
Pasqua, anche l’Enpa contro la strage degli agnelli
Un massacro enorme e in nome della tradizione: l’orribile fine dei poveri agnelli uccisi per essere mangiati sulle tavole italiane durante le festività pasquali desta sgomento, se si pensa che solo nello scorso 2011 ben 700.000 esemplari sono stati uccisi per consumarne la carne.
Un uso che tuttavia già in questo 2012 sta mostrando una leggera inversione di tendenza, segno di una maggiore consapevolezza ambientalista delle famiglie italiane.
Si tratta sopratutto di cuccioli, a favore della tutela dei quali tuttavia numerose associazioni ambientaliste hanno iniziato delle vere e proprie campagne a sfavore di questa pratica come ad esempio quella di alcuni attivisti di Mestre, Trieste, Monza e altre numerose città italiane che hanno attaccato manifesti di protesta.
Sono proprio loro ad attaccare duramente il sistema: «Circa un milione di ovini saranno ammazzati per riempire i piatti di umani egoisti e privi di sensibilità, in nome di una tradizione arcaica che risale a periodi agro-pastorali ormai lontani. Un milione di giovani animali uccisi in modo atroce, dissanguati, fatti a pezzi. I cadaveri degli agnelli vengono venduti a caro prezzo, è un business infame che vede coinvolti allevatori, trasportatori, macellai, rivenditori e naturalmente i clienti: chi compera alimenta il mercato, ed è responsabile della morte e delle sofferenze che provoca».
La soluzione più estrema tuttavia sarebbe quella di evitare completamente il consumo di carne ovocaprina, optando a favore di menu vegetariani o vegani, come sostenuto dalla Lav, che a favore di questa tipologia di consumo si è espressa ricordando come un menù a base di verdure e legumi sia ancora più rispettoso dell’ambiente e ecologicamente biosostenibile.
A favore degli ovini si è schierata anche l’Enpa (Ente Nazionale per la Protezione degli Animali) che ha esortato le famiglie dello Stivale a limitare il consumo di carne di agnello durante la Pasqua. Uno dei motivi per cui l’associazione ha deciso di pronunciarsi contro questa convenzione è anche quello legato alla presenza, sempre più frequente, di animali clonati, sui quali non esiste alcun tipo di etichettatura e controllo.
I dati a riguardo sono allarmanti: circa 500.000 animali di “laboratorio” arrivano sui piatti delle cucine di tutta Europa. Stefano Fucelli, presidente del Partito Animalista Europeo ha espresso la sua grande preoccupazione a riguardo: «E’ profondamente ingiusto nascondere la verità soprattutto su un tema principale come la salute, ai cittadini è stato tolto l’inalienabile diritto alla corretta e libera informazione, senza omissioni o censure, al fine di poter decidere tramite una corretta etichettatura se acquistare o meno carne proveniente da animali duplicati. Come sempre gli interessi delle lobby prevalgono sul diritto del popolo di sapere».
Adriano Ferrarato