
Open source vehicle, l’automobile che si monta a casa
Busto Arsizio - Open source vehicle, un nome che in inglese sta per “veicolo a fonte aperta”, utilizzando una traduzione letterale che forse neanche servirebbe. Ciò che conta, di questo ambizioso progetto che parla italiano (finalmente), è il fine: vendere un’automobile componibile, che si può montare a casa propria, adattandosi a qualsiasi motore, senza neanche la necessità di essere tecnici o meccanici esperti.
Non è una follia, ma la serissima idea di Ampelio Macchi e Francisco Liu, rispettivamente un ingegnere 58enne nel mondo delle moto (con all’attivo ben 51 titoli mondiali nei diversi campionati motociclistici) e un imprenditore cinese 64enne con il piglio delle automobili, ma che ha collezionato collaborazioni con figure del calibro di Bertone, Pininfarina e Giugiaro, i mostri sacri del design italiano.
Osv sarà presentata ufficialmente venerdì 4 ottobre al Palazzo dei Congressi a Roma, con un montaggio trasmesso in diretta streaming sul web. Il progetto è quello di creare non solo una rivoluzione nel settore dell’automobilismo, ma di renderlo aperto e partecipato, con progetti liberamente scaricabili da internet, e soprattutto con l’intenzione di creare intorno all’automobile componibile un gruppo di lavoro globale, che apporti migliorie e modifiche all’idea di base.
«Per non sprecare energia e inquinare di meno, per muoversi basta uno scooter a quattro ruote…». Questa la scintilla che fa accendere il sogno di una quattroruote più simile a un motorino che a una berlina, ma che tuttavia ha le carte in regola per sfondare sul mercato: prezzo ultraconcorrenziale (2.000 euro circa), facilità di montaggio sul modello dei mobili Ikea, vendita diretta al consumatore.
Con l’ausilio di una stampante 3D - che via via iniziano a diffondersi anche a livelli “commerciali” (sebbene i prezzi oscillino ancora intorno ai 1.000 euro per i modelli con funzioni base) – dove non è stato possibile utilizzare parti prefabbricate per la costruzione, Macchi e Liu hanno creato un «pianale universale», sul quale si può montare ogni genere di scocca, modificando il numero di ruote, ma anche lo spazio per i passeggeri e la forma stessa della vettura, dalla berlina alla station wagon, fino anche a un SUV. La componibilità, infatti, è il leitmotiv dell’Open source vehicle.
«Chiunque potrà costruirsi il proprio veicolo personalizzato: produttori, aziende automobilistiche e motociclistiche, ma anche designer, makers e appassionati», dichiarano gli inventori, che hanno in mente anche una ulteriore espansione di mercato, in Africa, dove «320 milioni di persone sono tagliate fuori dai trasporti e per questo hanno ostacoli continui per frequentare le scuole, per curarsi negli ospedali, per fare impresa». Un automobile finita, motore compreso, che costerà 4.000 dollari (2.958 euro al cambio odierno), e che potrebbe costituire la base di partenza per una nuova fase della Terza rivoluzione industriale. E parte di questa rivoluzione, arriverebbe dal nostro Paese. In fondo, l’Italia è come la macchina componibile: basta cambiare un pezzo, e può tornare a correre.
Stefano Maria Meconi