Recensione – Il Quinto Potere, Assange secondo Bill Condon

Il poster del film

Il poster del film

È atteso per più di qualche ragione Il quinto potere di Bill Condon (Dreamgirls, The Twilight Saga: Breaking Dawn), il film che, partendo dalla personalità complessa di Julian Assange, tenta di indagare sul significato sociale e filosofico di WikiLeaks, fenomeno mediatico straordinario e attualissimo. La regia di Bill Condon ha provato dunque a sviscerare i significati di una ricerca profonda che, condotta in tandem con lo sceneggiatore Josh Singer, dipana le matasse mediatiche e cibernetiche, diplomatiche e politiche, e porta in sala una pellicola ibrida, che è contestualmente film di spionaggio e thriller, documentario di finzione e dramma umano.

La storia de Il quinto potere inizia quando Assange (Benedict Cumberbatch), fondatore di WikiLeaks, incontra Daniel Domscheit-Berg (Daniel Brühl) con il quale condivide lo sviluppo della sua piattaforma on-line, un cuore protetto nel quale centinaia di informatori anonimi pubblicano informazioni riservate, per le quali è reputata necessaria la conoscibilità pubblica. Julian e Daniel condividono uno stesso pensiero, ovvero che la diffusione di queste notizie rappresenti la democratizzazione dell’informazione, un bilanciamento maggiore dei centri di potere usuali; sanno che per realizzarla, la segretezza delle loro talpe deve essere assolutamente garantita. E WikiLeaks ci riesce; dal 2006 la piattaforma rende note alcune informazioni scomode, dall’ordine di un assassinio in Somalia, ai documenti compromettenti per un colosso bancario svizzero, dalle prove di corruzione in Kenya, al manuale delle operazioni a Guantanamo. E tutto questo non è ancora nulla rispetto quello che farà nel 2010, quando l’organizzazione si troverà tra le mani una copia dei documenti più sensibili dell’esercito e della diplomazia americana, compresi i dispacci inerenti le guerre in Iraq e in Afghanistan. In un delirio di onnipotenza, Assange pubblicherà tutto integralmente, ma questa scelta gli costerà cara, perché Daniel sarà il primo a non riuscire a distinguere più la differenza tra democrazia e sicurezza, né ad individuare dove e a chi spetti tracciare questa linea di demarcazione.

Benedict Cumberbatch (Julian Assange) in una scena del film

Benedict Cumberbatch (Julian Assange) in una scena del film

WikiLeaks diventa la chiave per rimettere in discussione certezze ed equilibri cristallizzati. È una rivoluzione; ma ogni rivoluzione ha i suoi buchi neri e Condon riesce a non trascurarne nessuno perché, scelto un plot che si ispira ad una storia talmente attuale da essere ancora “in progress”, segue lo sguardo di Assange, ma si allarga anche a quello di Daniel e a quello dei giornalisti delle più grandi testate del mondo, fino ad arrivare a quello dei servizi segreti statunitensi, che si trovano davanti un potere diplomaticamente più pericoloso dell’atomica. Tutti loro arriveranno a chiedersi se WikiLeaks rappresenti una nuova forma di mezzo di comunicazione di massa posto a garanzia della libertà di espressione o, piuttosto, se esso non sia più simile ad una forma di spionaggio senza confini, in ragione del quale non c‘è spazio per preoccuparsi della sicurezza degli individui coinvolti. Se lo chiedono tutti, meno Julian Assange, interpretato ne Il quinto potere da un precisissimo Benedict Cumberbatch. A lui vanno i complimenti per aver con successo incarnato la profondità virale di un personaggio ambiguo quale è Assange, che è insieme hacker ed eroe eccezionale, enigma affascinante e rivoluzionario “anti-establishment”, James Bond idealista del giornalismo, ma anche un nemico pubblico arrogante, spericolato e fuorilegge, un paranoico ed eccentrico che, nel suo mondo visionario, resta un misto di luce ed oscurità. L’interpretazione di Cumberbatch non trascura nessuna di queste sfumature ma, anzi, nella sua poliedricità, stupisce. Non da meno la partecipazione di Daniel Brühl, coprotagonista del film, che nella sua interpretazione di Daniel Domscheit-Berg, rappresenta il volto umano di WikiLeaks, il limite dei processi di genialità. D’altra parte, il libro di Berg, Inside WikiLeaks, la mia esperienza al fianco di Julian Assange nel sito più pericoloso del mondo, è una delle prime fonti cui hanno attinto regia, produzione e sceneggiatura del film.

Oltre il lato umano di Daniel, Il quinto potere resta un film che, tra le sue atmosfere veloci, rievoca e ricostruisce il cyber spazio, anche nei sui verdi cromatici di base. L’Assange di Condon è a tutti gli effetti una dimensione parallela, futurista, ansiosa e paranoica, che solo in alcuni brevi momenti riesce ad entrare in contatto con l’umanità mortale, che appare al tempo stesso destinataria primaria e artefice atterrita dell’informazione di WikiLeaks. Non a caso, il Cablegate del 2010, conta le sue vittime non per il cedimento di WikiLeaks, che resta protetto, così come l’identità dei suoi informatori, ma per via di una debolezza diversa, ovvero il fattore umano, l’unica falla che Assange non aveva mai tenuto in considerazione.

Insomma, Il quinto potere mostra in modo decisamente interessante il ritratto di una delle personalità più controverse del nostro secolo, un uomo, per dirla con le parole di Domscheit-Berg – Brühl, «talmente tanto ossessionato dai suoi segreti, da aver inventato il modo di scoprire quegli degli altri». 

Valentina Malgieri

@V_Malgieri

 

Share and Enjoy

  • Facebook
  • Twitter
  • Delicious
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Add to favorites
  • Email
  • RSS

Ti è piaciuto questo articolo? Fallo sapere ai tuoi amici

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>

 
Per inserire codice HTML inserirlo tra i tags [code][/code] .

I coupon di Wakeupnews