
Questa settimana al cinema: Seth MacFarlane e l’orsetto imperfetto
Strano ma vero. Anzi, per molti, a ragione, si tratta forse di qualcosa che avrebbe potuto vedere la luce già diverso tempo fa. Ad ogni modo, l’ora è scoccata e il venerato Seth MacFarlane, già geniale ideatore statunitense tuttofare di serie televisive animate quali Family Guy (in Italia I Griffin), American Dad e The Cleveland Show (spin-off di Family Guy), sbarca anche al cinema con prodotti in carne e ossa. O quasi. Già, perché nella sostanza, nel caso del suo primo lungometraggio in qualità di regista e semi-attore, Ted (con Mark Wahlberg, Mila Kunis e un Giovanni Ribisi sempre troppo sottovalutato per le sue potenzialità camaleontiche almeno da grande schermo), a dominare la scena è una versione completamente sovvertita del concetto stesso di “orsacchiotto” compagnone. La pellicola, infatti, è malignamente incentrata (sfruttando, a detta dello stesso MacFarlane, tutte le possibili potenzialità tecnologiche ineditamente per una normale commedia di genere) sul trentacinquenne John Bennett che, pur essendo ormai adulto e vaccinato, non riesce a distaccarsi da ciò che un innocente desiderio infantile ha trasformato in realtà: fare del tenerissimo orsacchiotto ricevuto come regalo di Natale da bambino un essere animato e vivo in tutto e per tutto. Detto fatto: trent’anni dopo, i due vivono assieme al ritmo di birra ed erba fumata e, per di più, sono entrambi riluttanti a distaccarsi un minimo per lasciare un po’ di spazio a Lori, la fidanzata di John. Ma arriva il momento in cui è proprio Ted ad essere in pericolo per mancati vizi altrui e a richiedere il rinnovato affetto da parte di entrambi i suoi umani. La narrazione sfrutta bene praticamente tutti gli stilemi della normale commedia (incluse le inevitabili pecche proprie del genere), ma ha quel fantastico tocco in più che solo un genio soprattutto in sede di scrittura irresistibilmente dissacrante quale è lo stesso MacFarlane poteva includere per fare del tutto un qualcosa, al contempo, ripetuto ma sorprendentemente innovativo sia a livello narrativo che tecnico. Dategli una chance. Diverse scene sono irresistibili (come quella che vede Ted ad un colloquio di lavoro).
Su binari ben più seri ed importanti, invece, compie il suo percorso emotivo Un sapore di ruggine e ossa (regia di Jacques Audiard, noto per il successo di film come Il profeta o Tutti i battiti del mio cuore; con il premio Oscar Marion Cotillard, Matthias Schoenaerts, Armand Verdure), non vincitore ma applaudito con convinzione in quel di Cannes. Il film narra le vicende di Ali, padre di Sam, un bimbo di cinque anni, deve occuparsi, da solo, del figlio che, pur essendo suo diretto discendente, conosce appena. Senza una casa e squattrinato, l’uomo trova ospitalità in casa della sorella ad Antibes, tra le cui mura tutto sembra trascorrere con serenità. Dopo una rissa in un locale notturno, però, l’esistenza di ali incontra quella di Stéphanie, per la quale l’uomo si offre di accompagnarla a casa finendo, poi, per lasciarle il suo numero di telefono. La donna, molto bella e di gran lunga sicura di sé, gli appare come una principessa anche se, i due, sono di carattere completamente opposti. Quando, poi, una sera, durante uno spettacolo che Stéphanie usa tenere in correlazione al suo mestiere di addestratrice di orche in un parco acquatico, la donna rimane vittima un incidente, Ali la raggiungerà trovandola sulla sedia a rotelle poiché ormai priva dell’uso delle gambe e, se non altro, dei sogni e delle prospettive che aveva mantenuto fino a quel momento. Ali, dunque, aiuterà la donna con tutta la semplicità di cui è capace, senza accenni di compassione e con l’obiettivo, tutto umano, di concederle quella sorta di ritorno alla vita che lui stesso, per anni, non è riuscito a raggiungere.
Direttamente dalla recente edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, poi, arriva il nuovo (discusso) film di Francesca Comencini, ovvero Un giorno speciale (con Giulia Valentini, Filippo Scicchitano, Roberto Infascelli), storia di Gina e Marco, due ragazzi al loro primo giorno di lavoro: lei ha un appuntamento con un politico importante che avrebbe la facoltà di aiutarla ad entrare e permanere nel mondo dello spettacolo; lui è l’autista che la accompagnerà proprio a questo incontro. Entrambi hanno in comune, praticamente, soltanto la giovane età e la speranza, mista alla voglia irrefrenabile, di superare gli ostacoli ad ogni costo. Non si sono mai visti prima ma la scelta del politico di rinviare ancora una volta l’incontro con la ragazza concederà ad entrambi di trascorrere insieme questa giornata per accomunare sogni, desideri, esigenze e valori potenzialmente perduti. Per la cronaca: il film e la diretta autrice sono stati aspramente criticati perché accusati di poca credibilità e competenza in materia vista, soprattutto, la provenienza benestante della stessa Comencini (figlia di nota famiglia). A voi la scelta.
Infine, tra le uscite settimanali, sussurra qualcosa al nostro udito interiore la pellicola del nuovamente esordiente italiano (“nuovamente” perché l’esordio reale dietro la macchina da presa risale al 2003) Edoardo Gabbriellini (già attore in film come Ovosodo, Tutta la vita davanti, Figli delle stelle, C’è chi dice no), qui in veste di autore completo per Padroni di casa (con Valerio Mastandrea, Elio Germano e nientemeno che Gianni Morandi), film ambientato nell’Italia odierna e narrante le vicende di Cosimo ed Elia, due giovani imprenditori edili giunti dal caos romano in un remoto ed isolato paesino dell’appennino tosco-emiliano. Qui, i due hanno in mente di realizzare una ristrutturazione della villa dell’unico benestante effettivo dell’area, il cantante Fausto Mieli, sia amato che odiato dalla comunità e ormai ritirato dalle scene perché dedito ad una vita di assistenza nei confronti moglie malata. Nel frattempo, Cosimo ed Elia, con il loro fare inconsapevolmente arrogante, generano ostilità nei maschi locali anche perché Adriana, la bella del paese, è attratta da uno dei due. Nella sostanza, l’arrivo di questi due “stranieri” genera conseguenze addirittura terribili al “corretto” andamento della vita della comunità.
Buona visione.
Stefano Gallone