
Oltre la Notizia: che cosa succede dopo la Prima Pagina?
La rubrica di Wakeupnews che riempie il week end di novità e aggiornamenti sui temi passati in Primo Piano
di Laura Dabbene
Qualche settimana fa il nome di Giovanni Falcone è tornato sulle bocche di molti per lo sfregio inferto all’albero di magnolia che, a Palermo, ricorda il giudice, sua moglie e la loro scorta, uccisi a Capaci nel 1992. Da qualche giorno invece è tornato sui banchi dei magistrati un dossier relativo a Falcone, quello sull’attentato del 1989, all’Addaura. Il caso si riapre con 5 nuovi indagati e sospetti sempre più concentrati sul presunto coinvolgimento dei servizi segreti nazionali: si rafforza quindi l’ipotesi di un mandante di Stato. Pare accertato ormai che i candelotti di dinamite furono piazzati sulla scogliera accanto alla villa del giudice Falcone non il 21, ma il 20 giugno 1989, e che due gruppi di uomini fossero presenti sul luogo: uno accanto alla costa, l’altro più al largo, su un gommone. Si cerca di far luce anche sul ruolo dei due sommozzatori, membri della polizia, entrambi vittime di omicidio nell’agosto 1989 e nel marzo 1990. Ancora troppi misteri da chiarire, mentre nella vicenda il ruolo dello Stato sembra sdoppiarsi: chi voleva proteggere Falcone e chi invece lo voleva morto?
Ambigua, se non inesistente, è l’azione di chi dovrebbe tutelare il cittadino anche in Niger, paese della guerriglia militare, dei colpi di Stato e da oggi al centro di un nuovo dramma: quello ambientale e sanitario. La denuncia viene da Greenpeace. Secondo l’organizzazione, nelle aree minerarie del paese africano l’avvelenamento dell’acqua e dell’aria ha raggiunto limiti intollerabili, con un livello di radioattività dal valore 500 volte superiore a quelli consentiti, ed una concentrazione di uranio nelle acque potabili che mette in serio pericolo la popolazione. Anche per la presenza di bidoni di materiali di risulta altamente tossici, abbandonati per le strade della città di Akokan, gli abitanti rischiano maggiormente di contrarre malattie come la leucemia e il cancro. Polveri sottili saturano inoltre l’aria, causando danni all’apparato respiratorio. Nella zona opera, tra le altre multinazionali occidentali, anche la società francese Areva, con cui il nostro premier Berlusconi e l’ex ministro Scajola hanno stretto accordi per la costruzione in Italia di 4 centrali nucleari. Guardando oggi al Niger potremmo, almeno in parte, immaginare come potrebbe essere il nostro futuro. Nero.
Quello della poltrona vacante di sindaco, a Bologna, potrebbe invece essere un futuro verde, anzi verdissimo. Un ambientalista a Palazzo d’Accursio? Macché, un primo cittadino con la camicia della Lega! Il partito del federalismo fiscale rivendica il posto che fu di Flavio Delbono, all’interno di una più vasta ambizione di conquista delle roccaforti “rosse” dell’Emilia Romagna e dell’area circostante, mai così a portata di mano dopo il clamoroso caso di Mantova passata al centrodestra. Il progetto del Carroccio ha un nome che è tutto un programma – Crociata dei pellegrini per la libertà – e ne è la mente Angelo Alessandrini, segretario nazionale della Lega in Emilia. «La campagna elettorale è già cominciata» – ha detto Alessandrini – aggiungendo che almeno 10 sono i nomi di potenziali candidati da proporre agli alleati del Pdl. Bossi appoggia la proposta: sarà consapevole che Bologna è ampiamente a sud del Po?
Qualunque sedere politico arrivi mai a poggiarsi sul quella poltrona, ci si augura che abbia tra le sue priorità quella della tutela dei lavoratori e dei salari, al centro di un ennesimo e clamoroso dramma. Dopo i molti casi di suicidio legato alla perdita del lavoro o alla difficoltà di andare avanti nel pieno della crisi economica , a Napoli è morta un’altra donna, un’infermiera 45enne, che in segno di protesta per il blocco dei pagamenti degli stipendi, si era fatta riprendere mentre donava il sangue, simbolo di vita. Il video era arrivato su Youtube, diffondendosi a macchia d’olio. Si tratta di Mariarca Terracciano, operativa nel reparto maternità dell’ospedale San Paolo di Napoli. Proprio durante il turno di lavoro ha avuto un malore ed è morta per arresto cardiaco. Da subito i medici hanno messo in dubbio che il prelievo di sangue potesse legarsi in qualche modo al decesso, ma il dubbio concreto esisteva e tutte le principali testate hanno diffuso la notizia parlando di morte “per il diritto al lavoro”. Sul web sono poi dilagati i commenti, qualcuno ha parlato di “bufala” sottolineando che la donna soffriva di una patologia, causa della crisi cardiaca, del tutto slegata dal suo gesto provocatorio davanti alle telecamere.
Chi invece, senza ombra di dubbio, è morto mentre lottava per i propri diritti di lavoratore è stato anche Luigi Tagliamonte, 54 anni. Nel salernitano, dove viveva, lo ha raggiunto un proiettile calibro 8 sparato dalla pistola del suo ex principale, Clemente Bifolco. Da 4 anni tra i due era in corso una difficile trattativa per il mancato pagamento, dopo la chiusura della ditta di Bifolco, del trattamento di fine rapporto.
Si resta senza parole. Mentre i nostri politici, in Parlamento, dormono.
FOTO preview http://www.sxc.hu/; FOTO articolo www.repubblica.it; http://www.leggo.it; VIDEO/via http://www.youtube.com/watch?v=D_tWgKzU5Z8