
P4: gli svarioni dei pm tra Voghera e le intercettazioni
Aggiunto da Chantal Cresta il 18/07/2011.
Tags della Galleria Cronaca, Primo piano
Tags: carlo barbieri, Cronaca, custodia ai domiciliari, guido marchese, intercettazioni, magistrati, milanese, napoli, P4: gli svarioni dei pm tra Voghera e le intercettazioni, tangenti, Tremonti, voghera
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Napoli – La notizia di oggi, intorno agli ultimi sviluppi sulla vicenda P4 che ha coinvolto Marco Milanese, ex braccio destro del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, è la seguente: il commercialista vicino a Milanese, Guido Marchese e il sindaco di Voghera, Carlo Barbieri, sono stati rimessi in libertà dopo la custodia ai domiciliari, scattata perché accusati di essere implicati nello scandalo. Marchese, in particolare, si era visto piovere addosso il sospetto (con tanto di verbale di intercettazioni) di aver pagato 100 mila euro per avere la garanzia da Milanese di entrare nel collegio di 4 società a partecipazione pubblica: Ansaldo Breda spa, Oto Melara spa, Ansaldo Energia spa, Sogin spa e Sace spa. Adesso le accuse si stanno smontando per insufficienza di prove, però – a dire il vero – questo accadeva ieri.
Allora la notizia di oggi potrebbe essere l’intervista che Marchese, molto seccato per gli ultimi accadimenti, ha rilasciato a Il Giornale snocciolando tutti i tomboloni del braccio di inchiesta nel quale i pm hanno voluto trascinarlo per forza. Alcune chicche.
Errori – Uno. Il commercialista è stato accusato di aver usato schede telefoniche ucraine per contattare i soci in affari loschi, nella convinzione di rendersi irraggiungibile ai microfoni della Procura di Napoli. In realtà, Marchese telefonava dal suo studio di Voghera (nel milanese) con il prefisso 0383, simile di poco a quello dell’Ucraina: 00380. Due. I pm hanno imputato a Marchese oscuri raggiri tramite immobili.
In breve. Milanese possedeva una casa in Costa Azzurra. Prezzo dell’immobile (già stimato e messo sul mercato): 2 milioni – 1.650.000 euro. Milanese ha fretta di vendere per ragioni personali e Marchese concorda il prezzo e sborsa una caparra di 650 mila euro. A quel punto, arriva un compratore. Un facoltoso giapponese che aquista la casa per 1.610.000 euro, Marchese fa un passo indietro e Milanese gli restituisce il denaro. Poi arrivano i pm e accusano Marchese di aver “dimenticato” di incassare 100 mila euro dei 650 mila restituiti. Un pagamento fraudolento – dicono gli inquirenti – per avere i famosi incarichi. L’intuizione è motivata (manco a dirlo) da un’intercettazione nella quale Marchese discute con il proprio agente immobiliare, Sergio Fracchia, a proposito di “100 documenti depositati che devono essere restituiti”. Per i pm, il messaggio è in codice: documenti significa soldi, cioè bustarelle, cioè illeciti. Pare che Marchese abbia già spiegato la natura e il soggetto della conversazione orecchiata dalla Procura, ma il commercialista non ha potuto darne conto alla stampa causa la segretezza del verbale. Tre. Anche Fracchia – residente in Francia – è stato indicato come persona interessata nei malaffari. Ragione: usa schede telefoniche francesi per contattare amici e soci.
Ecco, questa potrebbe essere la notizia del giorno: chi di troppe intercettazioni ferisce, di barbine interpretazioni perisce. O come ha detto Marchese al quotidiano ‹‹Io ho piena fiducia nella magistratura, ma questi fanno le intercettazioni con il c…››. Come dargli torto. La vicenda del commercialista è così surreale che ci si potrebbe anche fantasticare sopra, immaginando l’introduzione di sanzioni per i magistrati che prendono con leggerezza il proprio ruolo.
Questa sì, sarebbe un’ultima da prima pagina: “finalmente anche in Italia arriva la responsabilità civile (e penale) per i giudici che usano ed abusano in autorità per finalità non consone al proprio mandato, sprecando denari pubblici”. Roba da caratteri cubitali. Tanto da far tremare i consorzi giudiziari di tutti i colori e far agitare gole e polpastrelli di opinionisti, costituzionalisti ed intellettuali vari di ogni credo, fino alla fine della terza Repubblica, ammesso che la prima sia mai finita. Si sta divagando.
Torniamo alla notizia del giorno. Forse, potrebbe essere quella del capo di Scotland Yard, Sir Paul Stephenson e del suo vice, John Yates, i quali – coinvolti nello scandalo delle intercettazioni che stanno affossando l’impero di Rupert Murdoch – hanno dovuto dare le dimissioni. Un bell’esempio di quello che dovrebbe fare un rappresentante dell’ordine quando viene pescato a trastullarsi con microfoni e cronisti, magari violando (in Italia) il segreto istruttorio e rovinando in maniera preventiva la vita altrui. Chissà.
In attesa di capire quale sia la notizia da dare nell’inchiesta sulla P4 rimane una speranza che, in quanto tale, è ultima a morire: la speranza nella giustizia, che non si deve estinguere. Quindi ci si augura davvero che la P4 o affini non siano la solita buriana giudiziaria raffazzonata ed imbastita alla bisogna per screditare e destabilizzare il già zoppicante Esecutivo, vellicando che – quando si parla di Berlusconi, del governo e tutto il micro e macrocosmo che vi gira intorno – gli affari disonesti sono all’ordine del giorno. La fiducia è sincera, dunque, si resta in attesa.
Chantal Cresta
Foto || laprovinciapavese.gelocal.it; ansa.it