Paradise lost: ecco cosa resta del M5S

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Vi è una terra che non si trova nelle cartine geografiche poiché è un luogo meta-geografico, politico appunto. Ma parliamo comunque di un’isola che c’è. È un posto sperduto, un lido solitario e surreale in cui si trova adesso il movimento cinquestelle i cui parlamentari sembrano come i nuovi survivors di un naufragio, come sopravvissuti alla ricerca del paradiso perduto, in lotta interiore contro la purezza-durezza delle origini, scacciati dall’eden grillino in cui erano stati posti e che adesso – in questo sequel ideale di Lost –  cercano se stessi e una traiettoria politica che li faccia tornare fra noi, nella polis e quindi nei radar dell’azione politica italiana.

MAYDAY, NAUFRAGIO – Sorride sornione Corrado Formigli – ieri sera a Piazzapulita – e si ritrova inconsapevolmente fra le mani la fu innocua telefonata fra Matteo Renzi e Massimo Artini e che svela tutto il psicodramma dei cinquestelle reduci dall’abbandono nave del comandante Grillo il quale – un po stanchino – lascia il transatlantico da lui varato e si ritira in meritato riposo mentre il 25% delle politiche (praticamente un tesoro non misurabile) e decine di parlamentari rimangono a bordo e quasi colati a picco. È l’ultima paranoia televisiva ma che – in questo romanzo attualizzato – ha suggestioni narrative a gogo ma ahimè porta tutto il carico di un peccato originale, sempre ritornando ai protagonisti primordiali del romanzo di John Milton, che avrebbe potuto cambiare la timeline della politica italiana, cioè il mancato accordo con Bersani dopo le elezioni del 2013. In questo caso non fu felix culpa ma anatema sit e che ci fa assistere all’implosione provvidenziale di questi giorni con la creazione – finalmente – di un direttorio a una stella a cinque punte (Di Battista, Di Maio, Fico, Sibilia e Ruocco) con il compito di riportare regole chiare al codice etico del partito e sopratutto un nuovo corso riformatore e dialogante con il partito democratico di Renzi.

L’arguto Andrea Scanzi – conoscitore delle vicende grilline – non nasconde l’amarezza dicendo che «i 5 Stelle hanno mille colpe, e sono bravi a sabotarsi da soli» aggiungendo la citazione evangelica della pagliuzza (pentastellata) rispetto alle travi negli occhi degli altri ma francamente andrebbero spiegate tante cose come le epurazioni disinvolte, le liti interne, il costante declino di voti proprio a considerazione dei demeriti altrui (Renzi E Berlusconi).

 

AUTOCRITICA?Il M5S ci deve spiegare perché i suoi parlamentari – bravi, giovani e determinati – siano stati asfaltati dal loro stesso fondatore al netto della sua retorica esondante. La lunga corsa del Forrest Beppe non doveva terminare con la sua stanchezza, magari avrebbe potuto concedersi delle vittorie di tappa, così tanto per testare la gara. E invece no. E aver dilapidato un consenso impressionante e mai visto, con un programma politico indubbiamente alternativo al Pd e all’allora Pdl è stato un vero peccato proprio per aver dimenticato quel fisiologico e positivo fenomeno che è la parlamentarizzazione dei movimenti. Il che si traduce in concreto nella concertazione delle proprie proposte, nella discussione e negli emendamenti fattibili, nel dai e prendi dell’azione parlamentare.

Questa è la brace sotto la cenere degli scontrini, delle ricevute non rendicontate anche se il M5S è l’unica forza politica che restituisce alla collettività i rimborsi elettorali. Si spera che questo direttorio finalmente coaguli le due polarità del movimento, la rete e il Palazzo, la piazza del web e gli atti parlamentari. Il sogno di stare in questa terza dimensione, fra il dire vaffanculo e il dire placet nelle due Camere, è crollato su se stesso. Chiedetelo a Paola Taverna che a tor Sapienza si becca gli insulti e – come Pietro nella notte del rinnegamento – insulta se stessa e il suo ruolo dicendo di non essere politico. Suvvia, un po di serietà: tentativi maldestri di urlare quando si urla, mimetizzandosi nella disperazione delle periferie. Chiedetelo alla base, ai followers che tanto si arrabbiano dietro i loro nickname e poi col cavolo che votano cinquestelle. Chiedetelo ai grillini calabresi, praticamente estinti: il M5S conquistò 233 mila voti (quasi il 25%), alle politiche del 2013. Ne ha persi l’altra settimana duecentomila. Anche questi voti oggi sono fuori dall’eden, anche loro scacciati dal paradiso perduto. Mayday, mayday: riportiamoli a casa!

Giuseppe Trapani

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