Pietro Bembo, l’intellettuale che fece rinascere l’Italia

Padova – Riflettori accesi, ancora per un mese, sulla mostra Pietro Bembo e l’invenzione del Rinascimento che riporterà a Padova, dopo cinque secoli, i capolavori della collezione che l’intellettuale veneto, poi divenuto cardinale, aveva riunito nella propria casa a Palazzo del Monte.

La grande mostra, che negli scorsi mesi è stata preceduta da un convegno internazionale di approfondimento, è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo insieme al Centro Internazionale Andrea Palladio e con il patrocinio del Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali.

A Casa Bembo, oggi sede del Museo della Terza Armata, negli anni padovani di Bembo, ovvero a partire dai primissimi anni Trenta del Cinquecento, erano concentrati dipinti di grandi maestri come Mantegna e Raffaello, sculture antiche di prima grandezza, gemme, bronzetti, manoscritti miniati, monete rare e medaglie.

La ricchezza e varietà degli oggetti d’arte, raccolti per gusto estetico ma anche come preziose testimonianze per lo studio del passato, rese agli occhi dell’Europa del tempo la casa dell’intellettuale come “la casa delle Muse” o “Musaeum“, precursore di quello che sarà il moderno museo.

Per una breve stagione, proprio grazie all’influenza di Bembo e al suo gusto collezionistico, Padova divenne baricentro e crocevia della cultura artistica internazionale, in quanto vi prendeva vita qualcosa di inedito che ebbe enormi ripercussioni nei secoli a venire, la nascita di una nuova tipologia di raccogliere e presentare non solo l’arte, ma la conoscenza stessa: il Museo, termine che da allora divenne universale.

Dopo la morte di Bembo i capolavori vennero venduti dal figlio Torquato e si dispersero nel mondo ed oggi sono conservati nei grandi musei internazionali, che li hanno eccezionalmente concessi in prestito in occasione della mostra padovana.

Raffaello, “Madonna con il Bambino, santa Elisabetta e san Giovannino in un paesaggio”, Parigi, Musée du Louvre

Pietro Bembo è una figura poliedrica nell’Italia del Rinascimento. Veneziano di nascita, padovano di elezione, di casa nella Roma dei Papi, egli fu molte cose insieme, e tutte al massimo grado. Fu poeta, Storiografo e Bibliotecario della Repubblica Veneta, e il letterato che influenzò in modo determinante la letteratura rinascimentale. Con Aldo Manuzio rivoluzionò il concetto di libro, curando volumi di classici di piccolo formato privi di commento, che potessero essere letti al di fuori delle aule universitarie. Amò donne bellissime come Lucrezia Borgia, e cantò l’amore, non solo platonico, negli Asolani e nei Motti. A sessantanove anni fu nominato cardinale da Papa Paolo III, e pose le basi per la leggendaria Biblioteca Vaticana.

Oltre che di Raffaello e Michelangelo fu amico, guida e protettore di artisti come Giovanni Bellini, Sansovino, Sebastiano Dal Piombo, Tiziano, Benvenuto Cellini, Valerio Belli, di cui collezionò e spesso ispirò le opere.

Il titolo dell’esposizione, riporta all’Italia sul finire del Quattrocento, quando la penisola è frantumata in piccole corti e centri di potere. Ad un Paese in piena crisi politica e militare, Bembo offre una identità comune in cui riconoscersi. Egli è infatti fautore di un’idea di unificazione dell’Italia a partire dalla creazione di una lingua nazionale: nelle Prose della volgar lingua, pubblicato nel 1525, Bembo codifica le regole dell’italiano, fondandolo sugli scritti di Petrarca e Boccaccio.

L’intellettuale, inoltre, individua nel procedere creativo di Michelangelo e Raffaello una nuova “lingua dell’arte” basata sulla grandezza dell’arte romana antica, e che ricerca una perfezione senza tempo e senza connotazioni regionali: un linguaggio universale che sarà riconosciuto nei secoli a venire come quello del Rinascimento italiano. Grazie a Bembo, Michelangelo e Raffaello un’Italia suddita delle grandi potenze sul piano militare, trionfa in Europa conquistando il primato con le armi dell’arte e della cultura.

La mostra Pietro Bembo e l’invenzione del Rinascimento racconta questa affascinante epopea, attraverso i capolavori da Mantegna a Raffaello, da Giovanni Bellini a Tiziano che Bembo collezionò, o che vide creare, spesso contribuendo alla loro ideazione.

PIETRO BEMBO e l’invenzione del Rinascimento

Padova, Palazzo del Monte, Piazza Duomo 14

Dal 2 febbraio al 19 maggio 2013

Orario: dal martedì al venerdì: 9.00-19.00; sabato e festivi 9.00-20.00

Informazioni: http://www.mostrabembo.it; 049 8234800

 

Foto via www.mostrabembo.it

Natalia Radicchio

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