Quel Teatro di Gualtieri salvato dai precari

Sei giovani neolaureati in lettere, architettura e psicologia, ventisei anni e tutti precari. Cinque anni fa hanno avuto un’idea fantastica, oltre che fare un’opera buona: salvare il Teatro Sociale di Gualtieri, vicino Reggio Emilia e a due passi dal fiume Po’. Si sono uniti nell’associazione che porta il nome del teatro cittadino e hanno riqualificato lo spazio dismesso dai primi anni ’80. E’ proprio grazie a loro se Gualtieri ha ancora un teatro, all’interno di Palazzo Bentivoglio, dove si trovano anche il museo del famoso pittore Antonio Ligabue.

Nonostante il gruppo di ragazzi ce la metta tutta per recuperare lo spazio, abbandonato da trent’anni, allestendoci spettacoli e quanto altro, lo storico palcoscenico rischia di chiudere. Questa è la triste storia di un teatro, nascosto in un angolo della nobile residenza, che non riceve finanziamenti pubblici. Lo stabile è sopravvissuto anche all’alluvione del ’51 (e negli anni dopo) quando ha perso lo smalto e il trucco ottocentesco. Anche il vicino fiume Po’ ha provato ad affossarlo sotto le sue acque, ma, fortunatamente, non è riuscito nell’impresa.

Sono dei volontari quelli che hanno organizzato tre stagioni teatrali di quattro mesi all’anno: giugno/luglio e settembre/ottobre. Oltre ai ruoli di regia e sceneggiatura, il gruppo si è preoccupato dei lavori manuali per rimettere in piedi lo spazio storico. Tutto questo a spese loro perché il piccolo contributo del Comune non è mai sufficiente. Alcuni lavori di recupero dell’edificio sono ancora in corso e vengono mostrati ai cento spettatori che la struttura può accogliere. Addirittura l’associazione per alcuni eventi, non fa pagare nemmeno il biglietto agli spettatori, a dimostrazione del fatto che si può fare arte anche senza soldi.
L’ultima rassegna del Teatro s’intitola “Teatro in rada. Cantieri navali per una stagione in secca” e consiste in una serie di spettacoli legati dalla metafora marinaresca perché, come si legge nella locandina, “si preannunciano tempi tempestosi e incombe all’orizzonte l’ombra nera del naufragio”.

Riuscirà a salvarsi? Difficile, anche se la speranza è l’ultima a morire. Purtroppo però, si finisce per fare i conti con una dura realtà che, in questi tempi di crisi, non è per niente rosea.

Chiara Campanella

Foto da: mmedia.kataweb.it; iluoghidelcuore.it

 

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