
Questa settimana al cinema: in sala Les Miserables. Tornano Willis e Schwarzenegger
Sembra non avere proprio fine il vizio di trasformare in pellicola ciò che, a volte, potrebbe anche restare immortale tra le pagine di un libro di imponente e monumentale importanza come, nel caso di questa settimana, Les miserables di Victor Hugo. Sarà un bene, un male o una via di mezzo l’ostinarsi perpetuo a portare sullo schermo grandi classici della letteratura che, il più delle volte, tali preferirebbero rimanere anche solo per mantenere ancora vivo quel minimo di immaginario collettivo che l’individuo globalizzato e massificato del XXI secolo ha ormai disperso se non per nulla conosciuto? Non lo sapremo mai per certo, probabilmente. Fatto sta che troppi grandi della letteratura mondiale vengono ripetutamente svegliati per l’ennesima trasposizione cinematografica in pompa magna. La quattordicesima trasformazione, appunto (in termini cronologici), in particolare di Les miserables si avvale, stavolta, della regia di Tom Hooper, meglio noto per Il discorso del re, e di interpretazioni d’eccezione quali quelle ad opera di Anne Hataway, Hugh Jackman, Russel Crowe, Sacha Baron Cohen eHelena Bonham Carter).
La storia è, da qualche secolo a questa parte ben nota a tutti: siamo a Toulon nel 1815 e Jean Valjean è condannato a diciannove anni di lavori forzati per il solo furto di un pezzo di pane utile a sfamare un nipote. Quando un’amnistia lo grazia, Valjean prova a ricostruirsi una vita scontrandosi contro le intimidazioni di Javert, secondino della prigione in cui era rinchiuso, convinto che un ladro resti per sempre unicamente un malavitoso. Ma Valjean decide di cavalcare il suo destino cambiando nome. Gli capiterà di salvare una donna dalla prigione e di prometterle, alla sua morte, di prendersi cura della piccola figlia Cosette. Valjean, ormai Monsieur Madeleine, ricoprirà per lei il ruolo sia di madre che di padre. Ma sarà il corso della Storia a riportare ogni soggetto particolare a confronto con il proprio stesso passato e con ogni ipotesi di futuro. Scegliete voi, dunque, se pagare il prezzo di un biglietto, ancora per una volta, per qualcosa di risaputo o meno.
Come vedremo la settimana prossima per il quinto capitolo della saga di Die Hard (belli, divertenti e tutto quello che volete…ma sarà pure il caso di smetterla anche con McClane, prima o poi?), fa il suo sfavillante ritorno sullo schermo anche il buon quasi sessantenne (mancheranno sì e no un paio di primavere) Bruce Willis con Looper (di Rian Johnson, con, accanto allo stesso Willis, il sempre bravo “nolaniano” Joseph Gordon-Levitt, Emily Blunt, Paul Dano), interessante action thriller basato (sai che novità…) sul concetto di tempo. Nel Kansas del 2044, dunque, non è ancora possibile effettuare viaggi nel tempo, cosa che, invece, sarà quasi rituale trent’anni dopo anche se il suo utilizzo è praticamente vietato. Come deducibile, il mondo del crimine ne fa un uso alquanto spregiudicato: un’organizzazione ben poco ortodossa spedisce le proprie vittime trent’anni indietro dove un killer identificato, appunto, come Looper (“colui che si occupa del cerchio”) lo attende per eliminarlo e farne sparire il cadavere. Uno di questi killer è Joe, anche se porta avanti il suo terribile mestiere solo per poter racimolare il necessario per trasferirsi in Francia. Ma il futuro porta indietro nel tempo una nuova campagna che prevede l’uccisione di tutti i Looper del 2074. Nella sostanza, Joe vedrà spedirsi indietro nel tempo esattamente se stesso.
Da una collaborazione produttiva americo-spagnola arriva nelle sale italiane, invece, The impossible (regia di Juan Antonio Bayona, con Naomi Watts, Ewan McGregor, Geraldine Chaplin), pellicola basata sul tentativo analizzare l’evento che ha come fulcro il terrificante tsunami del 2004 dal punto di vista dei membri di una famiglia (qualcosa di simile a quanto aveva già fatto in maniera un po’ più ampia Clint Eastwood con il suo bellissimo Hereafter). Henry, Maria e i loro tre figli, infatti, nel dicembre 2004, decidono di trascorrere le vacanze natalizie in Thailandia in cerca di un relax totale. Una mattina, però, uno tsunami travolge ogni cosa e dissemina morte ad ogni angolo di territorio. La forza incontrastabile della natura, allora, dividerà Maria da Henry e i suoi figli, costringendola ad una lotta per la sopravvivenza sia sua che degli altri.
Infine, facciamoci due risate perché è tornato sullo schermo un altro “mercenario” d’eccezione: signore e signori ecco di nuovo a voi l’ex governatore della California Arnold Schwarzenegger in uno dei ruoli che più gli si addicono, vale a dire quello dello sceriffo Ray Owens in The last stand – L’ultima sfida (regia di Kim Jee-Won, con, oltre l’ex Terminator, Johnny Knoxville, Rodrigo Santoro, Genesis Rodriguez). Si tratta, nella sostanza, del classico personaggio dal passato violento ormai sulla via della tranquillità da redenzione senile che, però, nonostante il ritiro al confine tra l’Arizona e il Messico, viene richiamato in causa dai trascorsi losangelini per fermare Gabriel Cortez, pericolosissimo narcotrafficante sfuggito all’FBI durante un trasferimento (un classico anche questo) e diretto verso il confine ben deciso ad oltrepassarlo. Se i federali perdono colpi, insomma, ci pensa, come al solito, il buon vecchio con il suo fedele gruppo di amici guerrafondai.
Buona visione.
Stefano Gallone
@SteGallone