Picchiata e minacciata dai genitori perché omosessuale

Botte, minacce e insulti perché omosessuale. Dopo 2 anni di violenze lei, 20 anni, di Rimini, li ha denunciati. I genitori sono ora indagati per lesioni

(ph: messaggeroveneto.gelocal.it)

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Calci, pugni, schiaffi erano – per loro, i genitori – la “cura” all’orientamento sessuale della figlia. Lei, 20 anni, di Rimini, nonostante i reiterati maltrattamenti fisici e psicologi, ha nascosto la verità sui suoi lividi. Non voleva ripercussioni, non voleva “altri guai”. E così, per ben due anni, ha sopportato naso rotto, costole incrinate, tagli, ecchimosi, minacce di morte e tanta umiliazione. Almeno finché dopo l’ennesimo episodio di violenza, a luglio, sotto insistenza dei medici – per i quali le sue condizioni non erano certo una novità – e della polizia, ha parlato. E per la prima volta, abbandonando scuse e false giustificazioni, ha rivelato la reale causa delle sue ferite: il rifiuto da parte dei suoi genitori della sua omosessualità.

L’INDAGINE – La vicenda coinvolge una coppia di stranieri, 43 anni lei e 49 anni lui. Grazie alla confessione della ragazza è stata aperta un’indagine dalla procura riminese, coordinata dal pubblico ministero Davide Ercolani. L’ipotesi di reato è di maltrattamenti e lesioni. L’inchiesta punta, tra le altre cose, a verificare l’attendibilità della testimonianza della giovane donna. Partendo dalle cartelle cliniche, si procede ora alla ricostruzione dei fatti. Per il momento i racconti della ventenne descrivono un ambiente domestico dominato dall’odio e dalla violenza: percosse, minacce ed insulti del genere «sei malata» o «non sei normale».

LE PAROLE DELL’ARCIGAY DI RIMINI – «Dietro questa storia c’è un livello di sofferenza umana devastante»: ha commentato Marco Tonti, alla guida dell’Arcigay di Rimini. «Noi – ha continuato – abbiamo appreso la storia dalla stampa. Purtroppo la ragazza non ha mai chiesto aiuto, non si è mai rivolta ai nostri sportelli. Forse avremmo potuto fare qualcosa, darle assistenza. Sono indispensabili – ha concluso – interventi di cambiamento culturale e sociale, a partire soprattutto dalle scuole, dove i più giovani devono essere educati al rispetto delle differenze e alla lotta al bullismo e alla discriminazione in genere».

Antonietta Mente

@AntoMente

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