Questa settimana al cinema: Chavez secondo Oliver Stone

Chavez Oliver Stone (cinemaduegiardini.wordpress.com)

La locandina di "Chavez", il nuovo documentario di Oliver Stone (cinemaduegiardini.wordpress.com)

Non si è mai tirato in dietro quando c’era da parlare chiaro, il buon Oliver Stone. Né sottoforma di pellicole di fiction, né tramite una conformazione documentaisticamente sincera (anche riguardante inserty “mokumentary” in lavori di culto, vedi JFK). E allora, eccolo risvegliare la sua passione politica, seppur, stavolta, non (più di) tanto riguardante i suoi amati (popolarmente) e, al contempo, odiati (politicamente) Stati Uniti d’America. Con Chavez – L’ultimo comandante, dunque, il celeberrimo filmaker newyorkese ripercorre e analizza con attenta passione, dopo gli incipit di A sud del confine (2009), la figura dell’omonimo capo di stato venezuelano (dopo essersi già fatto spazio, negli anni passati, al seguito di figure di fondamentale rilievo come il “comandate” Ernesto “Che” Guevara, in Comandante, e il leader cubano Fidel Castro, in Looking for Fidel), partendo dalla ricostruzione del complesso quadro di mutamenti politici fulcro del drastico cambiamento di vita di molti paesi dell’America Latina, per poi passare a diretto colloquio proprio coi capi responsabili dei fondamentali mutamenti sociali (mentre in Usa regnava l’amministrazione Bush). Tra essi, è lo stesso compianto Chavez a raccontare scopi e obiettivi dei vari governi. Una delle finalità (se non la maggiore ambizione) di Stone, ad ogni modo, sembra essere quella di porre in essere sempre e comunque la questione statunitense in rapporto al ruolo che la più grande potenza mondiale detiene nei confronti di popolazioni magari meno sviluppate ma pur sempre detentrici di un ruolo non indifferente nel loro complesso desiderio di sviluppo internazionale.

Spostandoci in Francia, invece, ci imbattiamo in Nella casa (regia di François Ozon, con Fabrice Luchini, Ernst Umhauer, Kristin Scott Thomas, Emmanuelle Seigner), storia di Germaine, cinquantenne professore di letteratura presso un liceo di una cittadina francese. Le sue qualità di insegnante sono notevoli, così come interessante sarebbe anche la sua abilità di narratore letterario, se non peccasse in quella fetta di talento che gli manca per emergere definitivamente. Sua moglie Jeanne, invece, gestisce una galleria d’arte moderna mentre Claude, un suo studente, lo attrae grazie ad un ottimo tema sul concetto di amicizia. Ma lo scritto del giovane suscita sia attenzione che, soprattutto, curiosità nel professore a causa di una parola lasciata in sospeso nella riga finale: «Continua». Germaine, dunque, estremamente affascinato dalle idee del giovane, lo invita a proseguire nella scrittura che diventa un vero e proprio appuntamento a puntate sempre più affine alla vita reale.

Sempre di nazionalità francese è anche l’interessante Il ministro – L’esercizio dello Stato (regia di Pierre Shoeller, con Olivier Gourmet, Michel Blanc, Zabou Breitman, Laurent Stocker), pellicola cucita sulla figura del ministro dei trasporti francese, Bertrand Saint-Jean, svegliato nel cuore della notte dal suo segretario personale in seguito ad un accadimento che ha visto un bus pieno di studenti precipitare in un burrone e provocare la morte di molti di loro. Il Ministro, dunque, non può non recarsi sul luogo del tragico avvenimento almeno per portare le condoglianze del Governo francese, anche se l’obbligo principale è quello di fingere di coordinare i soccorsi. Da questa sequenza partirà una serie di descrizioni visive e concettuali legate alle solide denuncie espresse, da più fronti, nei confronti di una classe politica la cui vita sembra non fare più al caso delle esigenze collettive. Da visionare per ovvi motivi.

Sempre di concetti di dominio politico, anche se in matrice thriller, si parla, in qualche modo, anche in Attacco al potere – Olympus has fallen (regia di Antoine Fuqua, già noto per le fortune di Training day; con Gerard Butler, Aaron Eckhart, Morgan Freeman). Un gruppo di pericolosissimi estremisti colpisce in pieno giorno la Casa Bianca riuscendo a prendere in ostaggio il presidente Benjamin Asher, segregandolo, assieme al suo staff, nel bunker presidenziale sotterraneo. Il loro obiettivo è quello di dare scacco all’intera nazione usando le sue stesse armi. Toccherà all’ex responsabile della sicurezza presidenziale Mike Banning salvare la vita degli ostaggi e dell’intera popolazione.

Venendo alla nostra amata Italia, invece, mentre altrove (come abbiamo visto, sostanzialmente in Francia), ci si occupa di tematiche simili ma in maniera ben differente, le nostre produzioni proprio non riescono a fare a meno di buttarla, come al solito, sulla risata forzata per tramite di Passione sinistra (regia di Marco Ponti, con Geppi Cucciari, Alessandro Preziosi, Valentina Lodovini, Vinicio Marchioni), film incentrato sulle vicende di Nina, idealista, integralista, e fortemente sinistroide compagna di Bernardo, giovane intellettuale e scrittore di potenziale successo anche se, forse, più orientato all’etichetta di “giovane promessa” per quasi tutta la vita. Giulio, invece, è erede di una famiglia di industriali, dalla quale ha maturato, però, anche arroganza e qualunquismo. Quando Nina incontra Giulio, però, è amore a prima vista: riusciranno, insomma, i nostri eroi a non scannarsi per il resto dei loro giorni. Sicuramente sì, altrimenti non saremmo in una sala cinematografica italiana: la passione, dicono, sfama sempre più di un regolare stipendio. Fate voi.

Il ministro (cinereview.forumcommunity.net)

Locandina del film "Il ministro - L'esercizio dello Stato" (cinereview.forumcommunity.net)

Ci si salva un po’, nella sostanza, con la pellicola di Alessandro Gassman Razzabastarda (già di passaggio allo scorso Festival del Film di Roma, con nel cast, oltre allo stesso Gassman, Michele Placido, Giovanni Anzaldo, Manrico Gammarota, Sergio Meogrossi). Il film segue le giornate di Roman, un pusher rumeno attivo in Italia da una trentina d’anni e intento nel pregare quotidianamente un dio personale pur di garantire uno spiraglio di futuro a suo figlio. Nicu, nel frattempo, nutre vergogna per le sue origini, elemento che tiene nascosto persino alla sua amata ragazza. Roman sopravvive per Nicu spacciando e abbozzando rapporti loschi in sedi amministrative, mentre Nicu nutre profondo affetto per suo padre pur desiderando una vita lontana dalla sua presenza, ma finirà per trovarsi proprio contro di lui dal momento in cui sceglie, più o meno consapevolmente, di sfidare il padre al suo stesso gioco sul suo stesso territorio.

Discusso, infine, anche se comunque da testare nelle sale italiane, è la trasposizione cinematografica di Treno di notte per Lisbona di Pascal Mercier (regia di Bille August, noto per l’intenso Il senso di Smilla per la neve del 1996; con Jeremy Irons, Bruno Ganz, Mèlanie Laurent, Jack Huston, Martina Gedeck). Il professore svizzero Raimund Gregorius si ritrova ad essere il rocambolesco salvatore di una ragazza che sta per precipitarsi giù da un ponte. Da quel momento in poi, Raimund, fuggita via la ragazza e mai più rivista, decide di seguire l’unico indizio che ritrova di lei: un libro e un biglietto ferroviario per Lisbona. La sete di avventura, ben coordinata da un fortissimo desiderio di cambiare vita, spingerà il professore a recarsi in Portogallo per mettersi sulle tracce dell’autore di quel libro, Amadeu de Prado, convinto oppositore del regime di Salazar.

Buona visione.

(Foto: cinemaduegiardini.wordpress.com / cinereview.forumcommunity.net)

Stefano Gallone

@SteGallone

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