Obiettivo 2023 per la ricostruzione dell’Aquila

aquila ricostruzione

Obiettivo 2023 per il completamento della ricostruzione privata della città di L’Aquila. È quanto dichiarato dall’ente comunale, che prova a fare un bilancio di quanto fatto fino a oggi e del lavoro che ancora resta da fare.

Quindici anni per rimettersi in piedi

Quattrodici, quindici anni: questo l’arco temporale per riportare L’Aquila a volare. Nel 2023, infatti, saranno completati i lavori di ricostruzione della città piegata dal terremoto nel 2009, esattamente 14 anni dopo. La situazione descritta di recente da Raniero Fabrizi, titolare dell’Ufficio speciale per la ricostruzione del capoluogo abruzzese, racconta di tanto lavoro da fare ancora e importanti traguardi raggiunti.

Cantieri al 60 per cento per ricostruzione privata

 “Per il comune dell’Aquila gli interventi di ricostruzione privata prevedono un importo globale di circa 8 miliardi di euro, – spiega Fabrizi, in un’intervista ad Abruzzoweb - di cui oggi sono circa 2 quelli delle pratiche che devono essere ancora trattate. Sostanzialmente la percentuale di esecuzione dei cantieri è intorno al 60 – 65 per cento, quindi l’obiettivo che da tempo perseguiamo è quello del 2023 per il completamento della ricostruzione privata, quindi a 14-15 anni dal terremoto”.

Un aiuto dal web

In un Paese che vede trasformarsi il proprio tessuto produttivo, rispondendo ai dettami dell’Industria 4.0, è facile credere che un aiuto importante per accelerare i tempi della ricostruzione sia arrivato anche dalla digitalizzazione delle imprese. La possibilità di utilizzare il web per abbattere tempi e costi, senza rinunciare alla qualità, infatti, è un elemento importante e competitivo. È il caso, ad esempio, di Giffi Noleggi, che permette tra le altre cose il noleggio furgoni a L’Aquila in tempi molto rapidi.

Ricostruzione pubblica al palo

 Se i dati relativi all’edilizia privata possono essere accompagnati da dati e date chiare, la situazione relativa alla ricostruzione pubblica è caratterizzata da qualche punto sospensivo in più. La ricostruzione pubblica, infatti, stenta a decollare e rappresenta ancora un punto dolente, nonostante il passare del tempo. “Fino ad oggi dei risultati si sono ottenuti – dice Fabrizi ad Abruzzoweb – ma è chiaro che per ultimare la ricostruzione del centro storico, che è quella che serve per far ripartire anche l’economia, bisogna spingere per raggiungere il risultato nel giro di pochi anni”.

Un lavoro di squadra

Per fare il salto in avanti decisivo per terminare la ricostruzione è fondamentale il lavoro di squadra. Solo dalla sinergia delle forze in campo, infatti, può avviarsi un processo di svolta determinante per il buon esito delle centinaia di pratiche ancora in corso di evasione e la chiusura dei cantieri a oggi aperti. “Non parliamo solo di Ufficio speciale, di Comune o di Genio Civile, – aggiunge il responsabile dell’Ufficio speciale per la ricostruzione dell’Aquila - ma anche di soggetti attuatori degli interventi; è chiaro che c’è una delicatezza del sistema, quindi si rappresentano dei ritardi che vanno continuamente risolti. Per questo si cerca di adottare dei provvedimenti accelerativi, come anche gli ultimi che sono stati adottati dall’Ufficio speciale “.

Priorità: sicurezza

 L’elemento da non sottovalutare, però, resta quello sul quale si stanno concentrando gli sforzi di tutti gli attori in campo: ricostruire guardando alla sicurezza come unica linea guida. Anche a costo di sacrificare il fattore tempo. Il patrimonio immobiliare, infatti, deve rispettare elevati standard di sicurezza. Per questa ragione il tema è stato considerato prioritario anche in fase di progettazione dei nuovi edifici, senza contare l’intervento del Genio Civile e dei controlli messi in campo. In media, anche gli edifici vincolati, il miglioramento sismico delle strutture ha superato il 60 per cento previsto da legge. “Quello che si sta facendo all’Aquila – sottolinea Fabrizi – ha un livello di sicurezza molto alto. Viene richiesto per gli edifici non vincolati il raggiungimento del livello minimo del 60 per cento di sicurezza sismica, a parte l’adeguamento sismico per la ricostruzione”. I processi relativi alla verifica della sicurezza, poi, tengono conto anche dei controlli di cantiere e di quelli diretti sugli edifici.

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