
Pantumas: i fantasmi della terra sarda di Salvatore Niffoi
Aggiunto da Daniele Leone il 03/09/2012.
Tags della Galleria Cultura e Spettacolo, Letteratura
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Nel paese di Chentupedes, in barbagia, esiste una tradizione antica, tramandata da generazioni: quando muore un coniuge, se il legame amoroso è tanto forte da essere indissolubile, l’altro deve accompagnarlo perdendo la vita con lui, in modo da continuare il percorso assieme anche nell’aldilà. Quando però muore mannoi (nonno nel dialetto sardo) Lisandru Niala, mannai (nonna) Rosaria rimane in vita a piangere il defunto. Ogni giorno lo prega di tornare a prendersela, nel rispetto delle usanze e per unire di nuovo il loro grande amore terreno.
Un giorno, grazie ad un rituale, Lisandru torna davvero dal regno delle ombre sotto forma di pantuma (fantasma), ma in carne ed ossa, per riprendere la consorte abbandonata. Prima di potersi riunire nell’eterno riposo, tuttavia, Lisandru deve rivedere la sua vita dalla gioventù fino al termine: tutta la famiglia si riunisce festante attorno al defunto tornato al mondo e, munita di proiettore, rivive con il patriarca i momenti più importanti della sua esistenza terrena.
In questo modo ne ripercorrono assieme l’adolescenza , l’età matura e la vecchiaia nelle campagne sarde di molti decenni prima: attraversano le prime gesta amorose dell’imberbe Lisandru con Luchia «la fornicadora», cosi ribattezzata per l’abitudine a lasciarsi andare ad amoreggiamenti facili, pur restando vergine per un voto fatto molti anni prima e infranto proprio dal protagonista. Poi le mietiture, l’inizio dell’attività di costruzione dei carri, i primi tradimenti, la nascita del grande amore con mannai Rosaria Lutzeri, dopo essersi addormentato ubriaco a casa del padre. Inoltre rivivono come un film i delitti d’onore, i rapimenti e i fatti di sangue in una terra arsa dal sole e dalla passione, passando poi attraverso la vita coniugale, per arrivare all’inevitabile e tanto agognato epilogo dell’amore tra i due sposi.
Salvatore Niffoi torna a parlare della sua terra, la Sardegna, come nei precedenti libri, tra cui vale certamente la pena di ricordare La leggenda di Redenta Tiria (Adelphi 2005, «Fabula» 16,00€) e La vedova scalza (Adelphi 2006, «Fabula» 16,00€), quest’ultimo vincitore del premio Campiello nel 2006. Lo fa esattamente come da sua abitudine: parla la lingua del posto, in un’ affascinante commistione di italiano e sardo che, assieme allo stile di Andrea Camilleri, lo rende un autore raro e prezioso nel panorama della letteratura italiana.
Non deve tuttavia commettersi l’errore di pensare che il linguaggio di Niffoi sia di difficile comprensione: la narrazione è rapida ed appassionante e l’utilizzo della «lingua madre» rende più facile l’immergersi del lettore nell’ambientazione agreste della barbagia del secolo scorso. Di questo contesto l’autore ci racconta gli usi, i costumi e i modi di vivere le relazioni, rendendo Pantumas non solo un romanzo di assoluto spessore letterario, ma anche una lettura di grande interesse storico e antropologico.
Ma oltre ad un’analisi di temi ed elementi oggettivi, vale la pena di sottolineare come Niffoi regali un romanzo in cui il grande protagonista è l’amore, pur nella crudezza di alcuni episodi narrati e nell’apparente aridità dell’ambientazione: l’amore di mannai Rosaria per mannoi Lisandru innanzitutto, tanto forte da riportarlo in vita dopo morto. Ma anche l’amore derivante dai forti legami di sangue, lasciando la narrazione degli eventi al nipote omonimo nel nonno, il quale, inizialmente sconvolto dall’apparizione del fantasma, si lascia trasportare nel viaggio attraverso i momenti fondamentali della sua vita.
In conclusione, Salvatore Niffoi regala un libro di sicuro interesse sociologico e letterario: ma anche una storia di legami e sentimenti, forti come il sole che frusta le brulle campagne della Sardegna.
Salvatore Niffoi. Pantumas. Feltrinelli 2012, «Narratori» 16,00 €
Daniele Leone
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