più veloce degli altri. E più spietato.
Laura Dabbene