
Questa settimana al cinema: Ang Lee e le fantasie in 3D
Modalità natalizia attivata e, di conseguenza, largo a grandi e piccini nelle platee delle sale cinematografiche, soprattutto grazie ad almeno due film d’animazione che potrebbero attirare davvero l’attenzione sia di pargoli che di rispettivi educatori familiari nel segno di una sempre accolta e accogliente ilarità. Il primo della lista, allora, è il tanto atteso e simpaticamente apprezzato Ralph Spaccatutto (regia di Rich Moore, con le voci originali di John C. Reilly, Jack McBrayer, Jane Lynch, Sarah Silverman), film, sì, d’animazione ma anche coinvolgente, in maniera più o meno corposa, il mondo dei videogiochi non in ambito di completa trasposizione da grande schermo, bensì in qualità di forziere per idee e spunti narrativi. Lo stesso Ralph Spaccatutto, dunque, è il personaggio “cattivo” proprio di un videogame che vede come protagonista, invece, Felix Aggiustatutto. Disegnato per perseguire sempre e solo il suo unico scopo di distruttore delle mura di un condominio per lasciare al rapido Felix proprio il compito di riaggiustarle per godersi tutto l’affetto dei condomini di pari passo alla fama generale, a Ralph, al termine della giornata di “lavoro”, non resta altro che tornare nella sua dimora di mattoni diroccati per ripiombare, fino a nuova partita, nella comune noia e tristezza quotidiana. Stanco di questa situazione, però, non riuscendo a trovare sufficiente consolazione in vere e proprie sedute psicoterapeutiche di gruppo per “cattivi” da videogame frustrati dalla condizione del loro ruolo, a Ralph viene in mente di uscire dalla macchinetta a gettoni che contiene e fa funzionare il suo videogame, azione che gli concede di intraprendere un pericoloso viaggio alla ricerca di una medaglia che gli permetta di ricevere quel riconoscimento che sogna da così tanto tempo. Molto interessante e potenzialmente divertente per idee e proposte tematiche.
L’altro film d’animazione da segnalare, anche se su scala molto meno “giuggiolona” e, probabilmente, ben più infantile, è Ernest & Celestine (regia di Stéphane Aubier, Vincent Patar e Benjamin Renner, con le voci italiane di Claudio Bisio e Alba Rohrwacher), bidimensionale storia, appunto, di Ernest e Celestine, rispettivamente un orso grande e grosso che, contrariamente al suo “physique du role”, sogna di fare l’artista raffinato e una topolina che non vuole ricoprire il ruolo di dentista da altri imposto perché sogna, anche lei, un futuro maggiormente direzionato verso una vita dalle solide basi artistiche. Fuggendo, dunque, dalla sua quotidianità opprimente, la piccola Celestine incontra Ernest che, nel frattempo, sopravvive facendo il clown e il musicista e non esita ad accoglierla in casa. Malgrado possa sembrare una delle solite favolette per bambini, il consiglio è quello di gettarvi comunque un occhio (meglio se interiore), scelta da motivare anche solo guardando un attimo il nome della penna da cui tutto ha avuto origine: Daniel Pennac.
Tornando al cinema in carne e ossa, invece, non si può non considerare il nuovo attesissimo lavoro del maestro Ang Lee, ovvero Vita di Pi (con, Suraj Sharma, Irrfan Khan, Rafe Spall e Gèrard Depardieu), pellicola dall’inedito registro da favola fantastica in 3D incentrata sulla figura del giovane Pi Patel, cresciuto con la famiglia a stretto contatto con lo zoo del padre e dotato di un senso, appunto, per la fantasia che, spesso, lo trasporta istintivamente in territori intermedi tra sogno e realtà. Arriva, però, il momento in cui proprio il padre soffre di gravi carenze economiche e, di conseguenza, decide di vendere lo zoo trasferendosi in Canada. Questo repentino ed esponenziale cambio di abitudini e concezioni sia geografiche che personali porterà Pi a provare un forte senso di disagio per la non consapevolezza di ciò che potrebbe attenderlo al varco. Ma di fronte ad una enorme tempesta, la nave che trasporta l’imponente carico affonda e finisce per lasciare Pi su di una scialuppa di salvataggio e in compagnia di un’unica creatura: la tigre più temuta di tutto lo zoo paterno. Pi, allora, dovrà far ricorso a tutta la sua intelligenza e nobiltà d’animo per sopravvivere e convivere con la “bestia”.
Su ben altra scala, invece, si colloca il ritorno sul grande schermo, precisamente sia davanti che dietro la macchina da presa, del signor Robert Redford con il suo nuovo La regola del silenzio (con lo stesso Redford in compagnia di Shea LaBeouf, Julie Christie, Sam Elliott, Brendan Gleeson), notevole thriller costruito attorno alle figure di Jim Grant, avvocato newyorkese vedovo e con una figlia a carico, e Ben Shephard, giovane giornalista impegnato in indagini riguardanti l’arresto di una componente di un gruppo pacifista radicale attivo negli anni della guerra in Vietnam e, ora, permanente in uno stato di clandestinità portato avanti da decenni. Ma le prime ed importanti scoperte penderanno proprio sul capo di Grant che, dunque, in un batter d’occhio sarà inseguito e tenuto sotto osservazione sia dall’FBI che dallo stesso Shephard.
Infine, altre due proposte possono risultare interessanti sia ad animi più desiderosi di leggerezza da puro divertimento che a personalità di più elevato rango da intreccio filo-sentimentale. La prima riguarda il secondo capitolo dei nostrani “soliti idioti” Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio per, appunto, I 2 soliti idioti (regia di Enrico Lando, con la partecipazione di Teo Teocoli e Silvia Coen e Miriam Giovannelli), ideale seguito basato sulle fortune di un predecessore già di per sé sequel rituale del successo commerciale dell’omonima trasmissione di Mtv. In questo caso, la citazione dal ben più notevole In viaggio con papà è più che evidente se si seguono le gesta degli ormai arcinoti Ruggero e Gianluca De Ceglie seguire proprio una serie di sfavorevoli avventure in una sorta di road movie demenziale che tanto può piacere così come ripudiare i più desiderosi di un cinema che sia degno di tale nome.
La seconda e ultima proposta, invece, chiama in causa il premio Oscar (per il bellissimo In un mondo migliore) Susanne Bier e il suo nuovo lavoro da grande schermo di impronta anche statunitense oltre che, soprattutto, italiana (girato anche a Sorrento) Love is all you need (con Pierce Brosnan, Trine Dyrholme, Molly Blixt Egelind, Sebastian Jessen), storia di Ida, affetta da un cancro al seno e ancora densa di perplessità e, soprattutto, paure anche dopo il termine di una chemioterapia portata avanti con accurata determinazione. Mentre sua figlia Astrid sta per sposarsi in Italia, scopre che suo marito le ha preferito una collega più giovane e sostanzialmente senza cervello. Al contempo, però, praticamente per caso avviene l’incontro con il padre dello sposo della figlia, avvenimento che finirà per mettere in contatto e sconvolgere radicalmente le vite di due intere famiglie.
Buona visione.
E buon Natale.
Stefano Gallone
@SteGallone