
Renzi ipertrofico, dal file excel al word cloud
Renzi da un estremo all'altro: dall'excel alla montagna di tweet a rischio ipertrofia linguistica, quando il paese chiede leggi scritte bene ed efficaci
Dal semplice file excel all’ipertrofia delle parole: che succede alla linguistica di Matteo Renzi, il primo premier under 40 della storia repubblicana e primo leader indiscusso della sinistra riformista?
MOVE FAST - Uno dei motivi del primo successo di Matteo Renzi è stato certamente quello della rapidità, come affermato dal “move fast and break things” dell’era social nella quale viviamo; l’idea, cioè, che bisogna essere schematici, veloci, irruenti e persino brutali nell’agire politico anche a costo che non tutto fili liscio, perfetto. Nessuno dimentichi l’allora sindaco di Firenze, quando poteva con disinvoltura picconare la politica romana a suon di post brevi, di hastag cinguettanti al sapore di cianuro, il cui effetto è stato devastante sopratutto per il PD. Non solo #enricostaisereno pronunciato in tv, ma viene alla mente quel famoso file excel nel quale Matteo Renzi – in illo tempore – avrebbe cambiato il nostro paese.
EXCELL – L’Italia aveva bisogno nientemeno che di una tabella, semplice e netta, dove incasellare quattro o cinque priorità, gerarchizzare le cose da fare e stabilire quando, come, dove agire.
Una riforma al mese. Una dinamica mai vista nei palazzi del potere, il quale fa della quantità di carta, di commi incomprensibili il proprio arsenale per lasciare tutti nella palude. Una burocrazia – va detto – già denunciata da Beppe Grillo attraverso la durezza e la rozzezza delle sue espressioni. E i parlamentari del movimento cinquestelle da mesi denunciano questa bulimia di testi, di decreti omnibus nel quale si annidano sprechi, malapolitica, rendite di posizione delle lobbies. E tuttavia non sempre la sintesi è sinonimo di cose buone: a suo tempo – era l’agosto del 2011 – la scarna lettera di Trichet-Draghi della Bce era un semplice foglio word, eppure preconizzava il commissariamento del paese a un passo dal baratro. E’ bastato un A4 per bruciare in un mega falò tre finanziarie di Giulio Tremonti e il malgoverno berlusconiano. Poi i due governi emergenziali di Monti e Letta, con quest’ultimo accoppato dall’excel inviato da Firenze.
BULIMIA TWITTERA - Adesso che fine ha fatto l’efficace strenua velocitas di Renzi? Con il linguaggio informatico si può dire che è stata gettata nel cestino per far spazio di nuovo alla mole di discorsi e di dichiarazioni, con l’aggravante della frammentazione e del disorientamento generale. Si ha la percezione che è solo cambiata la piattaforma (i social network) ma il risultato è di segno negativo; si è creato un nuovo glossario e una nuova simbolica ma alla base pochi risultati concreti. Ferruccio De Bortoli oggi – inaugurando il nuovo formato del Corriere della Sera – va giù duro come una scure:
Se vorrà veramente cambiare verso a questo Paese dovrà guardarsi dal più temibile dei suoi nemici: se stesso. Una personalità egocentrica è irrinunciabile per un leader. Quella del presidente del Consiglio è ipertrofica.
E l’ipertrofia di se stessi è qualcosa che non si è mai vista a sinistra il cui punto di distanza abissale culturale dal berlusconismo era proprio il rifiuto del solo uomo al comando, di un leader che annulla il passato e il futuro per porsi come eterno presente. Renzi deve uscire fuori da questo equivoco se vuole davvero passare alla storia di questo paese.
Governare è complicato e Renzi non può non averlo preventivato, ponderato. Ci si ostina a concedere al giovane premier italiano questo beneficio preventivo ma la corda sosciale del paese è tesa fino alla quasi rottura. Butti lo smartphone e trovi una via di mezzo fra l’excel disinvolto made in Florence e il milione di tweet che lo gonfiano di followers, i quali saranno sì “seguaci”, ma non anonimi e incantati ratti come nel pifferaio magico di Hamelin. L’Italia è un’altra cosa.