Pisa dedica una mostra al mito di Picasso

Pablo Picasso - Le Repas frugal

PISA - Dopo le prime due mostre dedicate rispettivamente ai sogni felici di Marc Chagall, dal sud della Francia, e alla poesia di Joan Mir e della sua terra catalana, è ora la volta di Picasso (1881-1973), nato a Barcellona e uno dei miti indiscussi del XX secolo.

Le sale di Palazzo Blu a Pisa, che hanno già visto la presenza di oltre 170mila visitatori per le prime due esposizioni, ospitano ora il terzo grande evento del ciclo avviato nel 2009 e incentrato sui grandi maestri del secolo scorso le cui radici culturali affondano sulle sponde del Mediterraneo. Titolo della mostra: “Ho voluto essere pittore e sono diventato Picasso

L’ultima iniziativa nasce dall’intensa collaborazione con due tra i principali musei dedicati all’artista, quello di Barcellona e quello di Antibes, che con i loro prestiti hanno contribuito a riunire le duecento opere presenti, datate dal 1901 al 1970. Sarà così svelato l’eterogeneo percorso che conduce attraverso l’ampia sperimentazione di ogni possibile percorso artistico che, iniziata a Barcellona nell’ultimo Ottocento, ha trasformato infine l’artista in Picasso, rendendolo un esempio di antonomasia tra i pittori.

Presentato in un’ottica che potrebbe anche essere definita alternativa rispetto alle tradizionali mostre su Picasso, questa unisce tra loro – in una diversità che non vuole in alcun modo essere omogeneizzata – dipinti, ceramiche, disegni, opere su carta, litografie e acqueforti, libri e tapisserie.

La mostra infatti, curata da Claudia Beltramo Ceppi, intende echeggiare solo dal fondo la nota rivoluzione cubista e i capolavori più celebri per lasciare questa volta spazio e risalto soprattutto «al Picasso illustratore più che pittore», ai passaggi effettuati dall’artista, la cui arte finisce col fare a pezzi «ogni coerenza e armonia prestabilita dell’immagine» per arrivare infine alla «completa rottura formale tipica del suo linguaggio».

Il percorso espositivo si articolerà in tre sezioni che corrispondono ad altrettanti temi fondamentali della poetica figurativa di Picasso.

La prima, “Dalla natura all’arte”, raccoglie le opere che mostrano Picasso intento a trasfigurare i suoi soggetti preferiti in archetipi della pittura contemporanea; è questo che si vede nella semplicità sottilmente inquietante di Le Repas frugal (Il Pasto frugale, 1904), o nelle sedici lastre dedicate ai Toros, o ancora nel primitivismo della fisicità delle sue Demoiselles d’Avignon – di cui la mostra propone un raro studio preparatorio – o nella serie di ritratti dedicati alla seconda moglie Jacqueline.

Ben diverso il tono della seconda sezione, la cui allure tragica traspare già dal titolo “Intorno a Guernica”, mostrando nel ricordo della celebre opera di Picasso tutte le tinte più cupe della rivoluzione spagnola, del bombardamento di Guernica e della seconda guerra mondiale. Agli accesi cromatismi tipici del pittore si sostituiscono qui tavolozze decisamente più moderate, se non monocordi, giocate su due gradazioni che vanno dal nero al bianco e che in tale “piattezza” intendono proprio far udire l’unidimensionalità dell’esperienza drammatica, l’urlo sordo del dolore, della disperazione, del terrore. C’è il Picasso illustratore della serie Sogno e menzogna di Franco, realizzata inizialmente per raccogliere fondi per combattere la dittatura, le grandi tavole dei Poèmes et Lithographies, la Suite Vollard e i suoi cento fogli intorno alla terribile e angosciosa scena della Minotauromachia, fino al ritorno a un nuovo e rinnovato colore – a dispetto del titolo – con le tavole del Chant des morts, illustrazioni delle poesie del poeta Reverdy.

Sono poi il mito della metamorfosi e l’immagine erotica della donna a condensare la terza sezione, che espone un grande paesaggio del 1933, il famoso dipinto del Fauno proveniente dal museo di Antibes, i ritratti di Jacqueline e la serie di dipinti e disegni de Il pittore e la modella. Appendice, il corpus di cinquantanove linogravure a colori, prestate dal Museo Picasso di Barcellona, che svelano nel dettaglio il procedimento dell’artista nel passaggio da una raffigurazione realistica del viso di Jacqueline alla sua trasformazione in chiave esistenziale.

Il Palazzo Blu a Pisa

Il titolo della mostra viene direttamente dalle parole del protagonista, come raccontato da Françoise Gilot, la pittrice francese che fu ultima compagna e musa ispiratrice di Pablo Picasso. Pare che il padre del cubismo l’abbia detto alla madre, mostrando profonda consapevolezza del suo genio ma anche dell’eccezionalità e dell’ineluttabilità del suo destino artistico, che l’avrebbe portato a sovvertire qualsiasi schema di pittura, scultura e grafica fin lì esistito.

Così è stato e questa mostra – scegliendo percorsi più personali, opere meno note e distaccandosi da cliché abusati – ci mostra come e ci propone un’ottima idea per le prossime vacanze natalizie.

Notizie utili: “Picasso. Ho voluto essere pittore e sono diventato Picasso”, dal 15 ottobre 2011 al 29 gennaio 2012, Palazzo Blu, Lungarno Gambacorti 9, Pisa.

Orari: lunedì  -  venerdì, dalle ore 10 alle ore 19; sabato e domenica, dalle 10 alle 20.

Ingresso: intero €9, ridotto €7,50.

Informazioni: tel. 050.916950

Catalogo: GAmm Giunti

Marina Cabiati

Foto |http://www.keysweb.itwww.cinquesensi.itwww.foggiapress.it

 

 

 

 

 

 

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