
Renzi, Putin e la ‘real-politik’
Renzi incontra Putin per ribadire il ruolo dell'Italia e gli interessi (anche) economici nelle crisi in Ucraina e in Libia. Quanto conta la real politik?
La mission russa di Matteo Renzi non era facile sopratutto dopo l’uccisione molto grigia di Boris Nemtsov, uno dei maggiori leader dell’opposizione che molto ha turbato e continuerà a scuotere l’opinione pubblica del paese.
UCRAINA E LIBIA, FRONTI CALDI – Tuttavia l’obiettivo del premier italiano era chiaro e puntava dritto dritto a quella politica (difficile) dell’inclusione di Putin dentro le operazioni di contrasto al terrorismo estremista e devastante dell’Isis. Libia e Ucraina del resto sono entrambi due fuochi caldissimi per la politica estera dell’unione europea e i due leader hanno quanto meno posto le basi per ritrovare il filo “rosso” del dialogo, dopo mesi di attrito fra Putin e la coalizione Nato sul fronte ucraino. Da qui le dichiarazioni di principio: improcrastinabili gli accordi di Minsk-2 (cioè le intese raggiunte il 12 febbraio da Russia, Ucraina, Francia e Germania), per i quali l’Italia darà tutto il suo appoggio. Rimangono sotto il tappeto le ultime – ma non meno importanti – situazioni controverse da parte russa le cui forze militari sono a tutt’oggi dentro i territori dell’est ucraina facendo registrare attimi di tensione tra guerriglieri filorussi e connazionali ucraini. Per non parlare della crisi umanitaria, degli sfollati senza cibo e medicinali la cui sicurezza è minacciata quotidianamente.
LA PARTITA ECONOMICA – Il premier Renzi, con questa visita al Cremlino, ha voluto incunearsi dentro la partita diplomatico-economica per marcare una certa distanza con i big four Usa, ran Bretagna, Francia e Germania: una vicenda – quella delle sanzioni a Putin - che molto probabilmente lo ha irritato, anche perché vi sono numeri che non quadrano. Secondo gli ultimi dati e a conti fatti, l’export americano in Russia è (paradosso) aumentato del 12% per un totale di 17 miliardi di dollari; mentre quello italiano (e tedesco) è sceso di altrettanti punti percentuale. E pare che Renzi – e non solo lui – si sarà chiesto dove fosse finito il principio dello sharing the pain (comuni sacrifici) quando l’intero G7 sanziona un paese in violazione del diritto internazionale.
REAL-POLITIK – Non è la prima volta che il nostro paese ci rimette rispetto ai paesi di prima linea quando vi sono crisi internazionali, soprattutto per i risvolti economico-industriali. La Libia fu a suo tempo un caso paradigmatico quando, cancellato Gheddafi, furono sbriciolati anni di accordi per filtrare l’immigrazione di massa e moltissimi altri accordi di tipo economico. In questo senso il nostro Paese avrebbe condotto un percorso di realismo diplomatico e di difesa dei propri interessi commerciali. Certo non si tratta di elevare sugli altari le azioni di Vladimir Putin, la cui presidenza è costellata di aggressioni espansionistiche spesso indifendibili; ma non si possono non registrare – sempre secondo questi dati – questi corposi progressi economici proprio dai paesi che inneggiano al fronte anti-Putin.
Secondo molti commentatori, Renzi ha voluto dire la sua mediando sull’Ucraina ma annettendo la Russia sugli scenari del Mediterraneo. Un pragmatismo utile anche sugli orizzonti di Expo a Milano quando – il prossimo 10 giugno – Putin verrà in visita per la giornata dedicata squisitamente al padiglione russo. Un spazio di real politik che fa tornare l’Italia nel campo di interlocuzione dopo le ancora non pervenute iniziative di Federica Mogherini e di Juncker, presidente di una Commissione Ue totalmente anonima e in profondo deficit di politica estera. Semmai ci fosse stata negli anni precedenti.